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lug
28

Haas, Poncler 2010, un pinot nero con l’anima

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vigneti Haas a Poncler - Aldino (BZ)

Franz Haas è un uomo molto preciso. Viene da una famiglia molto precisa. Basti sapere che da sette generazioni tutti i primi figli maschi si chiamano Franz. Non solo è preciso Franz, ma è in perenne ricerca della perfezione. E questo gli rende la vita irrequieta, perché è mai contento di sé.  E’ un altoatesino tendente allo svizzero. Se si dedicasse alla coltivazione di vitigni come lo Chardonnay e il Cabernet avrebbe già un vita difficile, ma sarebbe troppo semplice. La sua vita è dedicata al Pinot nero: vitigno nobile capace di dare vita a vini straordinari, ma anche bastardo e insolente, perché imprevedibile nella coltivazione e molto soggetto a malattie e sbalzi climatici, nonché problematico da vinificare, tanto è che è grasso che cola se in un decennio riesci ad infilare 5 annate tra buone ed ottime di pinot nero di un singolo vigneto. Insomma per fare un esempio sarebbe come salire sull’ Eiger (Mönch – Jungfrau) usando il comodo trenino a cremagliera (chardonnay e cabernet) e salire in invernale la parete nord dell’Eiger (pinot nero). Nella sua indomita ricerca del meglio sicuramente Haas ha fatto certamente qualche errore, ma errori di “troppa precisione”. Sono più di vent’anni che Franz vinifica il pinot nero, e in questo lasso di tempo  non ha vinificato un solo pinot nero per anno, ma diversi, per seguire varie tesi, varie prove di coltivazione dei diversi cloni, varie prove di vinificazione, varie prove di affinamento. Franz, da preciso quale è, ha naturalmente tenuto il conto, e alla vendemmia 201o i pinot nero da lui vinificati sono 592.

Dopo tanti anni che conosco Haas per la prima volta, ho visto una luce nuova nei suoi occhi, e per la prima volta egli non solo ha espresso critiche verso di sé (come solito), ma ha fatto anche qualche auspicio per qualcosa di nuovo e di meglio.  Il nuovo sono i
vigneti impiantati da pochi anni a Poncler una località a ottocento metri  in comune di Aldino (sulla strada per la Val di Fiemme), vigneti completamente circondati da prati e da boschi, in un luogo meraviglioso frequentato solo da animali selvatici (tanto è che si è dovuto recintare le vigne perché altrimenti i cervi facevano un gran banchetto).  Il Pinot nero non ama il caldo vuole un clima temperato, leggermente tendente al freddo, e deve maturare in tempi lunghi.
Negli ultimi anni il cambiamento climatico si è fatto sentire anche in Sudtirolo e anche nei vigneti di Haas  a Montagna a Pinzano a Mazzon. Anticipare le vendemmie non ha risolto più di tanto. Cosicché Franz ha preso la decisione di salire in alto con i vigneti e nello stesso tempo di sperimentare alcuni nuovi cloni (nuovi per l’Italia, tra cui il n.777, che mi sembra un numero
magico) che rispondono molto bene all’ambiente. I Pinot nero di Poncler del 2010 assaggiati dalle barrique promettono molto bene: bel frutto, bella nota di frutta rossa – fragola e ciliegia – alcuni, altri più di mirtillo e di mora, giusta acidità, tannini lisci, bella scorrevolezza. Resta da aspettare il tempo dell’affinamento e l’assemblaggio che vorrà fare e sono sicuro che i risultati
daranno notevoli. Il meglio invece è il cambio di atteggiamento, meno rigidità, meno tentativi di forzare le cose perché vadano nella direzione  che vuoi, più capacità di interpretare ed assecondare la natura e i suoi cicli. Forse dopo anni di matrimonio, Franz Haas sta mutuando un po‘ di quella morbidezza e carattere solare e mediterraneo  dalla moglie Luisa Manna (metà trentina e metà partenopea, alla quale è dedicato l’ottimo vino bianco ottenuto da uvaggio). E sono convito che grazie a tutto ciò il Pinot Nero 2010 Poncler di Franz Haas sarà veramente un Pinot nero con l’anima.


Tags: Alto Adige, haas, Pinot Nero, poncler
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lug
26

Una monella di 50 anni

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La Monella - Braida di Giacomo Bologna

L’altra sera a Rocchetta Tanaro c’è stata una grande festa per i “50 anni da monelli”  con concerto di Gino Paoli . Una grande  festa per celebrare il mezzo secolo di vita de “La Monella” la barbera prodotta dall’azienda Braida di Giacomo Bologna. Rocchetta Tanaro sembra uno sconosciuto paesotto  uguale a tanti altri, ma può considerarsi una delle piccole capitali del vino italiano per avere dato i natali a Mario Incisa della Rocchetta, il genio che a Bolgheri inventò il Sassicaia, e Giacomo
Bologna uno dei più straordinari personaggi del vino italiano. Chi ha  avuto la fortuna di conoscere Giacomo, anche solo occasionalmente, porterà sempre con se il ricordo della sua simpatia irresistibile, del suo modo di intendere la convivialità, e della sua generosità. Con lui se né andata per sempre un’epoca in cui il vino era soprattutto gioia e condivisione, e – non come spesso accade oggi –  freddo business e marketing. Ma soprattutto Giacomo Bologna è ricordato nel mondo  per avere dato vita al nuovo corso della barbera, trasformando il vino più provinciale del Piemonte in un grande vino internazionale. Abbinando produzioni ridotte nei vigneti, vinificazione accurate e un lungo  affinamento in barrique (che all’epoca si riteneva impossibile e persino dannoso per la barbera) ha creato due grandissimi vini il Bricco dell’Uccellone ( a sca

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