Antispecismo

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I. Henry Sidgwick

Il bene di ciascun individuo non è di maggiore importanza, dal punto di vista (se così si può dire) dell’Universo, del bene di ogni altro individuo.

II. Plutarco, Del mangiar carne

Tu mi domandi per qual ragione s’astenesse Pitagora dal mangiare carne: ed io d’altra parte mi meraviglio con quale affetto, con quale pensiero od argomento ardì il primo fra gli uomini insanguinarsi la bocca, appressarsi alle labbra la carne del morto animale, ponendosi avanti i serviti, le vivande e il cibo di corpi uccisi, ed immagini, e per dir più oltre le membra che poco avanti belavano, mugghiavano, andavano e vedevano? Come poterono soffrire gli occhi di scorgere l’uccisione degli animali scannati, scorticati e smembrati? E l’odorato come soffrì l’odore? E il gusto come non ebbe in orrore la lordura delle piaghe altrui, e il sangue, e la marcia delle ferite mortali?

III. Immanuel Kant (1724-1804), Doveri verso gli animali

In Inghilterra, in una giuria, non sono ammessi né macellai, né chirurghi, né medici, per la loro insensibilità verso la morte. [...] Si può ammettere che gli animali siano considerati come strumenti dell’uomo; ma è assolutamente inaccettabile che essi ne costituiscano il gioco. [...] I nostri doversi verso gli animali sono indirettamente doveri verso l’umanità.

IV. Jeremy Bentham (1748-1832), Una prospettiva utilitarista

Si potrà un giorno giungere a riconoscere che il numero delle gambe, la villosità della pelle, o la terminazione dell’osso sacro sono motivi egualmente insufficienti per abbandonare  un esere sensibile allo stesso fato[, abbandonato ai capricci di un torturatore]. Che altro dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà di ragionare, o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali e più comunicativi, di un bambino di un giorno, o di una settimana, o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è “Possono ragionare?”, né “Possono parlare?”, ma “Possono soffrire?”.

V. Peter Singer, Liberazione animale

Ciò che dobbiamo fare è includere gli anmali non umani nella sfera della nostra considerazione morale e cessare di vedere le loro vite come spendibili per qualunque futile scopo ci capiti di avere. Allo stesso tempo, se comprendiamo che il fatto che un essere appartenga alla nostra specie non è di per sè sufficiente a far sì che sia sempre sbagliato ucciderlo, possiamo giungere a rivedere la nostra politica di preservazione della vita umana a tutti i costi, anche quando non c’è nessuna prospettiva di un’esistenza dotata di senso o libera da terribili sofferenze.

VI. Giovanni Paolo II, Solicitudo Rei Socialis

Il dominio concesso all’uomo dal Creatore non è un potere assoluto e neanche si può parlare di libertà di usare e abusare, o di disporre delle cose come ci piace. [...] Quando si tratta del mondo naturale siamo soggetti non solo alle leggi biologiche, ma anche a quelle morali le quali non possono essere violate impunemente

VII. Joaquin Phoenix, Earthlings

VIII. Margherita Hack, Perché sono vegetariana

La nostra crescente consapevolezza delle comuni origini di uomini e animali dovrebbe essere la ragione per cui alla legge di natura – la legge del più forte – dovremmo sostituire la legge di giustizia che riconosce a tutti i viventi il diritto a vivere secondo la loro natura, a non essere sottoposti a inutili sofferenze

IX. Emilio M.Sanfilippo, Pain Scoring per il trattamento degli animali da laboratorio

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