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14/11/2006

Il “si sa ma si dice” del bullismo digitale

di Antonio Sofi, alle 18:10

spacer Quel video, shock necessario: il titolo del bel pezzo di Vittorio Zambardino sul caso del video del giovane ragazzo down molestato dai compagni, diffuso su Google Video (ora rimosso, e - pare - girato in una scuola di Torino). Da questa storia, ampiamente commentata in questi giorni, vagamente emersa una sorta di condanna verso le nuove tecnologie. Come nel caso dell’associazione Vividown che ha ben denunciato la presenza del video e che per parola del suo avvocato dichiara “Chi rende disponibili immagini al pubblico su Internet deve essere in grado di controllarne il contenuto”, prendendosela di fatto con Google per il mancato controllo.

[E potremmo aggiungere anche un’altra notizia, anch’essa recente ma passata un po’ sottotraccia. La liceale di Ferrara che ha aggredito una sua compagna rivale in amore davanti ad amici che riprendevano la scena con il cellulare.]

Di chi la colpa? Del cellulare? Di Google video? Su quest’ultimo aspetto (e i due casi sono solo fino ad un certo punto comparabili) anche Zambardino si pone la domanda:

Il video shock del ragazzo down, al di l delle intenzioni di chi lo ha realizzato e pubblicato, non stato forse un contributo alla verit?

Alle conclusioni di Zambardino, aggiungo una piccola riflessione senza pretese. E’ una tipica (umanissima?) deformazione mentale, confondere le conseguenze di un evento (o addirittura la sua mera “pubblicit”) con le cause (o l’evento stesso).
E’ lo spesso disastroso “si sa ma non si dice” del vecchio paese.

Il bullismo piaga antica nelle scuole, e non certo causato dalla presenza di Google, o di You Tube, o di Internet. Cos come l’odiosa moda dell’Happy slapping di matrice anglosassone (che poi, che ci sar di “happy” non si capisce) non nata perch ci sono i telefonini che fanno anche i video. Per risolverli basta vietare Google Video (o You Tube, o Internet stessa)? Basta vietare i cellulari in classe (come ha consigliato il ministro dell’Istruzione Francese qualche mese fa)?

Non credo. Possiamo ragionare sul fatto che queste opportunit tecnologiche (in certi casi, in certi contesti) abbiano alimentato alcuni fenomeni di bullismo, ma a me (e se ho capito bene anche a Zambardino) piace pensare che, comunque sia, l’effetto positivo delle nuove tecnologie (di emersione del problema, di “pubblicit” dei fenomeni negativi, di consapevolezza collettiva) sia di gran lunga maggiore.

Sull’argomento qualche altra considerazione sta in Web Docet di questa settimana, su Edupodcast.

Update, 15 nov, h. 10.10 - Io la storia l’avevo seguita sui giornali. Evidentemente, e sempre pi, non basta. Mancava un retroscena. Ovvero il ruolo del blog Giornalettismo che ha (con vari post e la segnalazione a Vividown) fatto emergere il caso. La maggior parte degli organi di stampa, infatti, fanno partire la storia con una segnalazione non meglio specificata a Vividown, omettendo completamente qualsiasi accenno al ruolo del blog (che in questo caso stato anche, probabilmente, fonte di molti articoli). E infatti io l’ho scoperto in ritardo, e da questo post). Lo aggiungo in calce, ora. Bravi.

Technorati Tags: Scuola, Bullismo, Google Video, Vittorio Zambardino

Questo post stato scritto da Antonio Sofi il Tuesday, 14 November 2006 @ 18:10. Il post archiviato nella categoria Scuola e Universit, TecnoFobie, (ir)reality. Puoi seguire la discussione nei commenti sottoscrivendo il feed rss qui di fianco RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o un trackback dal tuo blog.

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  • 13 Commenti al post “Il “si sa ma si dice” del bullismo digitale”

    1. Antonio Sofi
      November 15th, 2006 13:56
      1

      Un altro piccolo update.

