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TECNOLOGIA

Gray: "Liberare i dati
immenso valore sociale"

Il coordinatore della Open Knowledge Foundation analizza le prospettive mondiali del movimento per la liberazione dei dati pubblici a pochi giorni dal summit mondiale di Varsavia e spiega il perché del successo nei paesi del terzo mondo. E sull'Italia: "Spero che si attivi la comunità degli sviluppatori e si segua l'esempio di Piemonte e Emilia Romagna" di RICCARDO LUNA

spacer Il sito dati.gov.it 

"FANTASTIC! Really exciting". Jonathan Gray accoglie così la notizia che anche in Italia le cose si stanno finalmente muovendo sul fronte degli Open Data. Lui è il coordinatore della Open Knowledge Foundation e, in questa veste, è uno dei massimi rappresentanti del movimento che chiede la liberazione dei dati pubblici. In queste ore sta organizzando il grande summit mondiale che da giovedì a Varsavia vedrà riuniti tutti gli esponenti di quel mondo che crede che trasparenza, disponibilità dei dati e partecipazione possano darci una migliore democrazia.

Perché gli Open Data possono cambiare il mondo, come sostenete?
"In un certo senso gli open data non sono nulla di nuovo. Si tratta di sfruttare al massimo il potenziale delle informazioni che sono già raccolte dalle istituzioni pubbliche per conto dei cittadini. Liberare i dati vuol dire quindi rimuovere gli ostacoli che oggi impediscono ai cittadini di utilizzarli per creare del valore sociale - che sia un reportage, politiche basate sui fatti, servizi digitali o applicazioni".

Gli Open Data hanno più a che fare con la trasparenza dell'attività amministrativa o con l'attivazione della creatività dei cittadini per trovare soluzione nuove a problemi civici?
"Una delle cose più interessanti del successo degli Open Data è che non c'è un unico modo
preconfezionato di considerarli. Le persone si sono appassionate ai dati per molte differenti ragioni. Ci sono i giornalisti investigativi e gli attivisti della libertà di informazione, che vedono i dati dalla prospettiva della trasparenza tradizionale. Poi ci sono i geek e gli sviluppatori, che sono davvero eccitati all'idea di lavorare su set di dati per creare la nuova generazione di applicazioni sociali. Poi ci sono i progettisti e gli imprenditori sociali, che sono interessati a creare nuovi modi in cui i cittadini interagiscono con il loro ambiente. È molto eccitante vedere che persone con background e competenze così diverse sono unite dal tentativo di utilizzare i dati pubblici per farci delle cose utili".

Il movimento Open Data è iniziato almeno cinque anni fa: quali sono stati i successi più rilevanti finora?
"Potrei citare tonnellate di applicazioni utili, grandi rilasci di set di dati e anche politiche davvero innovative che sono partite dai dati. Ma io credo che il principale successo sia stato il cambio culturale che il movimento Open Data ha innescato nella pubblica amministrazione. I funzionari pubblici in tanti paesi del mondo hanno ascoltato quello che dicevano loro sviluppatori, giornalisti, progettisti e altri; e quasi sempre si sono dimostrati molto ricettivi, lavorando per mettere a disposizione di tutti i set di dati più interessanti o utili, e poi sono rimasti a lavorare su questi progetti dopo l'orario di ufficio o nel weekend per far capire a tutti perché era importante prendere questa strada. Mentre alcuni dati e alcune tecnologie invecchieranno col tempo, la cultura della conversazione che si è avviata fra i principali attori di questo mondo, resterà. Almeno spero".

Il fondatore di MySociety Tom Steiberg, qualche settimana fa, su un blog ha scritto che attorno al mondo delle applicazioni civiche, e in particolare al sito americano Apps4Democracy, c'è stato un boom di attenzione che non si è tradotto in strumenti con un impatto altrettanto forte. Concorda?
"Tom ha messo in evidenza un aspetto molto importante che probabilmente non è ovvio a chi non sappia tutto di come funzionano gli Open Data: le gare per fare applicazioni e i prototipi non sono il fine. Tom si dice frustrato dal gran numero di idee e progetti lasciati a metà rispetto a quelli, utili, portati invece a compimento. Ma per essere onesti, è molto difficile dire prima quali idee e quali progetti saranno davvero utili ad una comunità. E' facile dire: 'dobbiamo finanziare solo una buona idea e lasciare perdere le dieci cattive'. E io sono sicuro che molte internet company non farebbero fatica a indicare al governo le apps che possono portare un effettivo beneficio ad una comunità (e a loro stesse). La questione è un'altra. È come un governo dovrebbe usare le proprie fiche tra progetti diversi nel tempo. L'approccio 'spara nel mucchio' (cioè distribuire il finanziamento a disposizione fra più progetti, piuttosto che concentrarlo sui migliori) è un buon modo per far emergere l'innovazione. Serve a far sì che le nuove idee continuino a circolare piuttosto che dare i soldi ai soliti noti che conosco come funziona il sistema. Ma io sono sicuramente d'accordo sul fatto che i progetti migliori hanno bisogno di maggiori capitali per crescere e diventare solidi. In ogni caso non vedo nulla nel ragionamento di Tom Stenberg che ci induca a concludere che le competizioni fra sviluppatori di app siano un danno per le app, per gli open data o per il mondo. Noi dovremmo solo ricordarci di pensare che non sono una panacea, non possono sostituirsi al finanziamento dei buoni progetti che migliorano la vita dei cittadini".

