spacer
spacer
Affacciato sul Web dal 1995

spacer Sono consigliere comunale di Torino del Movimento 5 Stelle. Scopri chi sono io e visita il sito della lista.

Dom 17 - 14:36
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione
spacer

Near a tree by a river
there's a hole in the ground

spacer
Ultimi post
16/5Roberto, spizzala piano
12/5Una prova del car sharing
19/3Chi controlla il gioco d'azzardo
12/3Cara Stampa, mi autodenuncio
6/3Di nomadi, cani e immondizia
spacer
Ultimi commenti
insanity workouts Ciao, sono B. il capo politico
p90X doubles Schedule Ciao, sono B. il capo politico
teeth straining Ciao, sono B. il capo politico
.mau. Cara Stampa, mi autodenuncio
D# AKA BlindWolf Cara Stampa, mi autodenuncio
lucano Di nomadi, cani e immondizia
BECHIS TI BECCHIAMO! L’ipocrisia della politica pulita
lucano Speriamo nel buon senso
lucano Speriamo nel buon senso
Mike Ciao, sono B. il capo politico
Tutti i commenti »
sabato 16 maggio 2015, 17:52
VitaDaToro

Roberto, spizzala piano

spacer

Ci sono giocatori di calcio che non sono nè forti nè deboli, sono iconici. E degli anni della rinascita del Toro e dell’avvento di Cairo, dal 2005 al 2009, l’icona è lui: Roberto Stellone, l’attaccante di un solo modulo e una sola mossa, la spizza.

Simpaticamente preso per il culo in tutti i modi, fu trasformato in uno dei protagonisti di una leggendaria campagna di sbeffeggio in rete che a Cairo brucia ancora. Stellone e il Super Tele arancione che gli spioveva sulla capoccia lucida nei contesti più improbabili, insieme a Rosina con la camicia macchiata (non ricordiamo di cosa) e al pluriallenatore maestro di calcio Gianni De Biasi (inspiegabilmente lasciato al Toro dal Real Madrid e dal Manchester United, squadre più adatte al suo rango), restano la foto del Toro entusiasmante e deludente del primo Cairo, societariamente cazzaro come quello di oggi, ma nemmeno vincente sul campo.

Nel frattempo Roberto, passato dall’altro lato della panca, è riuscito in una impresa mica da ridere: portare in Serie A il Frosinone. Alla faccia di tutti, di Gianni Morandi e del suo Bologna dominato due giornate fa, del Catania che doveva ammazzare il campionato e ancora un po’ finisce in serie C, di Lotito e delle sue telefonate che minacciavano il tracollo del calcio se in A fossero arrivate Carpi, Latina e Frosinone (due su tre le ha beccate, quasi ai livelli di Fassino).

Alla faccia delle ironie sulla capoccia lucida che poteva spizzare qualsiasi cosa spiovesse in testa, pure i pianoforti dei cartoni animati, ma in una direzione generalmente a caso e totalmente inutile, Stellone c’è e speriamo che gli facciano godere un giro in serie A anche da allenatore. Lo voglio vedere allo stadio di Venaria, con una squadra di carneadi che tutta insieme non vale un’unghia di Pogba, a spizzare per interposta persona un improbabile gol. Perché il calcio, signori miei, non è bello per le solite partite delle solite quattro squadre che si contendono tutto, ma perché esistono ancora i piccoli miracoli come questo: vedere una città di provincia impazzita per una promozione pazzesca, e Roberto Stellone di nuovo in serie A.

Ehi, tu! Sii il primo a commentare! »

spacer
martedì 12 maggio 2015, 10:50
NewGlobal, TorinoInBocca

Una prova del car sharing

Ieri ho trascorso una bella serata a cena in centro con amici. Alla fine ero in piazza Carlo Alberto; essendo venuto al mattino con i mezzi pubblici, pensavo di tornare con il 13 da prendere in via Po, se non che, secondo l’app di GTT, avrei dovuto attenderlo “solo” 28 minuti; oppure, dopo 18 minuti sarebbe passato un mezzo che mi avrebbe portato alla metropolitana… che però, essendo lunedì, era pure già chiusa.

