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VISTA DA NAPOLI LA CAMPAGNAELETTORALEAPPAREDAVVEROSURREALE.Con l'eccezione del Pd, e in particolare dello sforzo di Bersani, quasi tutto il dibattito ha preso una direzione totalmente rovesciata rispetto alla priorità dei problemi. I temi del lavoro, della crescita e della sua qualità, del Mezzogiorno, della coesione, della inoccupazione giovanile e della precarietà, avrebbero dovuto costituire il cuore del confronto dei programmi vista la pesantezza della crisi. SEGUE APAG.7 Bindi: ora la sfida è convincere chi vuole astenersi ILCOMMENTO EMANUELEMACALUSO ILREPORTAGE MARCOBUCCIANTINI Piazza San Pietro gremita. «Non va seguito l'interesse personale» Staino Piazza grande per Ambrosoli. Bersani: con noi fuori dal buio. Prodi sul palco: Pier Luigi vincerà U:Sanremorecordanchedi televoto Milianiapag. 19 Domenica si vota e voterò la coalizione di centrosinistra, il cui successo può garantire un minimo di stabilità politica. Anche perché sarà inevitabile una intesa con le forze raccolte attorno a Monti. Le chiacchiere preelettorali servono ad eccitare, ma non ci sono alternative. E lo dico a prescindere dal risultato che si potrà verificare al Senato. SEGUE APAG.4 L'accordo inevitabile ILREPORTAGE Il popolo di centrosinistra ci crede: ora si cambia Piazza Milano. Passa molto di qui, da piazza del Duomo. Passa di qui la via di un cambiamento, tra Parlamento e Regione. Tanti giovani in piazza, e il popolo del centrosinistra ci crede: è una grande spinta, possiamo farcela. PIVETTAA PAG.3 L'INTERVISTA Pascola sulle disgrazie del Paese, si nutre di scandali: adesso, un bel pezzo di comizio e di urla spettano al Monte dei Paschi. Conosce le banche meglio dei banchieri, i derivati meglio degli speculatori, possiede azioni e memoria. SEGUE APAG.7 Lo strano popolo a cinque stelle Dopo la gara lo slovacco minacciato con una pistola mentre era in auto PAG.21 Piazza Duomo strapiena con le bandiere del Pd e di Sel. A Milano una grande manifestazione per Ambrosoli che dà la scossa a tutta l'Italia per il voto di domenica. Sul palco a sorpresa anche Romano Prodi che dice: Bersani ci porterà alla vittoria e stavolta saremo uniti. Il leader Pd: puntiamo su moralità e lavoro, con noi il Paese uscirà dal buio. MATTEUCCI APAG.2-3 ErriDeLuca: «L'inferno deiCie» Iovanovitchapag. 17 SPORT Solo uno 0-0 per il Napoli Hamsik rapinatoIl penultimo Angelus del Papa ha raccolto in Piazza San Pietro migliaia di fedeli. Commozione, canti e anche un'ovazione. Ratzinger ringrazia per l'affetto e dice: non si può usare Dio per il potere, nei momenti decisivi non bisogna seguire l'interesse personale. BERTINETTOMONTEFORTEAPAG.8-9 Bisogna preferire chi prospetta la tutela dei diritti fondamentali della Costituzione. Alla rabbia si sostituisca la speranza di una vita migliore non a favore di pochi ma per il benessere di tutti GuidoRossi L'ANGELUSDEL PAPA «Non usare Dio per il potere» La Bce in soccorso dell'economia reale. Secondo indiscrezioni Mario Draghi starebbe lavorando a un piano per favorire il credito alle piccole e medie imprese. Per evitare «dispersioni» delle risorse si pensa a prestiti alle banche finalizzate al credito per le aziende. DIGIOVANNI APAG. 11 Da Milano la scossa per l'Italia CREDITOPER LEAZIENDE Il piano Draghi per le imprese Grillo fugge dalla tv, vuole solo monologhi Il comico diserta l'intervista concordata con Sky Monti: confronto tv con Bersani e Berlusconi Il Cavaliere: se il premier perde mi ubriaco Il presidente Bce pensa a prestiti alle banche finalizzati all'economia GUGLIELMOEPIFANI Alla fine è scappato. Senza spiegazioni Grillo ha disertato l'intervista concordata con Sky. L'emittente: si è tirato indietro. Abituato ai monologhi, il comico ha temuto le domande. Monti rilancia l'idea del confronto tv con Bersani e Berlusconi. Il Cavaliere: se il premier non prende seggi mi ubriaco. CARUGATIFANTOZZI A PAG.4-6 Miriam Koch: lapecora coraggiosa Nucciapag. 18 I veri problemi del Mezzogiorno COLLINIAPAG.5FOTO TAM TAM 1,20 l'Unità Anno 90 n. 48 Lunedì 18 Febbraio 2013l'Unità+libro "Il falco sotto assedio" (Solo per Toscana ed Emilia) 4,00 euro
