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Un buon mercato internazionale in cui investire

Posted at febbraio 9, 2012 // Investire intelligentemente, Mercati Azionari, Operatività e Gestione Portafoglio, Value Investing, Wealth Building

Questo e’ sicuramente un buon momento per le Borse.

Ma se si volesse scegliere la Borsa di qualche singolo
paese per investire, quale scegliere?

Tra i vari mercati internazionali, in questo momento vedo
piuttosto positivamente l’Australia.

Perchè questo?

Per una serie di ragioni.

Una delle maggiori è che il dividend yield delle azioni
australiane si sta ora avvicinando al 5%. Un livello che
non si vedeva dagli anni ’90 (ad eccezione di un breve
periodo nel 2009 in occasione del fortissimo Bear Market).

In tutti gli investimenti del mondo, è molto difficile trovare
uno yield del 5%. Non pagano il 5% i titoli di stato
di quasi nessun paese sicuro (per intenderci i paesi AAA o AA),
non l’indice S&P500, non gli indici europei, nonostante il forte c
alo di questa estate.

In genere il capitale si sposta dove è trattato meglio e con uno
yield del 5%, l’Australia è uno dei paesi al mondo che lo sta
trattando meglio.

Inoltre, il rapporto P/E dell’indice australiano è a livelli
bassi dal punto di vista storico.

All’interno di Trend e Strategie di Investimento da molto tempo
siamo investiti su un ETF che ha l’Australia come componente
principale e mi aspetto che questo ETF possa correre ancora molto.

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Il Nasdaq è ai massimi degli ultimi 11 anni

Posted at febbraio 7, 2012 // Investire intelligentemente, Mercati Azionari, Operatività e Gestione Portafoglio, Value Investing, Wealth Building

Con il rialzo dello scorso venerdì, il Nasdaq ha raggiunto
i massimi degli ultimi 11 anni.

Infatti, il precedente top raggiunto alla vigilia della crisi
del 2008 è stato superato. Ora restano i massimi della bolla
tecnologica precedente al Bear Market del 2001, ma quelli per
ora sono piuttosto lontani.

La rottura dei precedenti massimi può segnalare che un nuovo
Bull Market è in formazione?

Presto per dirlo.

Magari è una falsa rottura, ma sicuramente è incoraggiante.

Del resto, le aziende del Nasdaq sono posizionate benissimo.

Hanno un grande vantaggio competitivo nei rispettivi settori,
realizzano utili elevatissimi e in crescita e, soprattutto,
sono ricchissimi di cash e liquidità.

Personalmente, avevo visto queste buone caratteristiche già
da qualche tempo e per questo avevo aggiunto nel portafoglio
portafoglio del nostro servizio premium Trend e Strategie di Investimento
un ETF sul Nasdaq.

I risultati sono stati fino ad ora ottimi, dato che su questo ETF
siamo in progresso di ben 30 punti percentuali.

E, a mio avviso, le valutazioni sono ancora più che buone, quindi
non dovrebbe essere troppo tardi per entrare, anche se probabilmente
i “soldi facili” sono già stati fatti.

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Le azioni americani sono piuttosto economiche ora.

Posted at febbraio 2, 2012 // Dividendi, Investire intelligentemente, Mercati Azionari, Operatività e Gestione Portafoglio, Psicologia del Mercato, Value Investing, Wealth Building

Le azioni americane, secondo i tradizionali parametri di
valutazione P/E, P/Book Value e Dividend yield, sono ai
livelli più bassi dal 1990.

All’inizio del 2012, il rapporto P/E è intorno a quota 13,
inferiore alla media storica degli ultimi 80 anni (che è
intorno a 15) ed inferiore ai multipli che ci sono stati
negli ultimi 20 anni.

Ovviamente sto parlando del rapporto P/E dell’anno, non quello
avente come divisore del rapporto gli utili medi degli ultimi
10 anni, che in ottica di lungo periodo e di cicli secolari
è forse più significativo.

In ogni caso, anche il semplice rapporto P/E può essere interessante
da valutare.

Per ritornare da questo livello di circa 13 alla media storica di 15,
l’indice S&P500 dovrebbe raggiungere quota 1.484 punti.

Ma non finisce qui.

Il rapporto P/BV (BV = Book Value, cioè patrimonio netto) è ora
pari a 2,03, inferiore rispetto alla media storica dagli anni ’70
ad oggi, che è 2,43. Per tornare in linea con le valutazioni medie
per quanto riguarda questo parametro, l’indice S&P500 dovrebbe
raggiungere 1.491 punti.

Infine, ora il dividend yield dell’indice S&P500 è superiore al
rendimento del Treasury decennale. Ad eccezione di una breve
parentesi nel 2009, questa cosa non accade dal 1960. Anche qui,
per ritornare ad un dividend yield pari al rendimento decennale
del titolo del Tesoro USA le quotazioni dovrebbero raggiungere
1.410 punti.

