Dal Cnel la palla passa a…?

febbraio 1, 2010 – 9:11 am

Interessante documento del Cnel che, raccogliendo stimoli e suggerimenti provenienti anche dalla nostra rete, ha proposto alcune misure per il sostegno all’impresa sociale in Italia secondo quando previsto dalla più recente normativa. Si tratta di vedere chi, ed eventualmente come, recepirà queste indicazioni.


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Una coalizione per l’impresa sociale. Perché no?

gennaio 25, 2010 – 8:02 am

Un rassemblement orizzontale e allargato. Aperto a tutti quelli che si stanno, senza distinzione di settore, livello, forma giuridica, cultura, ruolo, risorse ecc. Coop sociali, hub creativi, fondazioni, enti locali, imprese for profit socialmente responsabili, centri di ricerca, venture capitalist, camere di commercio, media… e chi più ne ha, più ne metta. Con un solo obiettivo a far da collante: promuovere l’impresa sociale. Il tutto per un tempo limititato: 12 / 18 mesi al massimo. Poi la cordata si scioglie e ognuno torna alle sue occupazioni. Nessuna velleità egemonica di far rappresentanza (non è una coalizione di masochisti) né tantomeno il centro servizi (idem come prima). Solo promozione attraverso una campagna informativa pervasiva e rivolta a un pubblico vasto e diversificato, ben oltre il non profit: piccoli eventi locali, marketing virale nei social network, pubblicazioni, guide e se ci scappa pure un bel attacchinaggio 6×3. E’ un’idea balzana? Eppure il tempo è propizio, non perché particolarmente favorevole (anzi), ma perché ricco di ambivalenze che sfregando fanno da innesco. Accanto a forme istituzionalizzate che cercano nuove guidelines di sviluppo emergono imprese sociali legate a prospettive ideologico / culturali diverse. Ai limiti della normativa nazionale fa da contraltare il dinamismo di alcuni contesti locali e l’interesse a livello internazionale. Il “tuning” dei modelli organizzativi interni è sollecitato da opportunità di collaborazione e di scambio con altre istituzioni economiche e sociali. Le critiche a modelli di lavoro non limitano l’interesse e l’attrattività per professioni ad alta intensità di relazione, autonomia e creatività… Si dovrebbe provare, magari al prossimo Workshop.


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Gli abstract per il Colloquio: è vicina la dead-line

gennaio 18, 2010 – 1:15 pm

Marco Musella

E’ fissata al primo febbraio la scadenza per le risposte al call for paper del IV Colloquio scientifico sull’impresa sociale che si terrà a Roma il prossimo 21 e 22 maggio a cura di Iris Network. Un appuntamento importante per un confronto serio e approfondito tra gli studiosi dell’impresa sociale. Già dal 2006 ricercatori di circa 30 università italiane e 10 enti di ricerca dedicano due giornate alla presentazione dei risultati delle loro indagini sui temi dell’economia civile e sociale e su diversi aspetti economici, giuridici e socio-politici delle organizzazioni che più di altre svolgono un ruolo da protagoniste in questo ambito. Come negli anni precedenti speriamo anche quest’anno di avere molti paper di buona qualità, redatti da studiosi di università ed enti di ricerca italiani e stranieri che, con approcci disciplinari diversi, aiutino a comprendere meglio le imprese sociali, le loro peculiarità, il contesto in cui operano e le politiche pubbliche più adatte a sostenerne il consolidamento organizzativo ed economico-sociale di un fenomeno tra i più positivi e interessanti della stagione recente.


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No excuse!

novembre 11, 2009 – 1:30 pm

E’ uscito qualche giorno fa il decreto del Ministero dello sviluppo economico che riporta le specifiche per l’iscrizione nei registri camerali delle imprese sociali costituite (o trasformete) ai sensi della “nuova” normativa. Ecco il testo. Ma non serve leggerlo perché tutto tecnico. Quel che serve sapere è che ora “si può fare” (e, come alcuni sanno, non è la solita citazione Obamiana), senza dover sperare nella sensibilità delle singole Camere di commercio. All’iscrizione!


