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Kekko (Modà): Non crescerò mai!

Posted by Diletta Parlangeli on feb 8, 2013 in interviste, musica
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credits: Julian Hargreaves

Tranquillo. Francesco Silvestre, frontman dei Modà, sembra – almeno per il tempo dell’intervista – del tutto impermeabile all’ansia da festival. Alla 63esima edizione di Sanremo, al via il 12 febbraio, porterà sul palco – con Enrico Zapparoli, Diego Arrigoni, Stefano Forcella e Claudio Dirani -“Se si potesse non morire” e “Come l’acqua dentro il mare” brani contenuti in “Gioia”, il nuovo album in uscita il 14 febbraio (tour dal 9 aprile).

Leggo in giro che si tratta di un album più maturo.
Credo che la maturità artistica si raggiunga con il il tempo. Magari cambia il modo di raccontare le cose: negli ultimi due anni ne sono cambiate molte nella mia carriera e nella vita privata (compresa la nascita di mia figlia). Forse è cambiato il modo in cui ne parlo. Se lo dicono, evidentemente sono cresciuto… almeno in quello!
E in cosa non?
Ah beh, per certe cose non crescerò mai! Mi piace giocare, e come dico sempre bisogna imparare dai bambini, che non smettono mai di farlo. Io mi diverto con il pallone, la Play Station… non credo che siano cose gravi!
Se il regolamento sanremese avesse imposto – come di norma – un brano solo, quale avrebbe scelto? Read more…

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Scrivi di più

Posted by Diletta Parlangeli on gen 29, 2013 in Mentre vivo

Un mio amico oggi ha detto che dovrei scrivere di più. Poi ha constatato che forse, scrivendo sempre per lavoro, non è che abbia voglia di mettermi lì a rifarlo per piacere. Perché, diceva il mio amico, non che non si legga con gusto ciò che scrivo per lavoro eh: però ecco, quando scrivo altro, sono in altro modo. Leggera, dice.

Ci ho pensato.

Ci ho ripensato.

 

Poi ho smesso di (ri)pensare e mi sono seduta a scrivere. Esatto: non so cosa.

Ah sì potrei scrivere quel post, sì dai quel post, che sono mesi che lo voglio scrivere, poi mi perdo i link e gli appunti e ogni volta accidenti. No, piano: forse dovrei completare quel pezzo che ho proposto da un sacco di tempo e se ne saranno scordati tutti e poi invece no e alloramaadessononhomicavogliaok. Ok.
La verità è che io lo so, come scrivo quando non scrivo per lavoro. Mi ficco in quelle robe ermetiche che capisco solo io, però poi ho paura che si capisca troppo lì dentro, e lascio perdere. Che poi, in vero,  quando scrivi quelle robe lì poi tutti ci capiscono quello che vogliono, leggono come gli pare, si fanno i viaggi. E io vorrei certi viaggi che sì, e altri viaggi che no, o proprio proprio no. Per la stessa ragione per cui vorrei andare in India, ma non in Montana. Oh, son gusti. Che vuoi recriminare i gusti? No, dico: vogliamo fare una polemica seria sui gusti? ”De gustibus” si dice apposta, figurati.
Probabile che io abbia scritto questo post per evitare che il prossimo di non-lavoro fosse dettato dal pensiero di come scrivo quando non lavoro. Che poi è sempre un lavoro, la scrittura, fatto salvo che quando lo fai per diletto (santodio nessuna battuta sul nome, grazie), non ti pagano. A esser precisi, non che ti paghino sempre manco quando lo fai per lavoro. Certe volte proprio si perdono i soldi, insomma una fatica, e chiama e chiedi e chiedi e chiama e ricorda. Ok, questo è un altro discorso.
Forse non sto riuscendo a essere particolarmente leggiadra, in questo mio post di non-lavoro (ma non sarebbe più bello poter scrivere “sto essendo”? Non è più immediato? No, fa schifo, ok).
Oggi va così, che vuoi leggiadrare a fare. Cosa intendi leggerezzare. Non ne ravviso le ragioni logiche, e nemmeno illogiche.
Credo di aver seriamente finito il mio post di non-lavoro. Credo anche che avrei fatto bene a continuare solamente a pensarci sopra. Chiederò al mio amico.

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Baustelle: il tempo è Fantasma, e noi pessimisti

