Ciliegie

Pubblicato il 10 luglio 2012 da Simona Canzonieri

Da qualche anno a questa parte le ciliegie segnano per me l’inizio dell’estate. A partire da metà giugno, un grande ciliegio in fondo alla vigna produce nere e succose ciliegie, di quelle che macchiano le mani e ti lasciano le labbra rosse.

Ci sono gli anni fiacchi, in cui l’albero a stento ti fa assaggiare qualche buona ciliegia dispersa in mezzo alle foglie verdi. E ci sono poi gli anni dell’abbondanza, dell’opulenza sconsiderata, in cui i rami carichi di grappoli sostengono a stento il peso dei propri frutti. Quest’anno è stato uno di quegli anni.

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Come si può reagire a tale spettacolo? Che cosa si può fare davanti a, non esagero, cento chili di turgide ciliegie che aspettano solo di essere colte? Capirete bene che la prima reazione è l’entusiasmo: una contentezza infantile che si trasforma, alla trentesima ciliegia ingurgitata, in vera e propria euforia.

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Ma lo stomaco ahimè è limitato e pian piano alla voracità subentra la nausea. Assieme alla sazietà torna la ragione, e la consapevolezza che per non far sprecare tutto quel ben di dio bisognerà  fare marmellate per molti, molti giorni.

Comincia così il duro lavoro del marmellificatore, la sua giornata è scandita dalle varie fasi del processo: la mattina si raccoglie con tanto di scale, vasche e secchielli. Conviene prendere solo la quantità da marmellificare subito, perché le ciliegie si degradano presto.

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Poi bisogna snocciolare le ciliegie, fase antipatica: presto le mani e le braccia si riempiono di succo appiccicoso, pozze rosse cominciano a crearsi sotto i gomiti; qualche ciliegia ribelle prima di cedere sotto la pressione delle tue dita decide di lasciare il segno, schizzandoti direttamente in faccia parte del suo succo.

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Il provetto marmellificatore di ciliegie non butta i semi e i piccioli perché sa che con i primi si possono ricavare ottimi cuscini per lenire i reumatismi e con i secondi tisane depuranti.

Nel pomeriggio comincia la cottura, due chili e mezzo di ciliegie per volta: le lasciamo cuocere per mezz’ora, poi togliamo le ciliegie lasciando cuocere il succo assieme allo zucchero per un’altra mezz’ora (800 grammi di zucchero per ogni chilo di ciliegie); in questa fase delicata bisogna restare appiccicati al fornello e schiumare in continuazione per evitare che il succo trabocchi dalla pentola. E alla fine rimettiamo le ciliegie e facciamo cuocere per l’ultima mezz’ora.

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Mentre le ciliegie cuociono il marmellificatore, anziché prendere fiato, si dedica al lavaggio e alla disinfezione dei barattoli. Disinfettiamo i barattoli con una goccia di candeggina diluita in mezzo barattolo d’acqua, e poi li sciacquiamo, e ancora e ancora, finché l’odore di candeggina non è totalmente sparito.

Quando la marmellata è pronta bisogna, ancora bollente, versarla dentro i barattoli ben asciutti, in questo modo si creerà subito (o quasi subito) il sottovuoto.

Una volta chiusi bene i barattoli il marmellificatore si può finalmente rilassare, ascoltando il dolce suono del tappo che fa il sottovuoto: “Clach” che sembra dirti “tutto è andato a buon fine”.

Ma una nuova impresa lo aspetta.

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4 risposte a Ciliegie

  1. spacer Nello scrive:
    11 luglio 2012 alle 09:53

    …infine il provetto marmellificatore dà un vasetto del proprio duro lavoro ad amici fidati, che possano comprendere e custodire ciò che si nasconde nel prodotto vegetale e nel lavoro umano spacer

    Rispondi
  2. spacer Maya scrive:
    11 luglio 2012 alle 20:30

    Spettacolo :-Q___

    Rispondi
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