Metal Gear Rising Revengeance

Pubblicato il da G.M.

Non aspettatevi una trama estremamente complessa o indimenticabile, l’avventura inizia cronologicamente dopo Metal Gear Solid 4, e vede semplicemente Raiden impegnato a fermare i piani di una misteriosa compagnia di mercenari chiamata Desperado Enforcement in un turbinio di battaglie ed eventi semi-apocalittici. Eppure in mezzo a questa linea narrativa disossata non mancano i tocchi di classe e le tematiche interessanti, così come molteplici sono i collegamenti diretti ai capitoli “veri” della saga. Il gameplay in un action game hack n’ slash è fondamentale, si tratta dopotutto di un elemento che nella stragrande maggioranza dei casi sorregge l’intera baracca, studiato nei minimi dettagli per essere abbastanza accessibile e al contempo incredibilmente complesso. Tra i Platinum c’è l’uomo che praticamente da solo ha posto le basi per le meccaniche attuali dei giochi di questa tipologia, Hideki Kamiya, ma il contributo di questo geniaccio in Rising è stato purtroppo solo spirituale. Kenji Saito, game director designato, non ha tuttavia buttato all’aria gli insegnamenti del maestro e ha deciso di costruire un sistema di combattimento basato almeno in parte su di essi, anche se sostanzialmente diverso. La struttura è quella vista nei Devil May Cry e in Bayonetta: le combinazioni sono molteplici e mutano a seconda della tempistica dei colpi e della direzione dell’attacco. C’è un sistema di targeting piuttosto preciso che fissa il bersaglio più vicino facilitando l’esecuzione di mosse specifiche sul suo povero grugno, la velocità delle combo è elevatissima, e le manovre difensive richiedono un tempismo notevole, perché i comandi ad esse dedicati garantiscono pochi frame di invincibilità. Proprio nella difesa iniziano a mostrarsi le prime grandi differenze, perché in Rising il principale strumento da utilizzare per evitare di venir fatti a brandelli dai nemici non è la solita schivata, bensì una parata, che costringe a spostare rapidamente l’analogico in direzione contraria al colpo nemico e di premere al volo l’attacco leggero per essere attivata. Le novità non finiscono qui, infatti al posto delle tipiche manovre evasive è stata introdotta la Ninja Run, una corsa acrobatica che permette al protagonista di superare automaticamente gli ostacoli e di spostarsi come un fulmine sul campo di battaglia. Infine, la meccanica più unica dell’insieme e quella che più di ogni altra distingue questo prodotto dalla massa è il Blade Mode, una speciale modalità attivabile con l’ausilio di una barra dell’energia, che permette di rallentare il tempo e tagliare a piacere qualunque cosa ci si pari davanti. La Ninja Run e il Blade Mode sono accorpati al meglio nell’organismo. Gran parte delle boss fight sono state adeguate all’uso della prima, con attacchi ad area poderosi, ma prevedibili e schivabili con una corsetta al momento giusto. L’uso ravvicinato della lama di Raiden è a sua volta ben congegnato, può venir sfruttato per allungare le combo cancellando le animazioni e ha permesso ai programmatori di sbizzarrirsi con combattimenti che ne richiedono l’utilizzo saltuariamente per rendere innocui proiettili giganteschi in arrivo o sferrare un preciso assalto ad uno dei punti deboli del nemico. Raiden è l’incarnazione stessa del personaggio overpowered, un cyborg devastante che può fare a pezzi qualunque cosa si ponga sul suo cammino. Ci sono molti tipi di antagonisti nel gioco, ma selezionando la difficoltà normale la loro aggressività è piuttosto limitata, e qualunque ostacolo viene annullato dalla possibilità di utilizzare la tecnica Zan-datsu per rigenerarsi. Tale manovra permette al nostro eroe di recuperare tutti i punti vita e l’energia della spada semplicemente tagliando un malcapitato nella zona in cui si trovano le sue celle di energia (comodamente visibile grazie a un indicatore che appare durante il Blade Mode), una capacità fin troppo poderosa che rende qualunque scontro nel quale ci siano soldati “leggeri” fin troppo permissivo. Non parliamo poi del Jack The Ripper Mode, uno status che rende il cyborg ninja una macchina da guerra inarrestabile attivabile con il massimo dell’energia, davanti a cui anche il più corazzato dei problemi si disintegra in una manciata di secondi. Verrete letteralmente sommersi da situazioni spettacolari fin dai primi minuti di gioco, grazie a una campagna strutturata a puntino per infilare Raiden in scene gradualmente sempre più iperboliche, intervallate da intermezzi “calmi” solo perché paragonati al resto. Oltre agli immancabili scontri, il team ha voluto inserire brevi fasi stealth dalle meccaniche semplici ma funzionali, e momenti spaventosamente cinematografici dove si assiste ad evoluzioni che farebbero impallidire Dante e Bayonetta in coppia. Il punto più alto della produzione sono però le boss fights, molto ispirate e diversificate, che richiedono almeno in parte strategie specifiche legate alle abilità del personaggio principale. E’ un tripudio di botti, botte ed estro, marchiato a fuoco dai Platinum in ogni sua parte, ma comunque pensato per strizzare l’occhio ai fan della saga di Snake. Sono addirittura presenti degli elementi gdr, con mosse e potenziamenti sbloccabili guadagnando punti nelle missioni, che migliorano sensibilmente sia Raiden che il sistema di gioco. Tecnicamente Metal Gear Rising si difende piuttosto bene, ma il motore grafico ha luci e ombre. I modelli tridimensionali di soldati e comprimari sono estremamente dettagliati e ricchi di verve (il tocco di Shinkawa c’è, ed è sempre magistrale) e le animazioni sono ben fatte, ma le ambientazioni sono molto blande e spesso lasciano a desiderare. Questo è dovuto chiaramente alla elevata distruttibilità degli ambienti, visto che buona parte degli oggetti a schermo può essere fatta a pezzettini tramite Blade Mode. L’effetto è riuscitissimo, ma il fatto che vari elementi principali nelle mappe siano del tutto indistruttibili stona un po’, senza contare che il tagliuzzare del protagonista ha dato più volte vita a qualche curioso bug grafico minore nella nostra prova. Di notevole qualità il sonoro, con una soundtrack esaltante quanto la campagna e doppiaggi di alto livello. Quest’ultima qualità brilla in particolare grazie al gran numero di dialoghi legati al codec, una chicca inserita puramente per i fan di Kojima, ma ben riuscita, che dona ai compagni di Raiden sentiti via radio una certa profondità caratteriale. Metal Gear Rising: Revengeance non è un gioco, è una dose da elefante di adrenalina iniettata in pieno petto, un prodotto completamente folle, esaltato ed esaltante, che è riuscito a divertirci come pochi altri videogame hanno saputo fare. Le mancanze del sistema di combattimento e la longevità non eccelsa della campagna gli impediscono di ergersi tra i capolavori assoluti del genere, ma l’opera dei Platinum merita comunque di venir presa in considerazione da tutti gli amanti dell’azione, perché non teme di eccedere e riesce a lasciare continuamente a bocca aperta con la sua incredibile spettacolarità. Non sarà un Metal Gear puro, ma è un action game con i fiocchi. Non fatevelo scappare.

VOTO FINALE: 9

HOT SPOTS:
Campagna al cardiopalma

COLD SPOTS:
Abbastanza breve

Produttore: Konami
Sviluppatore: Platinum Games
Genere: Azione

 

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