SPETTACOLI & CULTURA
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La lettera dell'italianista messo sotto accusa dallo scrittore
"Vede che le parole dei critici non contano niente?"
Caro Baricco, io la recensisco
ma lei non mi legge

di GIULIO FERRONI

Caro Baricco, sono davvero pentito, ma non per la battuta contro Questa storia inserita nell'articolo su l'Unit del 26 febbraio, s invece per aver scritto pi volte su di lei, senza che lei abbia avuto la condiscendenza di leggermi. Ne ho scritto nel supplemento al Novecento della Storia della letteratura italiana Garzanti, ne ho scritto nell'ultimo volume, appena uscito, della Storia e antologia della letteratura italiana (Mondadori Universit e Einaudi Scuola), e ho addirittura recensito (nel numero di dicembre della nuova rivista Giudizio Universale) il romanzo automobilistico Questa storia, che lei mi rimprovera letteralmente di non aver recensito.

Qui la differenza grande: io la leggo, ahim, senza ricavarne molto, e lei non legge me e ne ottiene un successo planetario. Se le sue emozioni e seduzioni invadono ogni angolo della terra, diffondendo quel virus apocalittico, quell'avvento dell'impensato con cui Citati e Ferroni dovrebbero confrontarsi, ci vale certamente come un trionfo del made in Italy e dell'azienda Italia: ma non mi pare un trionfo della letteratura.

Certo la letteratura passione, emergenza dell'imprevisto, conoscenza in profondit di ci che non si vede: la sua mi sembra invece una letteratura patinata, proiettata sull'orizzonte di una trasgressione pubblicitaria, tra moda e sport... Il "campo aperto del futuro", che lei oppone a chi indugia a frequentare le "mappe di un vecchio mondo", non viene in realt nemmeno sfiorato dalla "seduzione" mediatica che promana da quella sua scrittura cos disinvolta, accattivante, appunto "sportiva".

Siamo proprio lontani da quell'abietto ma sconvolgente Truman Capote a cui dedicato il film che lei andato a vedere invece di Lazio-Roma: io ho visto sia il film che la partita e ne sono uscito doppiamente depresso (anche in quanto laziale).

Ma le garantisco che ulteriore motivo di depressione stato per me sapere che in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico della mia universit si esibito il degnissimo cantante Claudio Baglioni, ma non per cantare, s invece per leggere brani di Aristotele e del suo Novecento: lo vede che le parole dei critici non contano nulla, nemmeno nelle universit dove essi insegnano, e i rettori affidano le scelte culturali a ben diversi soggetti? E allora che se ne pu fare di recensioni che del resto nemmeno ha il tempo di leggere? Contrito, le prometto che non recensir i suoi futuri romanzi, e semmai mi limiter a qualche frecciatina da "primo che passa".

Un saluto cordiale.

(2 marzo 2006)


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