La sorpresa in piazza Duomo è Romano Prodi, inatteso, applauditissimo ospite. Parla da un palco dopo quattro anni «non per nostalgia», dice, «non alla ricerca di un ruolo», «ma perché oggi ne vale la pena». Perché, come dirà di lì a poco Ambrosoli, «quest'anno il 25 Aprile cade in febbraio». Da Milano per la Lombardia e per il Paese, sotto il titolo «L'Italia giusta»: non ci sono nemmeno più posti in piedi sotto la madonnina per ascoltare tutto lo stato maggiore del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola, Bruno Tabacci, naturalmente il sindaco Giuliano Pisapia, insieme per tirare la volata al candidato alla Regione Umberto Ambrosoli, oltre che per il voto nazionale. «La Lombardia è sempre stato il luogo da dove è partita la svolta, sia nel bene che nel male - attacca Bersani - Qui è partito il motore delle forze di liberazione e della ricostruzione, da qui chiuderemo questa lunghissima fase ventennale di leghismo e berlusconismo: tireremo fuori dal buio la regione e tutta l'Italia». Mentre parla si agita sotto di lui lo striscione «Siamo tutti smacchiatori di giaguari» portato da alcuni milanesi (ma forse sono lombardi, perché in piazza Duomo ieri pomeriggio sono arrivati da tutta la regione), le metafore del segretario del Pd sono diventate pure quelle un «bene comune». E lui, sia chiaro, non manca l'appuntamento: «Tra sette giorni - dice - smacchieremo il giaguaro». C'è anche la musica, a Milano (Paolo Jannacci, Roy Paci), ma la gente è arrivata a migliaia soprattutto per sentire le parole, per un'overdose di buona politica, e perché no? di ottimismo, perché questa volta si può vincere davvero. Sarà anche la partita decisiva, ma la Lombardia «non è l'Ohio d'Italia», ricorda Tabacci in un intervento particolarmente appassionato: «Non ci può essere incertezza, non si può nemmeno vincere di misura, noi lombardi dobbiamo caricarci sulle spalle la responsabilità di tutto il Paese: ci vuole un cambiamento etico e morale, non solo politico. L'Italia non è solo un problema di tasse, come qualcuno ci vuole far credere, è un problema di cuore e di coscienza». Aggiunge Pisapia: «Fino ad oggi, andando in giro ci ricordavano il bunga bunga, in Lombardia ci ricordano altro che non so se sia meglio o peggio. Con Ambrosoli saremo orgogliosi di essere lombardi e con Pier Luigi non ci vergogneremo di essere italiani». Dal palco il richiamo forte è alla massima mobilitazione per quest'ultimo scorcio di campagna elettorale: «Noi - dice Bersani siamo in giro per l'Italia per risvegliare la nostra arma atomica, che è la partecipazione della nostra gente. Qui non c'è l'uomo solo al comando, qui ci sono milioni di protagonisti della nuova politica». Parole chiave degli interventi di tutti, il lavoro, la giustizia sociale, la legalità, l'onestà. «Al primo giorno a Palazzo Chigi - è Bersani che parla - chiamerò la Caritas, l'Arci e i Comuni a far dire agli italiani che c'è un sacco di gente che non riesce a mangiare, e partiamo da lì». Parole come pietre per una Milano Lombardia, Italia - che arranca nella crisi e nella precarietà, e che se ancora non se ne fosse accorta prima sta capendo ora fino in fondo dalle cronache giudiziarie il modo con cui Formigoni e le sue giunte Pdl-Lega hanno mantenuto per anni il potere. «Noi siamo quelli che amano le regole - dice Ambrosoli - Non abbiamo bisogno di continuità col passato, ma di nuove prospettive. È il momento di alzarci in piedi, il momento dell'indignazione». E Bersani, lo dirà in chiusura, promette una «grande lenzuolata di norme contro la corruzione. È ora che si premino gli onesti, non i furbi. E qui in Lombardia le ronde padane non hanno nemmeno fermato la ‘ndrangheta». Giustizia sociale, lotta alla povertà e alla precarietà sono i temi intorno ai quali ruota anche l'intervento di Vendola, che ricorda una volta di più: «Non sarò l'elemento di disturbo per il governo Bersani, ma la garanzia di governabilità e di stabilità». Si parla molto di donne, anche. Proprio qui, nella stessa piazza in cui solo qualche giorno fa migliaia di persone si sono ritrovate per manifestare contro la violenza alle donne, la dignità femminile diventa un tema centrale, come mai prima nelle campagne elettorali. «Liberiamoci di questo maschilismo patetico - invita Vendola - di questa volgarità. Riprendiamoci la politica alta, non quella che parla al basso ventre». Il passaggio chiama automaticamente in causa Grillo, che si appresta, domani pomeriggio, al suo bagno di folla proprio qui, in piazza Duomo a Milano. Per lui - che tra l'altro ieri sera ha disdetto un confronto su Sky, «perché lì qualcosina gliel'avrebbero chiesta» - Bersani ha alcune domande, destinate pure queste a restare senza risposta: «Come fa chiede il leader Pd - a parlare di Berlinguer, come ha fatto a Bologna, e poi a Roma a