Posted by Diletta Parlangeli on gen 23, 2013 in dnews, interviste, musica

spacer L’importante è mantenere la calma: davanti alle cose della vita, all’ignoranza, alle storture del tempo: quello passato, e quello che passa. La calma necessaria a recuperare la leggerezza anche nelle cose più pesanti, a non restare imprigionati nelle aspettative altrui, a riunire 60 elementi d’orchestra per registrare un album di 19 brani (6 strumentali): operazione riuscita per i Baustelle, che presentano  “Fantasma” (dal 29 gennaio), e le prima date del tour con orchestra (a Roma il 20 febbraio in Sala Santa Cecilia, Parco della Musica). «Un concept album sul tempo – spiega Bianconi -  tema abusato e trattato già ampiamente, ma premeva, forse perché ci troviamo nel mezzo del cammin…»
È un tempo spettrale?
Il fantasma è un’entità che viene dal passato, ma appare nel presente. E sono “da fantasma” anche i contorni che assume il futuro per un ragazzo di oggi. Ci sembrava un buon titolo.
Un album sul tempo, che richiede anche tempo per essere ascoltato e digerito.
Non pensiamo mai alla percezione che il pubblico ha di noi, pur scrivendo  per loro. Non pensiamo mai che non possa capire, o che non sia pronto ad accogliere cose diverse.
Tra titoli come “Primo principio di estinzione”, “L’orizzonte degli eventi”, etc,  all’apparenza anche i contenuti sono “tosti”.
Credo che anche i temi più forti si possano trattare con leggerezza, e così è stato. Quel genere di arrangiamento fa pensare a qualcosa di opprimente. Mancano le timbriche rassicuranti. I dischi con molte sfaccettature, però, sono anche quelli che più resistono al tempo. E la paura all’ascolto si supera.
La Chiesa, meno.
Sono ateo e pessimista, e rivendico il mio diritto ad esserlo. Aiuta il mio spirito critico e quindi la mia professione. Ma non sono anticlericale, non mi interessa esserlo. Nei testi, mi riferisco sempre al potere temporale: penso più alla politica che alle cose che stanno in cielo.
Tra di voi quindi nessun fervente cattolico? Read more…

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Paolo Ruffini: “E fatevele du’ risate!”

Posted by Diletta Parlangeli on gen 18, 2013 in dnews, interviste

spacer Colorado come in tv, ma senza telecomando. Si apre domani al Gran Teatro il Live Tour dello spettacolo con i protagonisti della trasmissione comica ( I Turbolenti, Fichi D’India, Gem Boy e altri). Capitano, sul palco come sullo schermo, Paolo Ruffini, artista multiforme che si destreggia tra televisione, teatro (a fine mese al Sistina con “Full Monty”), cinema ed editoria.
Cominciamo dallo show.
Colorado era già stato a Teatro, ma non in maniera seriale: sono 10 date affidate a Live Nation (il 4 maggio al Forum di Assago, Milano). Lo dico sempre di venire a vederci senza telecomando.
Non si cambia canale!
Sì! é diverso il rapporto con il pubblico; noi ci sfoghiamo un po’ fuori dai ritmi televisivi dello “stringi-accorcia”, ci si butta tra la gente… Ed è anche un modo per abituare i ragazzi giovani al teatro (il pubblico di Colorado ne ha molti). Ok, molto diverso da quello tradizionale, ma ben venga.
A teatro cosa le piace?
Vedo tutto. Mi piace il meccanismo che c’è dietro, i profumi degli abbonati di una certa età, prendermi qualcosa da mangiare prima o dopo lo spettacolo… sono un vecchio giovane, retrò.
E cosa le piacerebbe portare sul palco?
“Fumori fuori scena,” e poi l’adattamento di qualche film brillante, tipo Mr Doubtfire.
Cos’è oggi la comicità? Read more…

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Giangrande, musica a più direzioni

Posted by Diletta Parlangeli on gen 9, 2013 in dnews

spacer Giangrande è uno che di solito sta dietro le quinte, racconta con le note le idee dei registi, suona, compone. Uno di quelli famosi tra gli addetti ai lavori, certamente. Ora è tempo per lui di risalire sul palco – l’esordio solista è del 2008 -e mostrare tutte le sue competenze. Dopo la data pre natalizia al Rising Love, l’artista torna   domani al Muzak per presentare il suo nuovo “Directions”. Prodotto insieme a Paolo Benvegnù, conta oltre dieci tracce che comprendono brani in inglese e francese (oltre che in italiano). Tra questi, “La Neve di Eva”, primo singolo estratto dal disco, è presente all’interno del nuovo film di Massimiliano Bruno: “Viva l’Italia”.
Un filo di dolce rock tiene unito un progetto ben realizzato e portato in scena da una bella e originale voce. Nel disco Giangrande ha scelto come musicisti i compagni di una vita: Andrea Biagioli pianoforte, Augusto Zanonzini batteria, Francesco Leporatti alla realizzazione dei suoni.
Via di Monte Testaccio 38/A, ore 22

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Le cose che ho imparato questa settimana #8

Posted by Diletta Parlangeli on gen 8, 2013 in le cose che ho imparato questa settimana, Mentre vivo

1) Importante non è il comportamento, ma l’assetto (cit);

2) Dichiarare i propri limiti spesso è un modo per non evitare di superarli;

3) Amo gli orologi, odio la sveglia.

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Le cose che ho imparato questa settimana #7

Posted by Diletta Parlangeli on dic 17, 2012 in le cose che ho imparato questa settimana, Mentre vivo

1) La sensibilità, o ce l’hai, o non ce l’hai. Nel primo caso può vacillare, ma può anche essere allenata. Nel secondo… boh, accendi un cero.