Fortunatamente avevo ancora un po’ di minuti gratuiti di prova di Car2Go e così ho deciso di provare per la seconda volta il servizio: aperto (faticosamente, sul mio vecchio cellulare sul quale non ci sta nemmeno l’app) il sito, ho scoperto che c’era un’auto disponibile a pochi minuti a piedi, dall’altra parte dei Giardini Reali; così l’ho prenotata e sono andato a prenderla.

Allora, bisogna dire che queste Smart da guidare non sono granché, sembrano un cubo di ghisa con il motore di un Ciao e il freno di una Graziella (ma forse sono abituato troppo bene io con la mia vecchia 147). Peggio ancora il cambio automatico, con cui ogni accelerata è un’agonia; il folle dura diversi secondi e il risultato è uno stile di guida “nonnino col cappello”, per cui sui viali cittadini verrete superati persino da Luca Badoer. D’altra parte, la bassa velocità è tranquillizzante, su un’auto a cui per forza di cose non si è abituati.

La procedura di accensione è all’inizio un po’ complicata; bisogna seguire una serie di schermate sul display, poi trovare la chiave che sta sul cruscotto a destra del display stesso, poi prenderla di lì e metterla nel nottolino che però non sta al volante ma in mezzo accanto al cambio, e lo stesso cambio automatico è meno intuitivo della media. Di sera poi la macchina è buia e la luce nemmeno si accende da sola, in compenso si accende subito la radio a un volume esagerato.

Detto questo, il servizio però è veramente interessante: alla fine io sono arrivato a casa nel momento in cui sarei salito (salvo altri imprevisti) sul 13 in via Po. Da corso San Maurizio a piazza Rivoli ci sono voluti 18 minuti, di cui due abbondanti (euro 0,58) spesi in attesa del verde al semaforo di rondò Rivella, e quasi altrettanti (altri euro 0,58) in attesa di poter girare a sinistra al rondò della Forca. Certo che pagare al minuto ti mette una certa ansia, e in caso di semafori rossi particolarmente lunghi ti fa bestemmiare ripetutamente il nome dell’assessore Lubatti; forse era meglio pagare al chilometro.

Alla fine il viaggio è stato gratis, ma se avessi pagato avrei pagato 5,22 euro; non pochissimi, ma nemmeno così tanti per una serata fuori, magari in due (non di più perché la Smart è biposto). Si tratta dunque di un servizio che si posiziona a metà tra il pullman (che costa molto meno ma va atteso a lungo, è spesso pieno come un uovo e va dove vuole lui) e il taxi (che costa un po’ di più ma ti raccoglie e ti porta esattamente a destinazione, e può ospitare gruppi più grossi); è particolarmente interessante per andare in aree di sosta a pagamento, visto che si lascia l’auto senza dover pagare lo stazionamento, mentre lo è di meno per raggiungere zone imparcheggiabili, dove si rischia di spendere diversi euro per girare all’infinito per parcheggiare.

In particolare, non potendo usare i parcheggi in struttura o comunque protetti da sbarre, non è così facile usarlo per andare in pieno centro, dove i posti su strada sono una rarità; per ovviare a questo problema, sarebbe opportuno predisporre nelle zone più centrali dei parcheggi appositi (vedrò di sollevare la cosa in consiglio comunale).

Adesso devo provare a usare i minuti gratuiti di Enjoy; almeno se ci riesco, visto che sul mio vecchio cellulare l’app non è compatibile e il sito non funziona proprio… Comunque, vale la pena di iscriversi a entrambi i servizi per usufruire delle promozioni di questo periodo, con l’iscrizione gratuita e un bonus di minuti per fare una prova; non si sa mai quando potrebbe tornare utile.