stringere la mano a quelli di casa Pound? Come fa a dire che i figli degli immigrati nati in Italia non sono italiani?». Populismo, non-politica, il «tanto sono tutti uguali». Il palco di Milano sa benissimo che la tentazione per tanti può essere forte, dopo anni di corruzione e tangenti e mafie, persino. Ed è anche per questo che, lo ricorda Bersani in chiusura, «è fondamentale ricostruire un rapporto vero, sentimentale tra politica, istituzioni e cittadini». Prodi sul palco a sorpresa «Pier Luigi ci farà vincere» «C'è una squadra nuova, stavolta resteremo uniti», assicura l'ex premier accolto da un'ovazione LA. MA. MILANO LAURAMATTEUCCI MILANO «Tra una settimana, Bersani ci guiderà alla vittoria, ne sono convinto». L'ex premier Romano Prodi arriva inaspettato in piazza Duomo a Milano, sul palco prende la parola dopo Vendola e prima di Ambrosoli. Per lui ovazione di piazza e sventolio di bandiere. «Sono qui per farvi un invito a votare uniti e poi torno al mio lavoro. Ma non potevo mancare, oggi è troppo importante essere qui a ribadire i punti essenziali della contesa elettorale, che è solo rissa». Quattro anni di digiuno politico (intendendo politica attiva e di piazza), quattro anni in disparte, che un'intervista ogni tanto non ha in realtà mai rotto. A dire il vero, c'era stato qualche giorno fa un suo videomessaggio, nel corso di un comizio di Bersani, a Bologna, ma stavolta è diverso: è lì sul palco, la piazza davanti è stracolma, lo applaude, lo inneggia. L'occasione è imperdibile. La Lombardia si gioca l'Italia. «Questa volta resteremo uniti - dice Prodi in uno scroscio di applausi - perché abbiamo imparato dagli errori del passato, e perché abbiamo una squadra diversa, fatta di uomini diversi». Subito dopo, non a caso, l'ex premier ricorda che Bersani e Renzi saranno insieme a Palermo a chiudere la campagna elettorale, poi insiste sul sindaco di Firenze: «Matteo ha perso le primarie ma non ha sbattuto la porta, ha interpretato le regole di un grande partito democratico e sarà una grande risorsa del futuro». E se le primarie «hanno fatto spargere davvero sangue, quando il sangue si coagula comincia la corsa vera per vincere le elezioni». Ancora: «Ci sono persone che possono dire quello che vogliono e smentirlo il giorno dopo. Noi no. È più difficile fare campagna elettorale per chi come noi deve rispondere a qualcuno - continua Prodi - e la nostra risposta sono stata le primarie, vere e per tutti i livelli. Oggi le primarie sono l'unica garanzia di democrazia, lo dicono anche esperti americani, e Bersani e Renzi ora vanno insieme in tutte le città d'Italia per fare proposte serie, concrete, realistiche». RINNOVAMENTOETICO E se Bersani «ci porterà alla vittoria» nazionale, Umberto Ambrosoli guiderà il cambiamento politico e il «rinnovamento etico» in Lombardia. Lo farà anche grazie alla «squadra capace» che lo appoggia, e a quella che Prodi chiama la sua «intransigenza» che, «a torto viene presentata quasi come una sua debolezza. Invece, è indispensabile per voltare pagina rispetto ai vizi del passato». Perché «si può voltare pagina - assicura - non affidandosi a una speranza, ma a una certezza». Anche Prodi, come tutti sul palco, parla di lavoro, «la grande sfida che attende il nuovo governo»: «Su lavoro, etica, scuola si gioca tutto il nostro futuro». Un passaggio sull'importanza dell'Expo 2015, che andrà in scena proprio qui, a Milano, «appuntamento fondamentale per la ripresa economica della regione» e dell'Italia. E uno sull'Europa, con cui va ridefinito un patto, perché «la nostra Europa non è quella della riduzione del bilancio che frena la crescita - dice - Non è pensabile che la Germania preferisca frenare lo sviluppo di tutti solo per non dare l'impressione di aiutare i Paesi meridionali». Di nuovo su Bersani: «Ha fatto una campagna elettorale bella, normale, non sempre capita». E poi, c'è spazio per scherzare su uno dei tormentoni di questa campagna: «Il mio sogno è vedere Bersani a Porta a Porta con un giaguaro in braccio e la signora Daniela (la moglie di Bersani, ndr) vendere prodotti per giaguari, ma non tutti i sogni si realizzano». «I miei amici africani ogni tanto mi chiedono perché ce l'abbia tanto con la smacchiatura dei leopardi, e io me la cavo rispondendo che, se è per questo, ce l'ha anche con i tacchini». VERSOLE ELEZIONI Folla in Piazza Duomo a Milano per la manifestazione del centrosinistra FOTO TAM TAM Centrosinistra, la piazza più grande . . . «Bella e normale la sua campagna elettorale Ambrosoli guiderà un rinnovamento etico» Piazza del Duomo si riempie di folla per la manifestazione col leader Pd, Vendola, Tabacci, Ambrosoli, Pisapia Il leader di Sel: sarò la garanzia di stabilità e governabilità per il futuro esecutivo 2 lunedì 18 febbraio 2013
