10 novembre 2012 —
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sezione: Nazionale
PAVIA Davanti al giudice sono rimasti in silenzio. L’ex presidente della Fondazione Maugeri, Umberto Maugeri, l’ex direttore amministrativo della struttura ospedaliera Costantino Passerino, e il commercialista Gianfranco Mozzali, indagati per riciclaggio nel filone svizzero dell’inchiesta Maugeri, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. E per questo non hanno risposto alle domande che il procuratore di Lugano, Raffaella Rigamonti, aveva chiesto fossero poste loro per rogatoria dal giudice di Milano. I tre, interrogati ieri al settimo piano del Tribunale di Milano, dove sono stati accompagnati dai loro legali, sono indagati in relazione ai conti svizzeri del faccendiere Pierangelo Daccò su cui, secondo l’accusa, sarebbero transitati i soldi distratti dalle casse della Maugeri – si parla di 70 milioni di euro – e per una piccola parte quelli sottratti dal San Raffaele. Ha invece parlato, l’altra mattina, l’uomo d’affari Pierangelo Daccò, indagato nell’inchiesta milanese sulla Fondazione Maugeri, anche per il filone svizzero, e già condannato a 10 anni in primo grado con rito abbreviato per il dissesto finanziario del San Raffaele. Daccò si è fatto interrogare, rispondendo alle domande - che secondo quanto riferito dal suo avvocato - hanno riguardato il ruolo avuto dai suoi due fiduciari svizzeri, Giancarlo Grenci e Sandro Fenyo, per il reato di riciclaggio ipotizzato dalle autorità elvetiche. Resta ancora da fissare l’interrogatorio dell’ex assessore lombardo Antonio Simone, indagato sempre nell’ambito di questo filone di inchiesta. E’ invece ancora attesa la chiusura dell’inchiesta madre, nella quale i magistrati milanesi ipotizzano che l’ex presidente Maugeri, il manager Passerino, il consulente Mozzali, ma anche il commercialista della Maugeri Claudio Massimo, e ovviamente Pierangelo Daccò, abbiamo avuto un ruolo nella presunta distrazione dei 70 milioni di euro dalle casse della Fondazione. Soldi che, secondo l’accusa, sarebbero finiti su società off shore e conti esteri, alcuni dei quali, appunto, in Svizzera. Ad eccezione di Daccò, gli indagati sono tutti tornati in libertà e per questo Maugeri, Passetrino e Mozzali si sono presentati ieri mattina in Tribunale accompagnati solo dai propri avvocati. I magistrati avevano in realtà chiesto il prolungamento del carcere per necessità di indagine, ma il gip ha rigettato l’istanza. Si attende a questo punto, la chiusura dell’inchiesta, che vede indagato, per corruzione, lo stesso governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Il presidente, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto 3,8 milioni di euro in benefit e altri vantaggi per favorire la Fondazione Maugeri, che ha ottenuto, in dieci anni, 200 milioni di euro di finanziamenti regionali. Nel mirino degli inquirenti ci sono, in particolare, alcune delibere regionali. «Daccò – ha però spiegato l’avvocato Gian Piero Biancolella – ha sempre detto che lui ha usato quei soldi per se e per le sue società. Non sono finiti ad altre società o a politici». (m. fio.)