Appunti Americani – La Silicon Valley
A che altezza sta quel confine sottile e doloroso tra il “potrebbe essere così?” e il “poteva andare così”?
Ognuno di noi, durante questo viaggio, l’ha valicato da qualche parte di questa terra dagli orizzonti troppo ampi. Dove non c’è l’abbraccio di un Golfo, talmente bello da farti scordare quanto è stretto, a chiuderti la vista sulle infinite strade che passano attraverso infiniti punti. Continue reading →
5 CommentiAppunti Americani – Il mare della California
Non è mica una cosa facile andar via da Los Angeles. Le autostrade di Los Angeles hanno tipo 5mila corsie e la nostra esperienza di guida è limitata alla due/una corsia chiusa per lavori dell’A3 Napoli-Salerno
Ma noi abbiamo l’Amico Navigatore Satellitare che ci guida, quindi dopo solo 2-3 “Ricalcolo” ingarriamo la strada giusta. Andando via da Los Angeles giro la testa a destra e vedo il cartello che indica la freeway per San Diego. C’è qualcuno a San Diego e io per un attimo penso che mi piacerebbe andare a San Diego. Un attimo che vola via veloce come i camion sull’altra corsia. Ma la nostra strada punta verso Nord, San Diego resta al Sud e saranno altri post ancora da vivere e scrivere e altri posti verso i quali puntare il navigatore.
(il navigatore del cuore, direi se fossi in una canzone di Gigi D’Alessio, ma per fortuna non siamo in una canzone di Gigi D’Alessio)
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Appunti Americani – Hollywood
Della notte che dormimmo nel Motel Americano di un paese definito dalla Lonely Planet “Squallido e anonimo” mi ricordo che la mattina mi svegliai e vidi il mio zainetto poggiato dietro la porta d’ingresso.
“Ma ieri sera ho lasciato lo zainetto là davanti?” – chiesi alla room-mate
“No, ce l’ho messo io nel dormiveglia perché avevo paura che entrasse qualcuno” – rispose la room-mate
Certo, uno zainetto eastpack dietro la porta fermerebbe qualsiasi psycho killer armato di mitra in giro per paesi squallidi e anonimi della provincia americana. Continue reading →
3 CommentiAppunti americani – La route 66
Dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti che eravamo a Las Vegas e la notte era scivolata via ad un centesimo al minuto tra le banconote di un dollaro infilate nelle slot machine. Si era arrivati a quel punto della serata in cui cominci a vedere annebbiato, a quel punto della serata in cui già lo sai, non ti struccherai prima di andare a dormire e la mattina dopo avrai la faccia di panda e strisciate di mascara sul cuscino.
La mattina dopo quando scendiamo è ancora notte. Dentro gli hotel di Las Vegas è sempre notte. Mentre noi mangiamo muffin al cioccolato signore in pigiama fumano davanti alle macchinette. Basta, dobbiamo andare via. Continue reading →
5 CommentiAppunti Sorrentini – Le Processioni
[Lo so che stavate aspettando il nuovo episodio del California Road Trip, ma oggi è Giovedì Santo e il Giovedì Santo va onorato con un post sulle processioni. Io ve lo scrivo nello stile dei post americani e voi fate finta che tutto ciò sia un fatto che accade in California. Tanto per voi che non siete di Sorrento sarà esotico uguale].
Cosa sono le processioni della settimana santa
La processione (della Settimana Santa) è una sfilata di gente vestita con tuniche e cappucci a punta con solo una fessura per gli oggi. I bambini piccoli e la gente del coro hanno un cappuccio con la faccia scoperta. Sarebbe un problema in effetti per la gente del coro cantare con un cappuccio sulla bocca. Per darvi un’idea rapida sul look processionale, pensate al Ku Kux Klan, Ecco, uguale. Questa gente porta in giro per il paese i simboli della passione di Gesù Cristo. I simboli della passione di Gesù Cristo si chiamano “Martìri”.