Piazza Milano. Passa mol-to di qui, da piazza delDuomo. Passano i leaderpolitici (Maroni e Berlu-sconi scelgono in verità ilchiuso di un teatro), passa di qui la via di un cambiamento, tra Parlamento e Regione, dopo tanta infinita televisione, la piazza con la gente, come una volta e probabilmente da sempre, con le bandiere, con la musica. Con le facce e le emozioni. E con i discorsi, con i comizi. Piazza del Duomo ne ha viste tante di pagine di storia. Umberto Ambrosoli, il candidato del centrosinistra a guidare la Lombardia, ha concluso richiamandone una, tra le più gloriose, il 25 Aprile: «Cambiare si può. Questa volta il 25 Aprile arriverà a febbraio, arriverà la settimana prossima». A Grillo non importerà nulla della Resistenza, della Liberazione, dell'antifascismo, ma è ancora ai valori espressi da quelle giornate di lotta che si richiama la migliore politica, la buona politica, la politica che si sente responsabile per il Paese e per tutti, che si candida a governare perché quei valori abbiano ancora vita. Paradosso di queste elezioni italiane: sembra che solo il centrosinistra ambisca a governare, gli altri sperano solo di impedire un governo, Berlusconi da sempre perché è convinto di poter solo lui governare; Grillo per spazzare via tutti, non si sa poi per far che cosa, perché si sente l'unico onesto al mondo, un giustiziere; Maroni per impadronirsi del suo «granducato del Nord» e mettersi di traverso; Ingroia, chissà, forse solo per testimoniare il suo malumore; Monti per fare l'ago della bilancia e pesare, senza avere i voti e il consenso… Nel segno tutti della divisione, della contrapposizione, destra contro sinistra, nord contro sud, liberali modernisti contro socialdemocratici chissà perché passatisti. Bersani ha usato più volte le parole giustizia, solidarietà, comunità. Ha detto più volte «insieme», che è il contrario di «divisi». La piazza lo ha applaudito con calore, quell'entusiasmo che non è facile sentire in giro quando si parla in modo serio di problemi gravi, quando non ci sono solo promesse e proclami, quando si presentano le cose per quello che sono, con i soldi che mancano, il lavoro che sparisce, la fiducia degli altri Paesi che si incrina. «Solidarietà», «comunità», «insieme», sono voci di quella tradizione che sta nella Resistenza ma sono anche le condizioni perché il Paese riparta, perché si riaccenda la speranza. Come lo sono state - ed è ancora la storia che parla - sessant'anni fa, dopo la guerra, nella stagione della ricostruzione. Ambrosoli a un certo punto ha invocato il dovere della carità, la virtù teologale che va assieme a fede e speranza. Di fronte alla chiesa che fu di Martini e che è stata, fino a poco tempo fa, di Tettamanzi, dire di amore disinteressato nel bene degli altri è richiamarsi all'insegnamento di quei vescovi, al carattere forte della chiesa ambrosiana, minoritaria e sociale per vocazione, ribadire la necessità e soprattutto la possibilità di stare «insieme». Ricordare la carità cristiana ha la sua forza polemica di fronte ai tradimenti di chi di quella stessa chiesa si vantava interprete e rappresentante. Tabacci, che è un democristiano ed è un cattolico, ha confessato d'aver provato una stretta al cuore leggendo dei casi della fondazione Maugeri e di quelli dell'ex presidente Formigoni: barbari sognanti e lestofanti nella Lombardia degli scandali, delle tangenti, degli inquisiti, dove sono nati la Lega e Berlusconi, luogo simbolico e decisivo per cambiare qualcosa o molto, la Lombardia una volta «locomotiva dell'Italia verso l'Europa», che con Maroni rischierebbe semplicemente l'isolamento, dall'Europa e dall'Italia. Mai forse, come questa volta, ascoltando, in mezzo alla piazza, s'è percepita la convinzione di un successo. Non sarà questione di sondaggi, è soprattutto la voglia di cambiare, di «rigenerare la politica» (espressione di Ambrosoli), di chiudere una pagina, pure il desiderio di normalità, quella di un Paese normale, capace ci affrontare con raziocinio i guai che l'opprimono, consapevole delle proprie virtù: Grillo potrà riempire le piazze, ma i voti si contano nelle urne e l'unica alternativa a Berlusconi e a Maroni è questo centrosinistra. Che si è