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A volte ritornano…

ottobre 27, 2009 – 10:36 am

Dopo un periodo di pausa – di riflessione si suol dire – ritorna impresasociale.info per annunciare l’uscita del nuovo Rapporto Iris Network sull’impresa sociale in Italia. Leggete l’introduzione cliccando qui. Il volume si trova nelle migliori librerie e si può anche ordinare sul sito dell’editore Donzelli. Per quantitativi superiori alle dieci copie inviate una mail a info@irisnetwork.it. E’ previsto uno sconto sul prezzo di copertina!


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Che bel Workshop!

settembre 10, 2009 – 12:57 pm

Oltre 200 persone a Riva del Garda per la settima edizione del Workshop nazionale sull’impresa sociale di Iris Network. L’innovazione, discussa in temini concettuali nella sessione di apertura, ora è oggetto di analisi attraverso la presentazione di oltre 40 buone prassi nel campo dei servizi sociali, turismo, strutture di supporto, housing sociale. “Accettiamo la sfida – ha affermato Carlo Borzaga presidente di Iris – decliniamo l’innovazione dal punto di vista dell’impresa sociale”. L’importante è che questa non sia vista come una “questione privata” – sostiene Luciano Balbo della fondazione Oltre – ma diventi l’occasione di allargare il campo delle collaborazioni con i soggetti pubblici e for profit. Comunicare di più e meglio sarebbe, da questo punto vista, un primo importante banco di prova, grazie anche all’uso delle tecnologia del web 2.0; è il suggerimento di Alessia Maccaferri di Nova, inserto de Il Sole 24 Ore.


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Il Sole sul Workshop

settembre 7, 2009 – 10:26 am

Su Il Sole 24 Ore oggi in edicola trovate una serie di articoli curati da Elio Silva sull’impresa sociale con frequenti rimandi al Workshop del prossimo 10 e 11 settembre. Le iscrizioni sono ancora aperte (per poco). Approfittatene per seguire uno degli appuntamenti più importanti del settore. Arrivederci a Riva (del Garda).


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Una filosofia… da Workshop

settembre 3, 2009 – 10:08 am

L’innovazione è il tema guida della VII edizione del Workshop nazionale di Iris Network. L’obiettivo è di riconoscere e di mettere a confronto le moltepplici esperienze di imprenditorialità sociale che hanno avviato concrete azioni di cambiamento, non fini a se stesse o legate a vantaggi contingenti, ma riconducibili ai più generali obiettivi di mutamento sociale che sono all’origine della loro mission. L’innovazione è dunque un fattore strategico che risponde a una sfida cruciale per le imprese sociali: legittimarsi come nuova forma istituzionale della comunità attraverso il rafforzamento e la qualificazione della gestione interna, in un rapporto di interazione sempre più aperto alle sollecitazioni e alle opportunità provenienti dal contesto socioeconomico e politico. Per questo Iris Network ha lanciato un bando per buone prassi innovative promosse da imprese sociali che saranno attivamente coinvolte nei lavori del Workshop.


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Appunti sull’innovazione. In attesa del Workshop

