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Anonima la rete Celarsi in internet: dall'anonymiser alle liste di proxy sparse sul web
"La paranoia una virt" ama ripetere uno dei maggiori esperti di sicurezza informatica italiana, Marco Calamari . In effetti ha ragione: proprio grazie alla paranoia (-virt) di pochi esperti informatici che oggi esistono in rete sistemi capaci di preservare la privacy degli utenti durante la loro navigazione. S, perch per chi non ne fosse al corrente, bene ricordare che senza particolari accorgimenti sul web non esiste alcuna privacy: tutto scritto e registrato in logfile conservati sui server, incomprensibili ai pi ma comprensibilissimi per chi se ne intende almeno un po'. Non uno scherzo: basta collegarsi a notrace.it per rendersene conto. Con pochi click il sito in grado di rivelare da dove ci stiamo collegando, con quale pc, quale sistema operativo e molto altro ancora. Il perch molto semplice: ogni computer collegato alla rete associato a un numero univoco composto di quattro cifre (il proprio indirizzo IP), del tutto simile a un numero di targa. Questo numero lascia traccia del nostro passaggio e delle nostre operazioni ovunque, a meno che noi noi non lo "nascondiamo" adeguatamente. Chiunque, leggendo questo numero, pu risalire al pc dal quale ci stiamo collegando senza troppi problemi. L'anonimato in rete dunque legato all'abilit di "mascherare" il nostro reale ip di provenienza.
Le operazioni compiute normalmente in rete da un utente sono sostanzialmente quattro: la navigazione, la ricezione di posta o di messaggi all'interno di newsgroup, il dowoload o l'upload di file da un server e il file sharing, cio la condivisione mediante P2P di file musicali, programmi o film. Per preservare il proprio anonimato durante queste operazioni esistono tecniche diverse. L'utilizzo di un proxy server quella pi conosciuta: consiste nell'uso di un server "filtro" che nasconde il nostro reale indirizzo ip durante la navigazione. Esistono molti proxy server sul web: alcuni sono a pagamento altri gratuiti. Per esser certi del proprio anonimato opportuno allungare la catena di proxy server mediante cui ci colleghiamo al web: pi lunga la catena pi difficile rintracciare l'ip d'origine. La lunghezza della catena va naturalmente a scapito della velocit di navigazione dell'utente finale.
L'invio di una email totalmente anonima invece garantita dall'esistenza di appositi server studiati ad hoc e chiamati "anonymous remailer". Il loro numero abbastanza elevato e il loro utilizzo tutto sommato semplice. Basta collegarsi a riot.eu.org/anon per capire come funzionano e provarne uno: la loro affidabilit comprovata. Per preservare la propria privacy via email necessario peraltro anche "criptare" anche il contenuto della comunicazione, facilmente leggibile da mani esperte. Il programma pi utilizzato per questo il "vecchio" ma sempre imbattuto pgp.
Il file sharing anonimo l'ultima frontiera della riservatezza sul web, tornato di moda dopo l'approvazione della nuova legge in materia (decreto Urbani). Due sono i programmi che garantiscono l'anonimato degli utenti: mute e freenet. Entrambi perfettamente funzionanti soffrono per di una carenza di "materiale" disponibile visto il numero limitato di utenti che li utilizzano. In sostanza l'anonimato sul web esiste, basta cercarlo e saperlo utilizzare. L'unico limite al suo funzionamento non , paradossalmente tecnico, ma culturale. In pochi ne comprendono l'importanza e si battono per un suo effettivo sviluppo. Proprio per questo da alcuni anni attivo sul web il progetto "Winston Smith" che si propone di ampliarne la sua effettiva conoscenza e il suo utilizzo.
14
settembre
2004
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