mostrato compatto, unito, solidale. Vale la foto di gruppo: il sindaco Pisapia, che la «rivoluzione» la vinse due anni fa, Tabacci, Ambrosoli, Vendola, Bersani e, a sorpresa, Romano Prodi, il leader di una volta che sale sul palco e riprende il discorso interrotto. Un discorso che continua nel segno della ragionevolezza e della concretezza, senza mai promettere la luna, ma impegna in una dura battaglia di rigore, di responsabilità. Un esempio di concretezza: il disegno di salvaguardia della risorsa «terra», di città in città, di paese in paese (disegno fondamentale in una regione come la Lombardia inondata dal cemento della speculazione). Sul palco ancora, alle spalle dei leader, c'erano molti giovani, in piedi, accovacciati. Probabilmente erano anche loro scenografia di un rinnovamento. Ci sono nelle liste come ci sono tante donne (altro bel segno, quando Formigoni e la sua giunta sono stati persino richiamati dagli organi amministrativi regionali per la eccessivamente scarsa presenza femminile). Però lo stesso valeva dentro la piazza: giovani e donne. Mi ha colpito l'immagine di una famigliola cingalese che ascoltava e sventolava la bandiera del Pd. Un altro tema posto da molti del centrosinistra: quello dei diritti (e in questo caso dei diritti degli immigrati). Piazza del Duomo ha uno stretto rapporto con la storia: non solo il 25 Aprile, tanti altri 25 Aprile, i funerali di piazza Fontana, le manifestazioni sindacali, i grandi comizi. Ricordo la conclusione di una campagna elettorale. Sul palco teneva il suo discorso Enrico Berlinguer. In piazza si gridava: «È ora, è ora di cambiare, il Pci deve governare». Non andò così. Moro fu assassinato dalle Brigate rosse. Tornarono Andreotti, Cossiga, Forlani, arrivò Spadolini, arrivò Craxi. Il Pci non esiste più. Bersani ha rincuorato la sua gente: «Noi siamo più forti di quel che pensiamo». Bersani: con noi l'Italia fuori dal buio «Siamoalleultime battutedi una campagnaelettoraleconfusa, rissosa,e dapartedi taluni estremamentemenzognera. Due scenari inquietanti si profilano come possibilidall esitodel voto:oun caos ingovernabile;o il ritorno alpotere di uominiedi forze, chenegli anni passatihannogià portato ilPaese verso lacatastrofe.Per evitare tutto questo, l'unica stradaè votare per la coalizionedi centro-sinistra, assicurandole l'autosufficienza,che leconsentirebbedi mettere in piedi ungoverno stabile, autorevole, rispettabilea livello europeo, in gradodi gestire al megliopolitichee alleanze.L'Italiaha undisperato bisognodi trasparenza politicae di giustiziasociale: se nei prossimi cinqueanninon saremoingrado di restituiredignitàalle istituzioni, rispettoper la politica, fiducianei partiti, strategie di sviluppoe insieme uncolossale mutamento di rottanei confrontidelle classi lavoratrici edei cetidisagiati, ci ritroveremo, come altrenazionieuropee, nel baratro. Questoè veroper l'intero territorio nazionale.Ancorpiù vero inquelle regionia rischio (dallaLombardia alla Sicilia),dove poche decine di migliaiadi voti possonofare la differenzatra un nuovo inizioe una pessimafine. Ognivotoè perciò preziosoaquesto scopo:chiediamo agli elettoridi scegliere comeuna ragioneresponsabile spinge inequivocabilmentea fare». Èquesto il testodell'appello firmato, tra gli altri,da AlbertoAsor Rosa,Umberto Eco,StefanoRodotà, GustavoZagrebelsky,Claudio Magris,BarbaraSpinelli e Nadia Urbinati.Peraderirebasta andaresul nostrosito,www.unita.it. ILRACCONTO L'APPELLO Suwww.unita.it firmaanchetu per ilcentrosinistra Tanti igiovanie ledonne, unafamigliolacingalese sventola labandiera deidemocratici.Nel popolodellapiazzaforteè l'aspettativadiunsuccesso . . . Un clima di fiducia e caldi applausi fanno da contrappunto agli interventi «A Milano il 25 aprile sarà fra una settimana» ORESTEPIVETTA MILANO lunedì 18 febbraio 2013 3