Ora, il punto non è se l’indice potrà arrivare a 1.410 punti o
a 1.491 punti. L’indice potrebbe pure perdere il 20% dai livelli
attuali. Il punto è che le tradizionali misure di valutazione
mostrano che il mercato azionario in questo momento non è
particolarmente caro e ha ancora un discreto “upside”

La cosa a cui si deve prestare attenzione, a questo punto, è
se i livelli attuali di utili, dividendi e book value delle
società, non siano a livelli di picco.

Dopo soli due anni dalla recessione del 2009, a mio avviso è
troppo presto per dire che siamo in fase di picco.

Certo, l’Europa quest’anno entrerà, molto probabilmente, in
recessione e quindi sul fronte europeo la ripresa può dirsi
esaurita. Ma molte altre aree del mondo non dovrebbero entrare
in recessione e, soprattutto, non dovrebbero farlo gli USA.

Quindi gli utili societari delle corporations, che operano a
livello internazionale, dovrebbero tenere discretamente e
potrebbero crescere ancora.

I mercati sono un gioco di probabilità. Nulla ci dice che non
possano arrivare altri crolli, ma il fatto che le valutazioni ora
non siano particolarmente care mette le probabilità leggermente
a favore dei rialzisti.
Il fatto, poi, che la FED continui con la sua politica monetaria
espansiva ed ora anche la BCE sembra aver iniziato ad essere più
accomodante, potrebbe sostenere l’economia internazionale e
tenerla così fuori dal rischio di recessione globale.

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Dove investire se i tassi free-risk sono bassi?

Posted at gennaio 31, 2012 // Dividendi, Investire intelligentemente, Mercati Azionari, Tassi e Obbligazioni, Value Investing

La scorsa settimana avevo scritto un post sul fatto che
la FED ha intenzione di mantenere i tassi di interesse
a questo livello almeno fino al 2014.

Questo significa che anche i tassi di interesse di
mercato resteranno tendenzialmente bassi almeno sui
titoli che generalmente sono considerati free-risk.

In effetti, almeno negli USA ora abbiamo una situazione
abbastanza particolare che ha pochi precedenti nella
storia.

Questa situazione è che il dividend yield delle azioni
maggiori (indice S&P500) è maggiore del rendimento dei
titoli di stato a 10 anni.

Questa situazione non si verificava dagli anni ’60, quando
seguì poi un decennio di mercato Toro. E, brevemente, si
verificò nei primi mesi del 2009. Da allora la Borsa è
salita quasi del 100%.

In effetti, è una situazione davvero particolare, visto
che generalmente ci si aspetta che, nel tempo, i dividendi
dell’intero mercato crescano. Quindi, se già in partenza
sono maggiori del rendimento dei titoli di stato, è ovvio
che investire in azioni diventa conveniente.

E, infatti, a mio avviso in questo momento il mercato
azionario è molto conveniente.

Ma ovviamente c’è sempre il rischio che arrivi una nuova
recessione che, come nel 2008/2009, porterà con se un
notevole calo di utili e dividendi.

Tuttavia, credo che questo problema sia superabile investendo
in titoli che hanno business che dominano a livello globale.

Business leader di mercato, con situazione finanziaria solida,
marchio forte e capacità comprovata nel tempo di fare utili.

Titoli di cui ho già parlato in passato e che si chiamano
Microsoft, Coca Cola, Procter, Intel, Colgate, Altria e molti
altri.

Questi titoli hanno già oggi rendimenti di partenza molto
buoni e a questo si aggiunge il fatto che, storicamente, riescono
ad aumentare stabilmente nel tempo i dividendi.

A mio avviso, si tratta di uno dei momenti migliori per investire
in queste società ed è anche per questo che abbiamo lanciato
il nuovo servizio premium Crescita & Rendimento che, appunto,
guarda con estremo interesse a questi titoli.

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Nuovo accordo fiscale in Europa

Posted at gennaio 30, 2012 // Banche Centrali, Crisi Internazionali, Economia globale

Al vertice dei paesi UE, è stato raggiunto l’accordo su un
nuovo trattato fiscale che fissa nuovi limiti sui deficit
pubblici.

Da quanto è emerso, sembra che le nuove regole prevederanno
un disavanzo primario che, massimo, potrà essere lo 0,5% del PIL
ed un disavanzo complessivo massimo al 3% del PIL.

Per chi “sforerà”, dovrebbero scattare delle sanzioni semi-automatiche.

I dettagli più precisi dovrebbero comunque arrivare nelle prossime
ore.

Può funzionare questo accordo?

Vedremo.

Tendenzialmente, limiti rigorosi di bilancio esistono da sempre
in Europa, ma a trasgredirli furono, ad inizio anni 2000, proprio
i tedeschi (insieme ai francesi).

