Manifesto

Italian version

 

Introduzione

In un momento storico in cui la forza culturale di una metropoli non può essere valutata unicamente in base alla qualità e alla quantità della sua offerta artistica, ci si trova di fronte alla necessità di intrecciare l’arte con la vita di chi abita le città, diffondendo così “il vizio della bellezza”.

La street art è senza dubbio uno dei migliori argomenti a proposito.

Ricucire e reinventare il connubio arte/vita nello spazio urbano contemporaneo è una necessità insopprimibile per chi lotta per migliorare la città. Un impegno, tuttavia, che sembra essere diventato appannaggio più dei comitati cittadini che dell’arte contemporanea. Produrre arte per la città è come lottare contro i dissesti delle strade, l’inadeguatezza e l’insufficienza dei mezzi pubblici o lo stato d’abbandono in cui versano le testimonianze archeologiche del nostro passato che spesso vengono considerate semplici ostacoli al progresso urbanistico e metropolitano.

 

Tale visione nasce e cresce dall’osservare una città problematica come Roma e matura, nell’animo di chi aspira ad un rinnovamento artistico e culturale, una necessità e una volontà di vivo cambiamento.

 

Da queste riflessioni nasce una nuova generazione di operatori culturali che sente il desiderio di avvicinare l’arte alle persone, facendo appello ad artisti in grado di produrre opere sovradimensionate, capaci di rivoluzionare lo spazio che le circonda e le ospita. Dall’unione di queste professionalità nascono processi culturali che permettono al cittadino di percepire la presenza costante della creatività, ricordandogli l’esistenza del bello e della fantasia.

L’arte che recupera spazi dalla città per la città, trasformandosi di fatto in un’arte pubblica e contemporanea, risulta oggi la più interessante alternativa all’acromia delle architetture moderne: un modello di azione culturale che rappresenta una medicina esotica (per l’Italia) che cura il male in profondità, proponendo un’alternativa emozionale alla quotidianità. Per l’arte e i musei è giunto il momento di confrontarsi con l’arte pubblica contemporanea; è compito degli attori che la promuovono e delle istituzioni che la sostengono ripristinare il corretto rapporto dell’uomo moderno con l’arte.

Da tutto ciò emerge la volontà di lavorare e di interrogarsi sulla possibilità e sulla necessità di un cambiamento estetico diffuso, di una trasformazione della città, delle modalità e delle abitudini visive di chi la vive.

 

 

Cos’è il festival

 

Outdoor giunge quest’anno alla sua terza edizione. Ideato e prodotto da NUfactory, il festival si disloca nella zona di Ostiense, appena a sud del centro di Roma, e continua a depositare, in questo territorio, opere di street art selezionando edifici di grande visibilità. L’utilizzo dell’arte urbana come proposta artistica innovativa e riqualificante per una zona che rappresenta una linea di confine tra il centro e la periferia si innesta nel profondo mutamento di quella che è stata l’unica vera area industriale della città. Interessata oggi da profondi mutamenti architettonici, Ostiense punta a diventare in futuro un centro culturale di rilievo nel panorama romano.

 

Gli interventi di arte urbana prodotti dal festival stanno creando un tessuto visivo di assoluta novità per la città di Roma, collocando di fatto OUTDOOR tra le operazioni di arte pubblica più rilevanti in ambito nazionale.

 

Con 16 artisti in tre anni, il festival ha dimostrato che intervenire in maniera ragionata e decisa sullo spazio urbano è un’operazione possibile e sensata; ancora più logica se realizzata in una città dove la storia e la cultura dell’antico, giustamente tenuti in forte considerazione, hanno però prodotto un indebolimento delle naturali spinte culturali legate alla contemporaneità. OUTDOOR è quindi uno degli elementi dell’auspicabile rinnovamento della città, un processo culturale che intende ravvivare l’eredità artistica di Roma.

 

Simone Pallotta