Una sfida al cavaliere con la convinzione che «per Monti sarebbe facile smascherare pubblicamente, accanto a Bersani, le bugie di Berlusconi». L'appello al confronto tv rivolto dal professore punta a «stringere all'angolo» il leader Pdl di fronte a milioni di elettori, spiegano da Lista civica.Da quelle parti, tuttavia, si crede poco all'eventualità che Berlusconi accetti il confronto a tre. Ma «uno che attacca ossessivamente il governo appoggiato per tredici mesi - ribattono - dovrà pur spiegare perché rifiuta di criticarlo di persona e di discutere con lui». L'appello ai leader di Pdl e Pd, quindi. «Mancano pochissimi giorni al voto - ricorda il videomessaggio di Monti diffuso ieri anche via Twitter e Facebook - Davvero volete sottrarre ai cittadini italiani il diritto di formarsi un idea sulla base di un confronto diretto tra i candidati? Onorevole Berlusconi, onorevole Bersani, non facciamo questo. Abbiamo il dovere di non limitarci ad appelli singoli ma di confrontare le nostre idee davanti agli elettori». E ancora, «in tutte le democrazie avanzate si fa» il confronto tra i candidati, «perché proprio in Italia non deve avvenire? E proprio mentre l'antipolitica è così diffusa e così furiosa vogliamo alimentarla ancora sottraendoci?». La mossa di Monti, in realtà, sembra dettata dalla necessità di smuovere sondaggi sfavorevoli. E di delimitare il campo di gioco «ai tre principali competitori» lasciando ai bordi Grillo, Ingroia, Giannino, ecc. La dispersione del voto, infatti, danneggia anche il professore che giustifica il recupero del Cavaliere con la sovraesposizione televisiva che sarebbe mancata a lui. La presenza sui giornali e sui social network, che ha caratterizzato la campagna elettorale di Monti, copre un elettorato ridotto rispetto a quello che guarda la tv, spiegano da Scelta civica. E in televisione, grazie anche ai canali Mediaset - «Berlusconi è stato sempre sulla scena», ed è «su quel versante che bisogna recuperare». LADOPPIA SOTTOVALUTAZIONE Il quartier generale montiano è scivolato, in realtà, in una doppia sottovalutazione. Ha dato per scontato l'imILCOMMENTO EMANUELEMACALUSO SEGUEDALLAPRIMA La disputa attorno al ruolo di Sel è solo propagandismo per Monti e per Vendola. Quest'ultimo, è bene ricordarlo, assolve bene da anni un ruolo rilevante di governo in una delle più grandi e significative Regioni italiane. E Vendola fa finta di non vedere che senza il governo Monti, con tutti i limiti che conosciamo, la questione sociale - sì, proprio la questione sociale, che non può essere scorporata dall'insieme dell'economia e dalle condizioni generali del Paese - sarebbe quella che vediamo in Grecia e anche in Spagna. La verità è che in questa campagna elettorale si è cancellata la realtà economico-sociale in cui si trova l'Italia. Non si dice come uscire da una crisi, che si fa sempre più stringente, con una politica che promuove la crescita e l'occupazione. Cosa fare in un Paese che ha perso competitività anche se i salari sono tra i più bassi di quelli che si registrano in Europa. Non basta dire che occorrono riforme: quali? Attenzione, in discussione è la struttura dello Stato che non regge più. Invece si parla d'altro. Non parlo solo del Cavaliere che promette il rimborso dell'Imu, l'abbassamento delle tasse a tutti, i condoni a gogò, un posto di lavoro a chi lo chiede, una passeggiata sul ponte di Messina e, perché no!, una villeggiatura in Sardegna o a Malindi. Che siano stati soprattutto i governi di Berlusconi e Maroni ad affossare questo Paese, sembra ed è un ovvietà. Ma, ancora una volta, i leader del centrosinistra hanno sottovalutato il fatto che in Italia c'è uno zoccolo duro di forze conservatrici che si identificano nella filosofia politica del Cavaliere. Gruppi sociali che sono cresciuti e convivono con l'illegalità, considerata però «legalità» perché imposta da uno Stato e una Costituzione in cui non si riconoscono. Non è il sovversivismo delle classi dirigenti di cui parlava Gramsci: il fenomeno è più diffuso e coinvolge parte del popolo. La sinistra dovrebbe riflettere su questa realtà e avere una politica che non sia solo di denuncia del malcostume del Cavaliere e una invocazione dell'azione giudiziaria. E c'è anche Grillo che sputa su tutto e su tutti raccogliendo consensi che mostrano una impressionante caduta della cultura politica di massa. Anche su questo versante le responsabilità della sinistra sono rilevanti. Se migliaia di giovani seguono, non solo sul web ma nelle piazze, un comico che produce politica predicando l'antipolitica, vuol dire che c'è un vuoto culturale dovuto a un vuoto di iniziative, di lotta politica, di comportamenti esemplari. La campagna elettorale serve anche a segnalare fenomeni e fatti politici, sociali e culturali, su cui è bene riflettere per costruire il futuro. Seguendo questo ragionamento dico che si sottovaluta un fatto di enorme rilievo: è la terza volta che gli italiani sono chiamati a votare con una legge che nega agli elettori un giudizio sui candidati al Parlamento. C'è una democrazia dimezzata: regalo della destra, su cui il centrosinistra non ha fatto una battaglia parlamentare