Mission

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Quando un gruppo di cittadini decide di mettere in piedi un’Associazione “riconosciuta” significa che hanno combattuto o stanno combattendo problematiche “sociali” alle quali soltanto l’unione di più persone può sperare di tener testa e ottenere dei risultati positivi.

Queste problematiche si chiamano:

  • Latitanza delle Istituzioni
  • Indifferenza dei centri di potere locali
  • Lungaggini politico/burocratiche
  • Ricerca delle responsabilità relative ad eventi e fatti drammatici
  • Riconoscimento dei diritti Costituzionali

Così un giorno, durante la presentazione di un libro sul “killer silenzioso” della giornalista Stefania Divertito a La Spezia, incontrai per la prima volta Federica Barbieri.
Quanto dicemmo in quell’assemblea, io e Federica, ci accomunò: Lei aveva perso Suo Padre dopo una lunga malattia dovuta all’esposizione all’amianto. Io mi battevo per tutti coloro che, come me, erano stati lungamente esposti all’amianto inconsciamente.

Dopo quell’incontro, altri ne seguirono e cominciammo a parlare di “comitato”, di “lotta” e di… associazione! E così fu. Eravamo in giugno. Lasciammo passare l’estate e nel settembre successivo ci riunimmo. Federica elaborò quello che sarebbe diventato il simbolo dell’Associazione Famiglie Esposti Amianto Onlus: tre persone stilizzate che si tengono per mano e che, a causa della mancanza della bocca, hanno il volto inespressivo! C’è un motivo all’assenza della bocca? Se volete una risposta basta chiederlo a coloro che sono stati colpiti duramente da una patologia asbesto correlata. E Mario Barbieri nella fase terminale della Sua vita, avrebbe saputo darci la risposta: perché manca l’ossigeno, perché manca il respiro, perché sembra di soffocare in ogni momento. Ecco perché gli esposti all’amianto del simbolo A.F.E.A. non hanno bocca…
Per anni abbiamo chiesto “singolarmente” aiuto alle istituzioni, alle UU.SS.LL., alle varie Autorità! Porte chiuse in ogni luogo. Basta! Era ora di dire basta alla sordità e alla latitanza di coloro che avrebbero dovuto garantire i nostri diritti.
Così, insieme ad altri amici, alcuni di essi ex militari della Marina, decidemmo di fondare l’associazione. Persone così diverse, che non si erano mai incontrate si trovarono, di colpo, accomunate dallo stesso nemico da combattere: l’amianto. Perché, vedete, l’amianto nella sua crudele nefandezza è molto “democratico”: non fa distinzioni di pelle, di religione, di provenienza sociale… attacca tutti indistintamente.

Oggi l’A.F.E.A. Onlus è una realtà alla quale i bisognosi d’aiuto si rivolgono con fiducia. Noi siamo aperti a tutti, nessuno escluso. Ci battiamo e collaboriamo con altre Associazioni e Comitati nell’interesse comune della difesa e tutela dei diritti di coloro che, altrimenti, voce non avrebbero.

A breve proporremo, ad altre Associazioni e Comitati, la nascita di un COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI E COMITATI.

Sarebbe un grande risultato. Il non frazionamento delle nostre forze ci conferirebbe maggior peso nella solvenza di problematiche già trattate. Gli obbiettivi che sono sul tappeto sarebbero più facilmente raggiungibili.

In conclusione desidero richiamare la vostra attenzione su quanto è distruttivo e drammatico l’effetto dell’amianto nel nostro Paese: ogni anno muoiono circa 4000 persone di mesotelioma pleurico. Cosa fanno le istituzioni per arginare questa “guerra”? Molto poco, direi nulla. Si è parlato del “fondo vittime dell’amianto”, si è parlato della “sorveglianza sanitaria gratuita” dei soggetti che ne abbisognano, si è parlato… si è parlato…
si è parlato… è arrivato il momento di dire basta: alle chiacchiere devono seguire i fatti. Migliaia di deceduti Innocenti attendono Giustizia… quella vera. E’ DOVUTA!

Il Presidente di A.F.E.A. Onlus

PIETRO SERARCANGELI

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