Non pensa che il movimento Open Data abbia incassato una dura sconfitta dopo il taglio del budget fatto dalla amministrazione Obama?
"Sinceramente no. Sicuramente quella scelta è stata uno choc per molti esponenti della comunità Open Data. Ma ci sono tagli di budget in tutti i settori e in tutti i paesi in questi mesi; e in ogni caso il portale data.gov funziona ancora. Alcuni hanno temuto che quella decisione potesse significare la fine degli Open Data negli Usa ma se uno guarda alle cose che stanno capitando, come Codeforamerica, l'Iconathon Tour e le cose strabilianti che stanno capitando a livello comunale e dei singoli stati, beh, conclude che quel timore è largamente infondato".

All'inizio del 2011 Vivek Kundra, il più importante esponente dell'Open Gov nella amministrazione Obama, ha lasciato il suo posto: vuol dire che il presidente Obama non crede più nel potere dei dati?
"L'eco del Memorandum sulla Trasparenza e l'Open Government di Obama è stata certamente molto superiore al suo impatto effettivo. Nel contesto della grande attenzione internazionale che c'era all'inizio del suo mandato, molti lo videro come un fatto che avrebbe potuto segnare la sua azione di governo. Quel Memorandum è stato di ispirazione per politici e funzionari pubblici in tutto il mondo. La realtà delle concrete iniziative Open Data di Obama è stata abbastanza diversa. Realizzare qualunque cosa passando attraverso il governo federale è difficile; e si può sostenere che l'impegno e le risorse per far sì che ciascun ministero raggiungesse gli obiettivi non sono stati all'altezza delle ambizioni del presidente e del suo team. Si è trovato con molti più problemi da risolvere di quanto pensasse prima di essere eletto. La Open Government Partnership che ha appena lanciato però, dimostra che Obama a ancora molta fiducia nei valori che hanno ispirato data.gov e gli Open Data. Chiaramente ora il presidente non può giocare un ruolo con la stessa forza che aveva all'inizio del mandato".

Perché il movimento Open Data sta prendendo piede nei paesi del Terzo Mondo?
"Per un mix di ragioni. C'è una forte esigenza dei governi e dei vari donatori, a capire come i soldi degli aiuti umanitari vengono spesi. E i paese donatori si sono dimostrati particolarmente interessati agli Open Data nei paesi in via di sviluppo proprio perché ne avevano già riscontrato il potenziale. Ma va anche detto che, per una serie di altre ragioni, pochi sembrano invece davvero interessati a capire quale impatto potrebbe avere la tecnologia per contribuire a risolvere problemi e rafforzare la società civile. Dal lato della domanda, progetti come Open Street Map, sono stati dei successi fantastici, e stanno facendo crescere delle community di sviluppatori interessati a usare i dati per creare nuovi servizi".

Parte finalmente anche qui il portale dati.gov.it. Che tipo di benefici può attendersi un cittadino italiano?
"Mi auguro intanto che serva ad attivare la creatività degli sviluppatori ma anche di altri per usare i dati pubblici realizzando strumenti digitali utili ai cittadini. E poi spero che serva da sprone per altri funzionari pubblici a livello locale a seguire regioni come il Piemonte e l'Emilia Romagna e liberare altri dati!"

Giovedì si apre la conferenza mondiale di Varsavia: cosa ci aspettate che accada?
"Noi abbiamo due obiettivi: spronare altri funzionari pubblici a liberare i propri dati e spronare le persone ad usarli che creare del valore per le proprie comunità. Sarà un grandissimo evento e noi siamo molto eccitati adesso".
 

(18 ottobre 2011) © Riproduzione riservata


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