e di massa, con il popolo truffato. Mi ha colpito come il senatore Monti replicando, con una lettera al Corriere, alla critica di Galli Della Loggia sul ruolo dei «notabili» ha giustificato l'inclusione nelle liste del suo movimento-partito di alcune personalità. Non sono «notabili», ha detto, ma intellettuali competenti che ho collocato nella testa di lista. Cioè li nomina deputati. In effetti i «notabili» con metodi discutibili cercano e hanno consensi, cioè voti. Nell'epoca in cui viviamo c'è un notabilato che non fa i conti con gli elettori. Lo stesso criterio ha usato Bersani per un vasto gruppo di persone che non ha partecipato alle primarie. E quelli che vi hanno partecipato non l'hanno fatto per essere, come in Usa, candidati a sfidare in un collegio l'avversario, ma per essere nominati deputati. Il Cavaliere non ha avuto gli scrupoli di Monti e Bersani: ha nominato suoi fans, competenti o ignoranti, onesti o disonesti, ma «a servizio» della causa non solo della destra (il che sarebbe logico) ma di una persona e di Mediaset. E in ogni caso pronti a votare tutto, anche per Ruby nipote di Mubarak. E che dire della lista di Ingroia dove si sono radunati con Di Pietro reduci di guerre perdute? I verdi al verde di elettori, rifondatori del comunismo familiare senza popolo in cerca di nomina. Ingroia con questa armata brancaleone dovrebbe svelare agli italiani, sul piano politico, la «vera storia» della trattativa Stato-mafia. Mistificazioni. Conclusione. I sondaggi e soprattutto la razionalità ci dicono che il centrosinistra, ottenendo il 35% dei voti, avrà con il Porcellum il 55% dei deputati e non si sa quanti senatori. Nella situazione di questo Paese si possono fare grandi e forti riforme con il 35% dei consensi reali? Monti e i suoi amici considerano un successo se toccano il 15%. Il Professore pensa di governare con questi consensi reali? Vuole continuare a giocare con la storiella dei «riformisti che sono a sinistra e a destra» per governare? Non è venuto il momento per Monti, Bersani e Vendola di dire agli elettori come stanno le cose e cioè che l'accordo tra i due schieramenti è obbligato dai fatti e spiegare cosa vogliono e possono fare insieme? VERSOLE ELEZIONI Il premier chiede il confronto tv a tre GIUSEPPEVITTORI Voto centrosinistra ma è inevitabile l'accordo con Monti A una settimana dal voto, Berlusconi raccoglie 2 mila manifestanti al Lingotto di Torino ma sa che non è abbastanza. In una domenica dominata dal forfait di Grillo a Sky, dalla maxi-manifestazione del centrosinistra a Milano e dall'appello di Monti al confronto sul video, il Cavaliere «buca» mediaticamente la tappa. In compenso, da par suo, non lesina battute. «Se martedì Monti, Fini e Casini stanno fuori dalla Camera mi ubriaco» dice, insistendo sul tasto della lista civica intorno al 10%. Replica piccata di Casini: «Perché adesso è sobrio? Avendo visto la sua azione politica negli ultimi mesi, è già abbastanza confuso: altro alcol sarebbe veramente negativo». Ancora più suscettibile Fini: «Berlusconi si è già ubriacato da tutte le sciocchezze che ha detto». In realtà, l'ex premier si è trovato spiazzato dalla doppia concomitanza temporale: il precedente di Grillo a Piazza Castello il giorno prima (20mila persone, mentre l'auditorium del Lingotto ne contiene meno di 2mila) e la kermesse di Bersani e Vendola, con Prodi a sorpresa sul palco. Altra sorpresa è la cancellazione dell'intervista di Grillo a Sky, che comunque porta la stampa a occuparsi del leader del Movimento 5 stelle. Cioè la vera spina nel fianco del Pdl. Se Monti non sfonda, il M5S invece calamita delusi e indecisi che la rimonta di Silvio non ha trascinato di nuovo all'ovile. Questo dicono gli ultimi sondaggi. Pare che Verdini abbia addirittura smesso di mostrarli in giro. Così Berlusconi, davanti alla platea del Lingotto, che si spertica in standing ovation (gli fa pure ballare il «chi non salta comunista è») racconta di aver «sgridato» i referenti azzurri piemontesi (ma chi è rimasto dopo l'addio di Crosetto verso Fratelli d'Italia?) «perché dovevamo andare in piazza anche noi, a noi Grillo ci fa un baffo». Ma come: non ha rinunciato con dolore alle piazze per motivi di sicurezza? Non gli è stato suggerito dal Viminale (che peralBerlusconi: «Se il Professore resta fuori mi ubriaco» FEDERICAFANTOZZI twitter@Federicafan . . . Grillo ha successo perché c'è un vuoto culturale, di comportamenti esemplari, di lotta politica . . . La disputa sul ruolo di Sel è soltanto propaganda per i due contendenti Monti tenta una difficile risalita, in particolare attaccando Berlusconi «ossessivo contro il governo appoggiato per 13 mesi» Per limitare i danni nei confronti di Grillo, accarezza l'antipolitica Ma il Cav è preoccupato: Bersani e Grillo lo oscurano, la rimonta è ferma al palo 4 lunedì 18 febbraio 2013