Questa volta sarà diverso? E, comunque, se anzichè i tedeschi, a
trasgredire fossero i portoghesi o gli italiani, come si riuscirà
a sanzionare un paese che già di suo è in difficoltà? Quali saranno
le ripercussioni e gli effetti?

Dal punto di vista fiscale, la situazione europea non è molto peggiore
rispetto a quella degli USA o del Giappone. Anzi, sotto molti aspetti
è addirittura migliore.

Il problema dell’area euro è essenzialmente monetario.

Ed è su questo fronte, a mio avviso, che si giocherà il futuro della
moneta unica.

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FED: tassi bassi fino al 2014!

Posted at gennaio 25, 2012 // Banche Centrali, Crisi Internazionali, Economia globale, Inflazione, Tassi e Obbligazioni

Oggi la FED ha dichiarato che i tassi probabilmente
resteranno ai minimi ancora per diverso tempo. I rialzi
non sono attesi prima del 2014.

Riportando le parole della FED, “A meno che non ci siano
immediati segnali di forte ripresa dell’economia, non
c’è motivo di procedere a rialzi dei tassi, dato che
l’inflazione resta bassa. Ovviamente, dovessero cambiare
le condizioni, abbiamo tutta la flessibilità necessaria
per modificare i nostri programmi”.

Insomma, la FED non vede motivo di rialzare i tassi.

Del resto, con la disoccupazione ancora elevata e
l’inflazione che per ora non sembra un grosso problema,
non c’è alcun motivo per un rialzo.

Inoltre, in molti analisti c’è anche l’idea che potrebbero
essere intraprese anche ulteriori programmi di politica
monetaria espansiva, come ad esempio un ulteriore piano di
acquisto bond.

In altri termini, la FED continua il suo piano di espansione
di liquiditaa’, anche (soprattutto?) al fine di tenere bassi
i rendimenti dei titoli di stato.

Anche l’Europa, tramite la BCE, seguirà questa strada?

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Le migliori azioni in cui investire.

Posted at gennaio 24, 2012 // Dividendi, Investire intelligentemente, Mercati Azionari, Operatività e Gestione Portafoglio, Value Investing, Wealth Building

L’indice S&P500 è da tutti considerato l’indice più importante
al mondo, l’indice guida per tutte le Borse mondiali.

L’indice è anche il benchmark per molti fondi di investimento ed
è un benchmark anche piuttosto ostico, dato che solo una piccola
percentuale dei fondi riesce a batterlo.

Ma all’interno di questo indice, c’è un suo sottoinsieme che si
chiama “Dividend Aristrocrats”.

Cos’è questo sottoinsieme? Presto detto.

Si tratta delle azioni appartenenti all’indice S&P500 che sono state
capaci di incrementare il dividendo per 25 anni consecutivi. Titoli,
cioè, che per un quarto di secolo sono riusciti ad aumentare sempre
il loro dividendo nonostante le crisi, le recessioni, le tensioni
politiche, ecc…

Qui abbiamo nomi come Coca Cola, McDonald’s, Abbot Labs, Pepsi,
Procter & Gamble. Ma questi sono solo alcuni.

Negli ultimi 10 anni, mentre l’indice S&P500, pur con mille oscillazioni,
è stato sostanzialmente piatto, l’indice che rappresenta i dividend aristocrat
ha più che raddoppiato di valore.

Questo significa circa 6-7 punti percentuali annui composti di extra-rendimento.

Ma non finisce qui.

Infatti, ipotizzando un acquisto “scellerato”, fatto in un colpo solo,
esattamente al picco del 2007, avrebbe sì sofferto nel “Bear Market” del
2008, ma oggi sarebbe comunque leggermente in profitto, mentre l’S&P500
si trova ancora sotto del 25%.

Si potrebbe pensare che questo sia un decennio isolato.

Ma non è così.

Infatti, dal 1871 al 2010, i dividendi, e soprattutto il loro reinvestimento,
sono stati responsabili del 97% del total return del mercato azionario.

I dividendi sono molto importanti e ancora di più lo è il loro reinvestimento.

Quando poi si trovano società che non solo pagano discreti dividendi, ma che
incrementano questi ultimi continuamente, i risultati sono inimmaginabili.

Sulla scorta di questo, dalla scorsa settimana, dopo il notevole successo
di Trend e Strategie di Investimento negli ultimi 5 anni, è partito un
nuovo servizio premium incentrato proprio su questo genere di azioni.
I Dividend Aristocrat in primis, ma anche molti altri titoli di questo
tipo sia in USA che in Europa.

Il servizio si chiama Crescita & Rendimento e se siete interessati a scovare
i migliori titoli di questo genere, cliccate qui per saperne di più.

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