agosto 26, 2009 – 7:49 am

Flaviano Zandonai

E’ diventato ormai di moda, soprattutto in questa fase storica, utilizzare l’innovazione come un passepartout per accedere a soluzioni diverse che consentano di uscire da crisi congiunturali e strutturali. L’enfasi sul concetto è tale da aver indotto l’Unione Europea a dichiarare il 2009 “anno della creatività e dell’innovazione”. A fronte di scelta di campo forse fin troppo spinta tanto da essere presa come una specie di dogma è bene cercare di declinare il concetto guardando ai prodotti e servizi, ai processi e, non ultimo, ai modelli organizzativi. Il tutto nell’ottica di un contributo ad un più complessivo mutamento delle priorità dell’agenda economica, sociale ed ambientale che, con la solita tempestività, le business school anglosassoni hanno già etichettato come “social innovation”. L’edizione 2009 del Workshop nazionale sull’impresa sociale di Iris Network si cimenterà in questa operazione, secondo il più canonico approccio bottom-up. Il 10 e 11 settembre, a Riva del Garda, si incontreranno una quarantina di esperienze eccellenti, o buone prassi per utilizzare un altro concetto in voga, promosse da imprese che di per sé rappresentano un’innovazione: private ma con finalità di “interesse collettivo”, non lucrative ma con assetto imprenditoriale, orientate alla produzione di beni e servizi a favore di utenti ben definiti ma che generano consistenti benefici (esternalità) a favore di una molteplicità di soggetti, alcuni dei quali sono coinvolti nella gestione. L’impresa sociale quindi come un’innovazione del panorama istituzionale che peraltro non riguarda le forme classiche dello stato e del mercato ma piuttosto quella “membrana” così fragile ma essenziale della società civile. L’importante però è non fermarsi a contemplare l’esito di un così originale processo di institution buiding. Chiudersi nelle definizioni teoriche e normative, come in parte è successo negli ultimi anni, può favorire l’affermazione di una “retorica” che rischia di scontare un duro impatto con la realtà. Le imprese sociali riconosciute solo formalmente come tali presentano in realtà accenti molto diversi. Il riferimento non va solo ai pochi casi estremi di utilizzo opportunistico di questa formula imprenditoriale, ma a più consistenti fenomeni di erosione dei principali elementi di valore aggiunto. Basti pensare alla diminuzione del volontariato, alla ancora scarsa capacità di attrarre un mix di risorse provenienti non solo dagli apparti pubblici, alla difficoltà a coinvolgere gli stakeholders nel governo d’impresa. È necessario quindi promuove un approccio allo sviluppo che tenga insieme diversi livelli di innovazione. Certamente il riconoscimento normativo e nelle politiche – anche a livello locale – ma combinato a fattori riguardanti la qualità dell’organizzazione – si pensi ad esempio agli investimenti per la crescita del capitale umano, soprattutto a livello manageriale – e non ultimo, alla più classica innovazione di prodotto. Non a caso è proprio in questo ultimo ambito che si colloca la maggior parte delle esperienze presenti al Workshop nazionale. Un indicatore del fatto che oggi per molte imprese sociali innovare significa riscoprire il proprio “saper fare”, allargandosi a nuovi ambiti (turismo, cultura, ambiente, ecc.). Un percorso non semplice che richiederà tempo, investimenti e lungo il quale si incontreranno nuovi competitors, ma che forse riuscirà a sostanziare – nei fatti – quegli elementi di peculiarità che più di una normativa ha ormai sancito.


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Le parole del Colloquio: il futuro della ricerca

luglio 28, 2009 – 9:33 am


Silvia Manelli

Il futuro della ricerca sull’impresa sociale è stato l’argomento principe della Tavola Rotonda condotta da Carlo Borzaga il primo luglio a Trento nell’ambito del Colloquio Scientifico sull’Impresa Sociale. Presenti al confronto vi erano rappresentanti delle reti italiana ed europea, in particolare Marco Musella e Giulio Ecchia per Iris Network e Jaques Defourny e Roger Spear per Emes. Sono emersi nel corso del confronto alcuni spunti interessanti spesso comuni agli interventi dei partecipanti e in seguito condivisi da alcune osservazioni in sala.

Una tema molto sentito si è rivelato la necessità di rafforzare un approccio di ricerca multidisciplinare che valorizzi il contributo che le scienze economiche, sociali, politiche possono apportare alla tematica dell’impresa sociale; è emersa quindi l’idea di un “ibridation among differente sciences” e di superamento della dicotomia tra scienze sociali e scienze economiche, che, come ha osservato Jack Defourny, fino ad ora ha caratterizzato il panorama della letteratura sulle imprese sociali. E’ emersa inoltre l’importanza della rivalutazione degli studi empirici che si stanno rivelando un tassello importante per il mondo della ricerca attualmente sviluppato soprattutto sull’asse teorico. Ha sottolineato Giulio Ecchia che la presenza di casi studio importanti e robusti permetterebbe di fare passi avanti anche in termini di comparazione tra esperienze di impresa sociale nel mondo oggi caratterizzate da notevoli differenze e difficilmente assimilabili ad un’unica teoria. Si potrebbe ad esempio indagare il legame esistente tra cooperative sociali e imprese sociali, molto forte in Italia ma altrettanto debole nel Regno Unito dove l’efficacia della forma organizzativa non è pienamente valorizzata. Le considerazioni di Carlo Borzaga si sono soffermate sull’esigenza di superare le ipotesi della teoria economica tradizionale che spiega la presenza delle imprese sociali come enti residuali in un’ottica tipicamente dualista che vede solo nello Stato e nel mercato gli attori principali del nostro sistema economico. Molto significativo per comprendere la necessità di andare oltre alla visione convenzionale è stato il breve cenno al volontariato, spesso linfa vitale e forza trainante di molte organizzazioni nonprofit. Ciò che prima era letto e interpretato come un’esternalità dovrà diventare una vera e propria variabile esplicativa del modo di essere e di crescere di un’impresa sociale.