plosione del Pdl e la possibilità di arare facilmente un terreno che il ritorno in scena del cavaliere ha poi precluso. E si è illuso, poi, che la forzapropulsiva di Berlusconi si sarebbe esaurita lungo la via. Ma il cavaliere, al contrario, non si è risparmiato «e non ha risparmiato le sue bugie agli italiani». Gli ho dato del cialtrone «perché non c'è niente che mi innervosisca come chi rovescia la verità - ha spiegato ieri Monti, intervistato dal SecoloXIX - Ho reagito talvolta con parole aspre essenzialmente quando si è cercato di rovesciare la verità, dicendo che non è affatto vero che nel novembre 2011 la situazione delle finanze e dell'economia fosse precaria. È come dire: tu hai imposto dei sacrifici inutili agli italiani», mentre i cittadini «hanno sopportato i sacrifici con una serietà maggiore di coloro che ora sovvertono la verità». Lontani da quel 20% su cui contavano i centristi montiani. Mentre l'incognita Grillo propone nuovi interrogativi visto che i sondaggisti non escludono dati perfino migliori di quelli registrati in queste ultime settimane e sospettano intenzioni di voto per Cinquestellenon espresse anche se già maturate. Un elettorato composto anche da ex elettori Pdl, quello intercettato da comico genovese. Ed è su quello che tenta di recuperare il professore distinguendosi dai partiti e accarezzando l'antipolitica. A meno di una settimana dal voto il più è fatto, tuttavia. Ma se «lo sfondamento a destra» non è avvenuto i montiani sperano di sostituire la forza ridotta dei numeri con quella delle dinamiche politiche post elettorali. LECONDIZIONIDELPROFESSORE «Se Berlusconi, come sembra assodato, non dovesse vincere - sussurrano dalle parti del professore - molti dei suoi lo abbandonerebbero, sia alla Camera che al Senato. Nascerebbe, così, una zona cuscinetto che rafforzerebbe il centro». Solo una speranza al momento. Ma ieri, dando per assodata probabilmente quella forza virtuale, Monti ha avvertito (senza citarlo) Bersani. «Siamo prontissimi a stare all`opposizione - ha messo in chiaro - Non parteciperemo a un governo che non abbia un forte orientamento alle riforme». Le condizioni del professore per eventuali alleanze (notificate, innanzitutto, al centrosinistra)? Lavoro più flessibile, ridimensionamento della struttura e della spesa pubblica, meno tasse su lavoro, imprese e famiglie. Il senso di responsabilità contro il voto di protesta. Per Rosy Bindi è tra queste due opzioni che si giocherà la partita, in questi ultimi giorni di campagna elettorale. La presidente del Pd, candidata capolista in Calabria, dice che «il fallimento della destra è sotto gli occhi di tutti, soprattutto nel Mezzogiorno», ma che l'avversario da battere, adesso, è «la tentazione che può esserci in tanti elettori di rinunciare, di dire sono tutti uguali, l'idea che non c'è niente da fare e che quindi è meglio astenersi o dare un voto di protesta, di rifiuto, un voto antisistema». Qualcuno può anche pensare di votare Grilloperlanciareunsegnale:nonèlegittimo? «Il problema è che non si darebbe un segnale, si metterebbe a rischio la possibilità di far uscire il Paese dalla crisi di sistema in cui si trova. Io capisco la rabbia, la sfiducia, ma non è con le proposte irrealizzabili o pericolose di Grillo che si risolvono i problemi, con i suoi metodi antidemocratici, con la proibizione ai suoi candidati di andare in televisione, l'idea di sollevare un assessore perché incinta, il rifiuto di farsi porre delle domande». DicecheèperquestocheGrillononèandato in tv? «E perché altrimenti? Il suo modello è Piazza Venezia. Una volta c'era il balcone, adesso ci sono i palchetti, ma cambia poco. Grillo è capace soltanto di parlare a delle piazze che non lo interrogano, di sfruttare per suoi fini personali la rabbia che c'è in tante persone». EperòilPdcosaoffreaquestielettoridelusi, sfiduciati, anche arrabbiati? «Il Pd può legittimamente chiedere di avere fiducia nel rapporto che può esserci tra politica, istituzioni, e cittadini. Perché noi abbiamo dimostrato di essere credibili, perché tutto quello che abbiamo annuncia
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