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— Economia

Il confronto tra le Telco e gli OTT

di Marco Patuano*

Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, spiega come si devono muovere le aziende come la sua per competere con Facebook, Google e Skype

Un articolo pubblicato anche sul numero di novembre 2012 della Harvard Business Review.

7 novembre 2012
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Né nudi operatori di connettività indifferenziata, né fornitori “impacchettati” nei bundle di servizio dei grandi player di Internet: gli operatori di telecomunicazioni (Telco) tornano ad avere un’enorme opportunità di crescita grazie all’evoluzione delle reti di nuova generazione, ma devono rivedere le proprie strategie. In questo articolo vorrei evidenziare come la sfida della “co-opetition” tra le Telco e i grandi attori del mondo Internet cambierà gli equilibri di mercato: partendo da una comparazione strutturale tra i diversi player, si discuteranno le opzioni strategiche a disposizione delle Telco per aprire nuovi spazi nel mondo dei servizi “over the network”.

La differenza strutturale tra Telco e OTT
I cosiddetti Over-The-Top¹(OTT), quali Google, Yahoo!, Facebook, YouTube, Skype, sono attori profondamente diversi rispetto alle tradizionali aziende Telco, con i quali si pongono chiaramente in una relazione di “co-opetition”. I servizi di un OTT possono infatti essere sia complementari rispetto ai servizi di connettività offerti dalle Telco (si pensi a una piattaforma di social networking), sia sostitutivi rispetto ad analoghi “servizi a valore aggiunto” da queste ultime forniti insieme alla connettività, quali la messaggistica e la posta elettronica, lo storage di dati o la stessa telefonia vocale.

Gli OTT presuppongono l’esistenza delle infrastrutture e dei servizi di base di un operatore Telco per poter fornire i propri servizi. Questi ultimi, tuttavia, non costituiscono tecnicamente “valore aggiunto” rispetto ai servizi di un operatore Telco, in quanto economicamente separati dai servizi di connettività di base, nonché offerti con modalità diverse a soggetti economici differenti. Un semplice esempio: mentre la connettività ADSL offerta da una Telco è pagata dalla famiglia, i servizi di posta elettronica usati dalla madre o quelli di social network utilizzati dal figlio sono normalmente gratuiti, essendo sussidiati da inserzionisti pubblicitari. Gli OTT separano la responsabilità dell’erogazione del proprio servizio da quella del trasporto dei pacchetti dati sulla rete, che rimane affidata alle Telco. Il loro business model si è finora basato essenzialmente sul principio del “best effort” da parte delle Telco nel trasporto e nella connettività, mentre l’OTT ha mantenuto la responsabilità sui punti estremi del processo di servizio, ovvero l’interfaccia utente da un lato e i servizi applicativi dei propri server posti in “cloud” dall’altro. Dal punto di vista dell’economia industriale, le Telco sono oligopoli locali, legati ai diversi specifici territori nazionali dove essi dispongono di infrastrutture fisiche (es. la rete d’accesso in rame o in fibra) e/o licenze di utilizzo dello spettro mobile.

I principali OTT sono invece monopoli naturali globali, veri e propri “standard” diventati tali grazie allo sfruttamento strategico delle esternalità di rete.
I primi sono fortemente influenzati, sia nelle scelte industriali sia negli obblighi di servizio, da vincoli regolatori spesso diversi nelle varie nazioni nelle quali operano; i secondi godono di molte libertà e vantaggi derivati dalla sostanziale extraterritorialità, sia legale sia fiscale.

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Queste profonde differenze strutturali tra OTT e Telco contribuiscono a spiegare le grandi diversità nei risultati economico-finanziari. Usando come fonte i bilanci pubblici per il 2011, andremo a confrontare i primi 5 operatori Telco occidentali (AT&T, Verizon, Telefonica, DT, Vodafone, con l’aggiunta – a scopo comparativo di Telecom Italia, ma escludendo gli operatori cinesi e indiani per non falsare il confronto) con i primi 5 OTT “puri” (Google, Yahoo!, Facebook, YouTube, Skype).

• Iniziamo dai ricavi, dove gli OTT risultano 10 volte più piccoli, ma 30 volte più dinamici delle Telco. Confrontando gli OTT con le Telco si evince che i primi sono (relativamente) inferiori sia in valore assoluto, sia in termini aggregati. Solo Google, il maggiore tra gli OTT “puri” del nostro campione, ha un fatturato (27,2 Mrd. €) comparabile con quello delle principali Telco occidentali, tra i quali si registrano fatturati che vanno dai 53,6 Mrd. € di Vodafone fino ai 91,1 di AT&T (Telecom Italia nel 2011 superava Google, con ricavi per 30,0 Mrd. €). Il confronto diventa ancora più impressionante se ci si riferisce agli altri OTT: Yahoo! ha un fatturato di 3,6 Mrd. €, Facebook di 2,7 Mrd. €, YouTube (stand alone) di 1,5 Mrd. €, mentre Skype non raggiunge 1 Mrd. €. In termini aggregati (vedi Tabella 1), la sproporzione è ancora più evidente: la somma dei fatturati dei primi 5 operatori Telco mondiali (AT&T, Verizon, Telefonica, DT, Vodafone) è pari a 345,9 Mrd. €, mentre quella dei primi 5 OTT è 35,9 Mrd. €, con un rapporto di quasi 10:1.

Il confronto cambia radicalmente se si guardano i tassi di crescita dei ricavi: le Telco nel biennio 2010-2011 hanno oscillato tra il -4% ed il +4% (dove la crescita è quasi tutta dovuta ai mercati emergenti, a fronte di una contrazione fatta registrare in Europa), contro le performance impressionanti fatte registrare dagli OTT, tra i quali spiccano YouTube (+85,4%) e Facebook (+62,6%). La crescita media ponderata (+24,4%) dei primi 5 operatori OTT, pur tenendo conto della performance negativa fatta registrare da Yahoo!, è oltre 30 volte l’analogo valore dei primi 5 Telco (0,8%).

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TAG: marco patuano, over the top, telco, telecom, telecomunicazioni
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