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Appunti Americani – Las Vegas
Funziona così. Tu cammini per ora in mezzo a steppe brulle costeggiate da Mc Donald e palle di fieno che rotolano e poi davanti ti compare una distesa infinita di luci. Las Vegas è uno di quei posti dove devi arrivarci la sera. E in auto. Devi passare dal deserto al buio al sogn epilettico di luci.
Se fossimo in un libro di Paulo Coelho diremmo: “Bisogna attraversare la calura del deserto per godere della frescura delle dune“. Ma per fortuna non siamo in un libro di Paulo Coelho, altrimenti questo sarebbe il cammino di Santiago, non un road trip in California.
[In realtà quantomeno 2 persone sulle 5 in macchina avremmo preferito farsi il Cammino di Santiago per intero, piuttosto che due giorni a Las Vegas. Ma se non mi portavano a Las Vegas io potevo pure buttarmi sotto al Golden Gate come la tipa di Vertigo]. Continue reading →
4 CommentiAppunti americani – La Death Valley
La cosa bella del viaggio on the road è che spesso e volentieri ti svegli in qualche posto di cui non sai il nome. Sai solo che è ai lati di qualche freeway, a qualche ora di macchina da qualcos’ altro. Temo che non saprò mai il nome del luogo in cui si trovava il Motel Americano in cui alle cinque e mezza del mattino incontrai una ragazza con le zeppe glitterate stesa nel corridoio e un negrone in piedi davanti a lei. Non saprò neanche la loro storia e perchè se ne stessero così, sulla moquette del corridoio che attutisce i passi delle storie notturne.
La cosa bella di questo Motel Americano è al brekfast del giorno dopo c’era la macchinetta per fare i waffel. Ci dovevi spruzzare un liquido sopra e poi mettere nella formina un liquido cremoso e veniva fuori il waffel. Per fortuna che siamo state ragazze umili e abbiamo chiesto alla signora delle pulizie come funzionasse la macchinetta suddetta, altrimenti ci saremmo bevuto il composto liquido per waffel così, on the rocks, scambiandolo per un milk shake. Continue reading →
2 CommentiAppunti Americani – On the road verso il sole
15 marzo
Ci svegliamo in una San Francisco piovosa. Le previsioni meteo (che sono sempre prese pari pari dalla Bibbia) dicono che pioverà per sempre. Diciamo basta alla pioggia e al girare con la mantellina impermeabile da turista. Mi sento troppo come quelle turiste che vedo a Capri nei giorni di pioggia e che mi fanno venire il freddo addosso a me per loro. Decidiamo di anticipare il noleggio della macchina, di mettere in moto e di fermarci fin quando non esce il sole. D’altra parte stiamo in California, mica in Scozia dove ti rassegni a stare sotto all’acqua. Continue reading →
Appunti americani – San Francisco
In America lo sai che i coccodrilli vengon fuori dalla doccia?
E che le informazioni meteo sono prese pari pari dalla Bibbia?
(non dirmi che non ci sei stata mai, che non vorresti esserci nata mai, che preferisci rimanere qui, nella provincia denuclearizzata, a sei chilometri di curve dalla vita)
Novembre
Il fatto dell’America andò così. Era un pomeriggio piovoso di novembre, molto piovoso, e noi in ufficio (lo so che le Vere Web Agency Fighette lo chiamano studio, ma noi lo chiamiamo ufficio perché siamo una Vera Web Agency Figa di Provincia) ci stavamo a fare i conti per andare a uno dei soliti convegni. Sapete, quei convegni dove poi va sempre a finire che io mi metto a sfottere la gente su twitter e che non vediamo l’ora che finiscano per andare a mangiare linguine all’astice nel miglior ristorante nel raggio di venti chilometri. Metti il treno, metti l’hotel, metti il ristorante, affinale veniva un sacco di soldi. Allora io dico “Uah, ma con questi stessi soldi ci compriamo un biglietto per San Francisco e andiamo a vedere cosa si dice in Silicon Valley!” – “Uah, in America, l’astice costa pure di meno, si può fare”.