Ehi, tu! Sii il primo a commentare! »

spacer
giovedì 19 marzo 2015, 19:30
Itaaaalia

Chi controlla il gioco d’azzardo

Tra le attività storiche del Movimento 5 Stelle, molto prima di entrare nelle istituzioni elettive, c’è quella di informare i cittadini su quello che accade nelle istituzioni, cercando di permettere loro di formarsi un’idea approfondita delle questioni di cui la politica si deve occupare.

Per questo motivo, negli scorsi mesi abbiamo organizzato un ciclo di incontri dedicato a diversi temi, che si concluderà sabato 28 con le mense scolastiche. L’ultimo incontro, un paio di settimane fa, è stato invece dedicato al gioco d’azzardo e alle sue patologie: un tema di cui la politica si occupa spesso, ma che altrettanto spesso viene ridotto a una serie di slogan o a una dichiarazione di buone intenzioni sottoscritta da tutte le forze politiche, alla quale però non seguono mai le azioni concrete.

Già lo scorso autunno vi avevo raccontato molti dati sulla realtà dell’azzardo a Torino e provincia; questi e altri dati sono finiti poi nel mio intervento, che si basava su questa presentazione che metto volentieri a disposizione. Di questo argomento non impressiona soltanto l’enormità delle cifre in gioco (quasi un miliardo e mezzo di euro di giocate annue solo a Torino città), ma anche l’ambivalenza delle istituzioni che dovrebbero regolarlo e controllarlo.

Alla fine, difatti, con la scusa che bisogna spingere l’azzardo autorizzato per evitare che la gente si rivolga a quello illegale, lo Stato mette più energia nel promuovere l’azzardo che nel tenerlo sotto controllo. L’ente pubblico a cui è primariamente affidata la questione, l’AAMS (Azienda Autonoma Monopoli di Stato), esprime esplicitamente la propria missione come “promuovere il gioco d’azzardo legale”: evitare che la gente comune si rovini non appare da nessuna parte. Idem per la Guardia di Finanza, che parla di “tutelare il mercato e il bilancio statale”.

Il risultato è che lo Stato investe molto poco nella prevenzione degli illeciti e nell’assistenza sanitaria ai ludopatici: i controlli sulla regolarità delle macchinette sono rari e blandi, tanto che gli stessi controllori ammettono che, con un po’ più di impegno, si potrebbe scoprire (per esempio) che sono moltissimi i gestori del gioco d’azzardo che evadono in tutto o in parte le tasse sulla raccolta.

Comunque, per ridurre la quantità di gente che si rovina con l’azzardo la strada primaria è quella culturale. Per quello è ottimo il lavoro di Fate il nostro gioco, un gruppo di matematici appassionati che da anni porta in giro per le scuole una vera e propria simulazione di un gioco d’azzardo, condotta in modo da svelarne i segreti e da far toccare con mano quanto il destino di chi gioca regolarmente sia quello di perdere. Qui sotto vedete il loro calcolo del risultato di dieci milioni di giocate al WinForLife: alla fine, statisticamente avrete perso sette milioni di euro.

spacer

Il M5S si impegna in tutte le sedi per avere regole più severe contro il gioco d’azzardo, contrastando l’azione del governo (l’ultima pensata di Renzi è eliminare i già scarsi poteri che hanno i Comuni per limitare l’installazione delle macchinette); ma, alla fine, l’unico modo di vincere è non giocare, ovvero farlo solo per divertimento, giocandosi pochi soldi come se fossero il biglietto per una serata al cinema o allo stadio. Farlo capire non è facile, specie alle persone non giovani e poco acculturate che sono la clientela privilegiata di questi giochi, e che ne diventano schiave, magari dopo quella buona vincita che quasi sempre illude le persone sulla possibilità di uscirne arricchiti. Eppure, questa finisce veramente per essere, in tempi di crisi, la nuova droga che conquista e rovina gli italiani.

gipoco.com is neither affiliated with the authors of this page nor responsible for its contents. This is a safe-cache copy of the original web site.