2) C’è sempre un “perché” delle cose. Quasi. Quindi, ragionevolmente, si può dire che c’è quasi sempre un “perché” delle cose.

3) Lo stupore davanti alle belle persone è una gioia, anche se fa strano, che debba essere uno stupore.

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Le cose che ho imparato questa settimana #6

Posted by Diletta Parlangeli on dic 10, 2012 in le cose che ho imparato questa settimana, Mentre vivo

1) Ho conosciuto un nuovo tono di arancione, davanti al quale mi sono fatta delle domande.

2) Meglio non avvitarsi su se stessi.

3) Si parla tanto del saper restare in piedi e rialzarsi, senza considerare che alle volte anche stare seduti non è che sia così semplice.

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Tag:le cose che ho imparato questa settimana

 
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Mario Venuti pronto a tutto: da Shakespeare ai neomelodici

Posted by Diletta Parlangeli on dic 6, 2012 in dnews, interviste, musica
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credit: monica silva

Un’atmosfera intima, da teatro, che faccia cantare le persone, a bassa voce».  È questo quello che desidera Mario Venuti per il suo live  di oggi  all’Auditorium Parco della Musica.  Ricreare quella stessa atmosfera che interrompe per rispondere alle domande.  Sta ascoltando le  sonate per pianoforte di Beethoven mentre legge. Chiude il libro, e spiega: «Sarà un one man show, voce, chitarra e piano: per fare emergere la forza delle canzoni».
Ho perso il conto: quanti strumenti suona?
Da piccolo studiavo flauto con un rigido prof toscano. Dovevo iscrivermi al conservatorio, ma poi sono stato rapito dal sax, diventando un promettente jazzista. Jam session a Catania sotto l’ala protettiva di molti maestri…  Poi è scoppiata la new wave, che mi divertiva di più rispetto alla liturgia severa del jazz. Mi piaceva scrivere rock…
Visto che l’ha nominato: come sta quello italiano?
Le idee ci sarebbero pure, ma il mercato nuovo è asfittico, anche nelle proposte.
E quello “vecchio”, che so, tipo i Litfiba?
Non saprei, sembra che vogliano tornare ai fasti e alla grinta battagliera di un tempo. Che poi a me il Pelù pop non dispiaceva, anche se gliene hanno dette tante.
La gente dice tante cose contro tutti i cambiamenti che non comprende. Read more…

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Panariello: “Inmezz@voi, perché ignorare il web non è possibile”

Posted by Diletta Parlangeli on dic 4, 2012 in dnews, interviste

spacer Gentilissimo anche nelle piccole pause tra una prova e l’altra, Giorgio Panariello racconta il suo ultimo spettacolo, “Inmezz@voi”,  in scena questa sera e domani al Gran Teatro. Una chiocciola nel titolo, il pubblico attivo sui social network nella definizione di locandine e parte della scaletta. Le domande sorgono più che spontanee.
E questa deriva 2.0?
Ecco, son proprio un naufrago!
“2.0” suo malgrado?
È una considerazione che ho dovuto fare, realizzando che anche la tv presto sarà superata. Quando anche il tuo macellaio ha il profilo  Facebook, capisci che devi fare qualcosa.
E quindi l’ha fatta.
Quando mi dicevano “devi usare lo smartphone, twittare, postare”, o quando incontravo le persone  “dai facciamoci una foto che poi ti posto”, ammetto di aver avuto un approccio diffidente. Sai, io son della generazione del duplex telefonico. Ma uno che vuole andare avanti e proseguire a lungo con questo mestiere, non può  non imparare ad usare questi mezzi. E facendolo ho  capito che ci si possono fare molte cose, e non c’è solo chi scrive “buongiorno e buonanotte a tutti” e “sto prendendo un cappuccino”.
Quindi il web sarà anche fonte di idee.
Assolutamente. Ci sarà persino Christian Gray, il protagonista di 50 sfumature di Grigio, e il Pulcino Pio.
No, il pulcino no.
Sìsì, e poi racconterò come sia cambiato l’amore: “Tanto gentile e tanto onesta pare, che gli occhi non l’ardiscon di taggare”… E ancora confronti tra scritte sui muri, e quelle che si trovano aprendo siti  e pagine varie.
Il feedback del pubblico: meglio quello offline?
A me piace vivere in mezzo alle persone. Cerco disperatamente di fare una vita normale, vado  a spasso per piazza Signoria a Firenze, o via del Corso a Roma. E devo dire, nessuno mi ha mai trattato come una star. Per alcune date di questo show è possibile acquistare un biglietto per stare direttamente sul palco.
Ah! Bel rischio.
È una cosa nuova anche per me, che non sono mai stato un improvvisatore, ma anzi, sempre molto fedele al testo. Insomma, lo spettacolo si presta a cambiamenti di data in data. Read more…

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Tag:giorgio panariello, gran teatro roma, inmezz@voi, intervista panariello, nuovo show panariello, panariello 2.0, panariello inmezz@voi, panariello web

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