Perché questo sito

«L’uomo non vive solo di beni e servizi ma della libertà di modellare gli oggetti che gli stanno attorno».

Così scriveva Ivan Illich nel suo libro Convivialità datato 1973. Già quaranta anni fa si avvertiva dunque il disagio provocato dal sistema industriale che ovunque, almeno in Occidente, ha sostituito l’uomo nella produzione di beni e servizi fondamentali. La nascita, l’educazione, l’occupazione di una persona e persino la sua morte sono gestiti dal sistema, che lascia all’individuo scarsa libertà d’azione. Lo stesso vale per i prodotti di cui l’uomo ha bisogno quotidianamente: il cibo, i vestiti, l’abitazione, tutto è affidato a specialisti del settore che possiedono, loro soltanto, le competenze necessarie per la produzione di quei beni.

L’uomo che non deve più occuparsi di preparare il proprio cibo, di cucire i propri vestiti e di costruire la propria casa potrebbe avere un sacco di tempo libero, se non fosse che i beni e i servizi eteroprodotti hanno un costo, per sostenere il quale è necessario trovare un impiego, spesso calato dall’alto e quasi mai scelto con passione.

Ma potrebbe anche andar bene così, c’è chi preferisce stare dietro una scrivania anziché faticare ai fornelli, e accetta di fare di quella scrivania tutta la sua vita: perché, che piaccia o no, dietro quel tavolo è necessario starci seduto otto ore al giorno per, se va bene, cinque giorni alla settimana per undici mesi l’anno e passare così i migliori anni della propria vita.

Il problema sorge nel momento in cui quel sistema, che ha reso l’uomo totalmente dipendente e incapace di fare da sé, va in crisi e non è più capace di garantirgli la soddisfazione dei bisogni primari. In questo caso, l’uomo da un lato può permettersi sempre meno i sempre più costosi beni e servizi del sistema e dall’altro non ha assolutamente idea di come poter fare da sé perché ha perso i necessari “saper fare”.

Riacquistare tali competenze, riprendere il controllo di ciò che si usa, autoprodurre diventano quindi condizioni necessarie per vivere bene.

Ma recuperare un bagaglio di conoscenze sepolto perlopiù coi nostri nonni e bisnonni non è facile, per questo diventa fondamentale la condivisione e lo scambio delle informazioni. La rete è uno strumento indispensabile per far ciò e tanti sono i siti dedicati a questa nobile missione.

Con questo blog vorrei fare la mia parte, seppur piccola. Da qualche anno mi dedico all’autoproduzione: sono partita da cose semplici come lo yogurt e il pane, poi sono passata alle conserve e alle marmellate, i saponi e i detersivi, e insomma, più produci da te, più capisci che il tuo potere d’azione può estendersi molto più in là di quanto immagini. Buona lettura.

2 risposte a Perché questo sito

  1. spacer Sarah scrive:
    24 ottobre 2012 alle 13:22

    Ciao, sono una ragazza di Modica che, come te, si dedica all’autoproduzione.
    Sono vegana da più di un anno e sto approfondendo gli argomenti sulla decrescita e la transizione, a Modica avremo l’ultimo incontro del gruppo di studio la prossima settimana.
    Ogni mercoledì mi trovo a Ragusa per lavoro ma non sempre riesco a liberarmi per raggiungervi al mercatino.
    Sarei felice di conoscerti, forse ci siamo già incontrate al GAS di Ragusa qualche tempo fa, un paio d’anni credo, quando in estate ci offrimmo io e Dario per tenerlo aperto, è come se il tuo nome mi fosse familiare.
    Un abbraccio e complimenti per il sito!

    Rispondi
  2. spacer Simona Canzonieri scrive:
    25 ottobre 2012 alle 00:37

    Sarah!! Che strano, anch’io ho l’impressione di conoscerti già, anche se penso di non averti mai visto. Sarà che tante persone mi hanno parlato di te. Sono contenta che sei finita sul mio sito, e spero che potremo presto conoscerci sul serio. A uno dei prossimi mercoledì dunque! spacer

    Rispondi

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