      Sullo stesso argomento, anche Fabrizio Rondolino oggi sulla Stampa (Internet senza Rete), con un pezzo, imho, n carne n pesce

    2. Danix's thoughts
      November 15th, 2006 16:59
      2

      spacer che riprende alcuni studenti prendersi gioco e picchiare un loro compagno down (che poi si è scoperto non essere down, ma autistico). E’ di ieri la notizia che si tratta di studenti torinesi. Si è data la colpa a Google, sui cui archivi era stato caricato il video. Ma qualcuno mi sa dire esattamente che colpa ne ha Google, la quale non può certamente controllare ogni singolo video che viene caricato? Anzi, da un certo punto di vista, come giustamente

    3. gregorj
      November 15th, 2006 21:26
      3

      Grazie.

    4. Reporters
      November 16th, 2006 15:33
      4

      spacer Vittorio Zambardino: “E qui una domanda: il video shock del ragazzo down, al di là delle intenzioni di chi lo ha realizzato e pubblicato, non è stato forse un contributo alla verità?”. Antonio Sofi: “Alle conclusioni di Zambardino, aggiungo una piccola riflessione senza pretese. E’ una tipica (umanissima?) deformazione mentale, confondere le conseguenze di un evento (o addirittura la sua mera

    5. Matteo
      November 16th, 2006 20:16
      5

      “Possiamo ragionare sul fatto che queste opportunit tecnologiche (in certi casi, in certi contesti) abbiano alimentato alcuni fenomeni di bullismo…”

      Sono d’accordo con te, Antonio, sull’improprio sillogismo che conduce alle tecnologie “cattive”, ma parto da questa tua concessione che citavo qui sopra per dirti la mia impressione: credo che le possibilit esibizionistiche (in senso mooolto lato) che certi strumenti offrono costituiscano uno stimolo di fatto (implcito) al verificarsi di certi comportamenti.

      Mi pare che “medium” e “comportamento” (e non necessariamente deviante, come nei casi della cronaca in questionre o in altri..) non stiano in un rapporto di equivalenza. Cos come “medium” e “avvenimento”, in molti altri casi.

      Il gingillo tecnologico mi consente di autocertificare il mio accadere, di renderlo “memorabile”, pubblico, condiviso. Abbiamo, cos, una violenza tascabile, una pornografia tascabile (tascabile non solo in senso letterale, ma come riduzione domestica, familiare di una categoria generale che altrimenti mi sfugge. Compresi i valori)

      Mi pare che ci ritroviamo, forse, dalle parti di quel cannibalismo d’immagini manifestatosi con la salma di Giovanni Paolo II (la morte tascabile, il santino in autoeditoria?) semplicemente declinata in altre salse. Ecco, credo che per chi non abbia strumenti e attrezzi concettuali sufficienti per dare contesto e senso a molte azioni (molti ragazzini e ragazzine) la soluzione non sia vietare il gingillo tecnologico ma, al contrario, spiegargli le potenzialit di racconto e di uso quel che mezzo offre.

      Per me non interessante (dal punto di vista teorico) il fatto che il video sia pubblicato on line. A me interessa il passaggio che lega azione e volont di ripresa video. Sono d’accordo con te che sostenere la prospettiva causale secondo la quale l’azione discende dalla possibilit di ripresa semplicistico. Sostengo, per, che la possibilit di ripresa un modo di concettualizzare, vivificare, dare Senso all’azione. Quindi ne entra a far parte.

      Dalla banalit del male alla tascabilit del peggio.

      un caro saluto

    6. Antonio Sofi
      November 17th, 2006 14:43
      6

      Matteo, hai sviluppato come non avrei saputo fare i retropensieri che io stesso avevo sulla “concessione” che hai notato. Grazie.

      Semmai ci ritorno con pi calma perch anche secondo me c’ dietro la “fotofagia” di cui scrivevamo durante le esequie di Giovanni Paolo 2, e la portabilit (l’incorporazione) delle memorie digitali a fini pi sociali che personali (e infatti il web, in questo senso, quasi l’estensione della foto da mandare ai propri amici via sms oppure condividere via blutooth con i propri prossimi)

    7. gabryella
      November 18th, 2006 13:34
      7

      la solita invincibile attitudine a demonizzare lultimo medium tecnologico..come se le aberrazioni comportamentali delladolescenza non fossero, come generalmente sono, innescate dal precariato morale e dalla noia (ovvero, “il tedium il messaggio”)

    8. Silvana
      November 19th, 2006 17:52
      8

      Anch’io sono d’accordo: demonizzare i nuovi media per questo episodio il solito modo di evitare di porsi domande serie e la solita scusa per gridare contro ci che non si conosce.
      Soprattutto perch stata proprio la diffusione del video che ha permesso, alla fine, di punire i colpevoli (non tutti, se vero che un’insegnante era presente). Infatti i responsabili della scuola conoscevano il fatto, il preside aveva anche sporto denuncia, ma nulla era successo. Solo ora, in questo clima di indignazione generale, i ragazzi sono stati puniti.

