coraggio
Se avete aperto il vostro primo blog almeno 7/8 anni fa, ci sono buone probabilità che nel frattempo abbiate anche aperto un tumblr, un twitter, un facebook, un lastfm, un oknotizie, un delicious, un stumbleupon, un pinterest, un linkedin, un foursquare, un 9gag o che semplicemente abbiate postato in forma più o meno anonima in qualche forum oscuro (no, 4chan non è un forum oscuro).
Avete già fatto il grande ritorno al silenzio? Insomma il silenzio vero si trova solo tra i commenti deserti del vostro blog aperto d’istinto, quando c’erano così tante cose da dire a internet e quando il lavoro e il marketing non avevano ancora tutta questa “trazione” sui nostri obiettivi online. Almeno, per me è andata così.
Ho visto chiudere uno dopo l’altro i miei blogger italiani preferiti, mentre alcuni di loro approdavano gloriosamente alla carta stampata, come se poi sulla carta ci fossero occhi più interessati al nostro piccolo non-mestiere.
Alcuni hanno traslocato definitivamente sul socialnetwork (cioè facebook), quelli che erano “famosi” prima, hanno fatto migrare anche la loro “audience” che si è limitata a commentare su una bacheca diversa, avendo già un account loggato e senza la scomodità di dover re-inserire il loro sito internet ogni volta. Matt di WordPress una volta ogni 2 mesi cita un magazine online che dice quanto i blog non siano ancora morti, le Feltrinelli per qualche anno sono state anche prese di mira da manuali per internet più o meno estemporanei.
Mi ero sempre riproposto di non venire mai a lavorare a Milano, e ora che compio un anno dal giorno dell’abbattimento del mio taboo più intimo, posso confermare che Milano è il male. La vita della città e delle grandi aziende mi ha allontanato dal codice. E di internet ci capisco sempre meno, non seguendo le varie mode si diventa necessariamente conservatori. E quelli da seguire con passione sono sempre quelli, un po’ come in quel vecchio post dove Mantellini si lamentava di non scoprire nuova musica.
Oggi succede così, che riesci a seguire davvero solo quei pochi amici solidi, e se hai culo ogni tanto ti passano qualcosa di grande valore. E’ tutto un fiorire di tools e bacheche che vorrebbero aiutare i navigatori a tenere la rotta, invece di tenere una rotta abbiamo aperto tanti nuovi account in beta. Alcuni sono rimasti, tipo Gmail, al quale hanno poi cercato di appioppare innumerevoli plugin, più o meno centralizzati.
Sono arrivati i movimenti, coordinati principalmente dalle vecchie e toste mailing list, i blogger che si sono fatti assorbire dal lavoro o da facebook ci hanno tolto il gusto di leggere col feedreader, google è entrata in bulimia da re-design. E i link?
Vi ricordate com’era bello seguire un link messo con precisione da un blogger che leggevamo già da qualche mese? Vi ricordate com’era bello vedersi nel “blogroll” di qualche maniaco delle scie chimiche o della coltivazione bio-compatibile? Invece, loro quei maledetti blogger sono andati a scrivere per i quotidiani.
Hanno iniziato a farsi pagare, hanno perso traffico e soprattutto cordialità. Non ci linkavano più, o peggio linkavano a pagamento, siti di cui non ci fregava nulla. Alcuni hanno solo chiuso, altri hanno fatto i redirect male. Altri hanno aperto progetti visionari talmente assurdi che all’istante hanno perso tutto il seguito.
io ho scritto il post sulle lapidi e ho iniziato a lavorare, o meglio a studiare i motori di ricerca e i modi per farci soldi. In generale mi sono imbruttito, ho cominciato a leggere solo blog tematici, su ottimizzazione e motori di ricerca, spesso in inglese. Anche nei commenti che lasciavo si capiva poco di chi fossi, un pezzo di cuore s’è perso in fretta per strada.
dove volevi andare? cosa doveva rimanere scritto sulle pagine dei nostri blog? E soprattutto perchè sei tornato a mettere link con attenzione piuttosto che a pubblicare a caso sui socialnetwork? Se fosse solo questione di algoritmi, bisognerebbe trovarne uno magico. Ho paura però che si tratti solo di una grande, immensa complessità che nessuno (motori di ricerca compresi) riesce più a digerire. Si reggono ancora in piedi i quotidiani, tra una gallery piccante e una rana in motocicletta, e tutti (ma proprio tutti) mi chiedono come è possibile guadagnare con internet. Non riesco più ad andare in vacanza, non tanto per il tempo, quello facendo soffrire qualche cliente si trova sempre; è proprio che non ci sono posti che mi interessa visitare, non ci sono angoli di casa mia che vorrei curare, a parte forse il solito giardino, perennemente dimenticato.
in fondo, pensavo in treno tra un pendolare affetto da alitosi e qualche studente anche loro coi portatili sulle ginocchia, che si tratta di coraggio,quello che serve per affrontare un internet grande come un oceano in cui essere ignorati o non azzeccare l’espressione giusta al momento giusto è diventato la normalità.
Scrivere i nostri blog ordinati e pieni di riflessioni interessanti è utile come guardarsi allo specchio prima di uscire la mattina. quanti blog ben scritti ho trovato in ritardo, tanti quanti i bei libri che non ho mai letto.
il coraggio non dice dove far puntare il timone (sempre perchè la metafora in fondo potrebbe essere utile a non farmi annoiare). Il coraggio dice solo che tutte le mattine devi accendere il pc e non sai chi verrà a leggere, non sai quanti ti ignoreranno così come non ricordo un solo volto tra tutte quelle persone che avevo vicino in metropolitana.
PS. anche VMC oggi ri-apre, con tanto coraggio e poco “real-time”.