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Tutti gli uomini dell’inchiesta

09 settembre 2012 —   pagina 11   sezione: Voghera

PAVIA Il caso Maugeri prende avvìo il 13 aprile scorso, quando i vertici della Fondzione Maugeri vengono decapitati da una raffica di arresti e perquisizioni. Sei le persone coinvolte: a loro la procura di Milano contesta, a vario titolo, le accuse di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e alla frode fiscale. Umberto Maugeri, presidente della Fondazione e figlio del fondatore Salvatore, finisce agli arresti domiciliari. In carcere, invece, il direttore amministrativo Costantino Passerino, il consulente della Maugeri Gianfranco Mozzali, il commercialista Claudio Massimo, e l'ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia Antonio Simone. In quell'occasione viene notificata un'ordinanza di custodia cautelare anche all'uomo d'affari Pierangelo Daccò, che è già in carcere per il caso San Raffaele. È proprio indagando sul colosso ospedaliero in passato gestito da don Luigi Verzè che i magistrati arrivano a Pavia. Il personaggio che fa da “cerniera” tra Milano e Pavia è Pierangelo Daccò, un faccendiere che si vanta di avere le conoscenze giuste in Regione Lombardia. Ma anche un imprenditore che, secondo l’accusa, avrebbe a più riprese pagato le vacanze del governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. E la svolta nell’indagine, infatti, arriva il 25 luglio, quando a Formigoni viene notificato un avviso di garanzia nel quale si ipotizza la corruzione, aggravata dalla transnazionalità, in concorso con Pierangelo Daccò, Umberto Maugeri, Costantino Passerino, Antonio Simone e altri. Formigoni risulta indagato dal 14 giugno. L'aggravante della transnazionalità, contestata dalla Procura, è legata alle condotte delle persone arrestate ad aprile nell'inchiesta sul caso Maugeri, tra cui Pierangelo Daccò e l'ex assessore Dc Antonio Simone. Secondo l'accusa, infatti, sarebbe stata messa in piedi un'associazione per delinquere che operava anche attraverso conti all'estero, e in particolare in Svizzera e riconducibili a Daccò e al suo collaboratore Giancarlo Grenci. Inoltre, a Formigoni vengono contestati fatti commessi tra Milano e l'estero dal 2001 al novembre del 2011, lo stesso periodo in cui, secondo le indagini, avrebbe operato l'associazione che drenava fondi dalle casse della Maugeri per dirottarli all'estero. A Formigoni viene notificato anche un invito a comparire nel quale vengono elencati, uno ad uno, i «benefits» che Formigoniavrebbe ricevuto come contropartita dell'approvazione da parte della Giunta regionale di una quindicina di delibere riguardanti le cosiddette funzioni sanitarie non tariffabili, attraverso le quali la struttura sanitaria pavese ha ottenuto rimborsi per un totale di circa 200 milioni di euro.

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