Il dibattito non si è soffermato solo su aspetti metodologici, anche i contenuti sono stati al centro delle riflessioni. “Come dare rilevanza ai beni relazionali di cui il mondo delle imprese sociali è così ricco?” usando le parole di Marco Musella e “Come misurare il valore dei beni non misurabili?” come sostenuto da Giulio Ecchia. Non è mancato a tal proposito il riferimento alla recente crisi di fiducia a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi che ha messo in luce come non a tutti i beni è possibile attribuire un prezzo e che spesso proprio questi beni rappresentano delle colonne portanti dell’economia. Essenziale diventa quindi elaborare un costrutto teorico adeguato per valorizzare quei beni che non possono essere oggetto di pure transazioni di mercato. È partito da Marco Musella lo spunto per un approfondimento delle relazioni tra il mondo delle imprese sociali e diversi mercati come il mercato finanziario o il mercato del lavoro e le relazioni con il concetto di responsabilità sociale d’impresa.

Attualmente l’impresa sociale è studiata da un punto di vista soprattutto organizzativo (diversi sono i contributi sulla governance multistakeholder) ed è emersa una riflessione sul momento della creazione di queste imprese, in altre parole: “come creare un’Impresa Sociale?”. Il tema si riconduce direttamente alla questione dell’imprenditorialità non solo individuale, come maggiormente pensata, ma anche collettiva che renderebbe un comunità intera in grado di generare valore sociale continuo, stabile e duraturo.

Il ruolo dei network tra centri di ricerca, ma non solo, è stato enfatizzato principalmente da Jacques Defourny e Roger Spear. Altri attori coinvolti nel processo di sviluppo dell’impresa sociale, come Università e Business Schools, agenzie di consulenza, ecc. possono rappresentare risorse importanti da cui attingere conoscenza e dai quali possono nascere contributi significativi. È stato richiamato più di una volta il concetto di ponte (bridge), tra discipline, tra enti professionali, tra paesi, questo per non permettere l’esclusione dal dibattito internazionale di alcun ricercatore, per accrescere la discussione sull’impresa sociale, anche in termini di visibilità, e per intessere relazioni reciprocamente arricchenti.

Interessante anche lo spunto, giunto dalla platea e successivamente colto da Roger Spear, sul ruolo politico della ricerca in termini di influenza nei confronti della società nella consapevolezza che, per usare le parole di Roger Spear, “Small Politics is more than big politic”. Si è fatto cenno non solo all’importanza della voce politica degli individui ma anche alla loro voce economica direttamente esprimibile in un contesto di mercato. Nasce così un interesse anche nei confronti del comportamento dei consumatori, delle loro preferenze che, tramite le loro scelte di consumo, rappresentano agenti in grado di mettere in atto pressioni economiche di rilievo e influire direttamente sulle decisioni di produzione di beni e servizi del mondo imprenditoriale e così sullo sviluppo delle imprese sociali.

Nel complesso è stata condivisa da tutti i presenti la convinzione che allo stato dell’arte siano necessari nuovi indicatori, nuove metodologie e un più adeguato modello teorico in grado di tenere in considerazione in modo chiaro e misurabile l’impatto sociale e la creazione di valore delle imprese sociali anche in considerazione delle diverse modalità di espansione di tali organizzazioni in differenti settori e contesti territoriali.


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