12 marzo
Sbarchiamo in una San Francisco piovosa cinque di noi. Piove che pare Seattle in una qualsiasi puntata di Grey’s Anatomy. Il primo incontro con l’America è il gabinetto con l’acqua alta dentro. Continue reading →
Il giorno prima di partire
Se mi chiedono “cosa ti piace?”, d’istinto non rispondo mai “viaggiare”. Viaggiare mi metto in un lieve stato di ansia. Nei lunghi corridoi degli aeroporti sto sempre a controllare nevroticamente di non avere perso il portafogli, i documenti, la carta d’imbarco. Mi mettono ansia le file al gate dei voli low cost quando una hostess che sembra una squadrista delle SS seleziona trolley troppo panciuti che visibilmente non potranno mai entrare in quello stendino ridicolo (dove per dire, manco la mia borsa da giorno entra). Mi mette ansia avere una pronuncia inglese ridicola. E poi io sono una che non prende i treni regionali, che non dorme negli ostelli, che non ha un bicchiere di metallo come invece ce l’hanno tutti i miei amici del trekking della domenica. (Se per questo non ho neanche un pantalone da trekking e vado a fare le escursioni col jeans della Lui-Jo. Per dire).
Però viaggio. Abbastanza. Diciamo tipo quanto la gente che si dichiara “grande appassionata di viaggi”. Forse pure un po’ di più. E’ l’idea di andare che a vedere che luce c’è in un posto che mi chiama. Che colore hanno le luci delle case degli altri. Che silenzio ha un tramonto dall’altra parte. Cosa dicono in quella parte del mondo le speranze che scendono con la sera. Non la metodica lista della Cose da Fare e da Vedere. Non i musei. Non i monumenti (ma questo già l’ho scritto) Domani parto. Per un viaggio serio. Di quelli che poi ti ricordi per tutta la vita. California, due settimane, cinque di noi che lavoriamo assieme. Arriviamo a San Francisco, 5 giorni in un hotel ad ambientazione manga, tappa nella Silicon Valley per farci le foto con le dita a V davanti a Google e postarle su Facebook, poi ci mettiamo su un Suv gigantesco per scendere lungo la costa, fermarci a Santa Barbara che chissà se è lo stesso paese della telenovela, risalire verso Las Vegas, affacciarsi al Grand Canyon, attraversare la Death Valley, onorare le sequoie di mille anni e tornare a casa.
La valigia ancora la devo fare, ma la Lonely Planet ha già tutti i post- it segnaposto e il computer sta finendo di scaricare l’ottava seria di Grey’s Anatomy per l’aereo. L’altro ieri sono andata dell’estetista. Ieri dal parrucchiere e dal dentista. Ho capelli e denti californiani ora. Mi manca solo la lampada. Perchè, sapete, la mia principale preoccupazione prima di partire, (dopo aver telefonato tipo 212 volte in questura per chiedere se il mio passaporto sicuro era valido), è sempre quella di essere nella forma migliore per le foto. Perché poi le foto del viaggio sono quelle che ti rimangono per tutta la vita. Non è che puoi partire con le sopracciglia selvagge e tre centimetri di ricrescita, per dire. E quindi eccomi qua, in questa domenica mattina, col trolley rosa aperto davanti a decidere cosa mi devo portare. E rendermi conto che nel mio armadio non esiste neanche un pantalone che possa definire senza ombra di dubbio “comodo”. Che non sia il pantalone della tuta. Ma posso mai andarmene girando per la California con il pantalone della tuta addosso? (ma anche sì, direte voi, ma anche no, dico io).
7 CommentiIt’s the edge of the world
And all of western civilization
The sun may rise in the East
At least it settles in the final location