    9. [•] - RSS/ATOM Feeds Aggregator
      November 21st, 2006 23:52
      9

      spacer . e’ una cosa che c’è sempre stata (in scuole più o meno degradate), ma oggi è diventato un problema politico e sociale, una cosa su cui intervenire. io ero in giro questa settimana, ma ho letto (tra gli altri zetavu e il dottor sofi) ed ho avuto modo di parlarne a voce (su radio uno e radio deejay), avendo sempre la sensazione di sostenere un’opinione di minoranza. che poi è questa: se oggi ne parliamo (se possiamo intervenire) è proprio perchè le tecnologie abilitanti (dai

    10. [•] - RSS/ATOM Feeds Aggregator
      November 21st, 2006 23:52
      10

      spacer . e’ una cosa che c’è sempre stata (in scuole più o meno degradate), ma oggi è diventato un problema politico e sociale, una cosa su cui intervenire. io ero in giro questa settimana, ma ho letto (tra gli altri zetavu e il dottor sofi) ed ho avuto modo di parlarne a voce (su radio uno e radio deejay), avendo sempre la sensazione di sostenere un’opinione di minoranza. che poi è questa: se oggi ne parliamo (se possiamo intervenire) è proprio perchè le tecnologie abilitanti (dai

    11. KinemaZOne
      November 22nd, 2006 14:26
      11

      Il problema l’effeto di amplificazione del fenomeno che inevitabilmente (e irresponsabilmente) i canali di diffusione riescono a dare. Non solo quindi Google, YouTube o altre piattaforme web, ma anche i media tradizionali contribuiscono a creare il “gioco di societ” o la “moda” di certe pratiche. Non possiamo certo pretendere che si taccia su certi fenomeni, ma almeno non calcare la mano per speculare potrebbe essere una presa di posizione accettabile.

    12. Webgol » Blog Archive » Il bullismo e il senso delle proporzioni
      November 22nd, 2006 22:04
      12

      […] Alla fine l’onda (mediatica) montata. Lenta ma inesorabile. E dopo il caso del video di bullismo dello Steiner di Torino, bastata qualche sessione di ricerca su Google Video o You Tube per trovarne di simili: dal video del ragazzo con la pistola fasulla a minacciare il suo docente, a quello dei giornali prima lanciati poi usati per incartare la testa di un povero professore (teacher-wrap, per chi coglie la facile battuta). […]

    13. Webgol » Blog Archive » Intende la dittatura di Pechino? Lo sventurato rispose s
      November 28th, 2006 20:03
      13

      […] Prima della denuncia di Vividown, le cose sembravano andare in un modo innaturalmente normale per un paese come l’Italia, al di l di qualche isolato isterismo censorio e qualche sensazionalismo mediatico (facile ma senza senso delle proporzioni cercare altri video simili in Rete). Con il tema del bullismo (da sempre strisciante nell’ombra del “si sa ma non si dice“) che emerge all’attenzione dell’opinione pubblica e viene apertamente dibattuto, e con i ragazzi autori del video sospesi per un anno, senza sconti o birignao, questa si avviava ad essere una delle rarissime storie italiane che hanno avuto uno svolgimento chiaro e una morale limpida, con i genitori dei colpevoli in sintonia con la severit della scuola, e nessun pasticciato e losco bla-bla giustificazionista - cos scriveva Michele Serra su la sua rubrica “L’Amaca” del 18 novembre scorso. […]

    14. Webgol, a cura di Antonio Sofi » Blog Archive » Il “si sa ma si dice” del bullismo digitale
      January 3rd, 2007 22:29
      14

      spacer […] 14/11/2006Il “si sa ma si dice” del bullismo digitale […]

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