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18.3.2013
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Il Papa umile: l'anello petrino sarà in argento
La Kirchner: deve cambiare la Santa Sede
La scelta umile di Francesco. La consegna del sigillo petrino avverrà domani durante la messa di inaugurazione del Pontificato. Alla liturgia parteciperanno 132 delegazioni di Paesi e organizzazioni. Nello stemma il suo motto: "Miserendo atque eligendo"
foto Ansa
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Padre Lombardi ha spiegato che il modello dell'anello era stato dato da Manfrini al segretario di Paolo VI, monsignor Macchi. In questi giorni è stato proposto al Papa dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, Guido Marini, insieme con altri due modelli. Francesco ha scelto quello dell'artista scomparso a 87 anni nel 2004 a Milano.
Sono 132 le delegazioni dei Paesi e delle organizzazioni internazionali che parteciperanno alla messa, ha poi annunciato il direttore della sala stampa vaticana.
Il perché dello stemma - Papa Francesco ha deciso di conservare lo stemma che aveva da vescovo. Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia, uguali a quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi decussate d'oro e d'argento, rilegate da un cordone rosso) . In alto, campeggia l'emblema della Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero. In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l'antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Il Papa in questo modo intende esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe.
Miserando atque eligendo - Il motto è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, il quale, commentando l'episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrisse: "Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me" (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: seguimi). Il motto è un chiaro omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo. Una festa non scelta a caso. Proprio nella festa di San Matteo nel 1953, il giovane Jorge Mario Bergoglio sperimentò, all'età di 17 anni, la presenza amorosa di Dio nella sua vita. Dopo una confessione, avvertì la misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull'esempio di Sant'Ignazio di Loyola. Una volta eletto vescovo, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l'espressione di San Beda "miserando atque eligendo".
Giudici Buenos Aires: "Papa non c'entra con dittatura" - Il presidente della Corte Suprema di Giustizia argentina, Ricardo Lorenzetti, ha ribadito che il Papa "è una persona assolutamente innocente" e che non è stato sospettato di nessuna complicità con le violazioni dei diritti umani commesse durante la dittatura militare dal 1976 al 1983.
Kirchner: "Papa consapevole di dover cambiare" - Si è parlato anche di politica nell'incontro tra il Papa e la presidente argentina Cristina Kirchner. Quest'ultima ha chiesto infatti al Pontefice di "intercedere tra Argentina e Gran Bretagna per agevolare il dialogo sulle Falkland", le isole contese dai due Paesi. "Ho trovato il Papa sereno, sicuro e in pace, ma anche occupato e preoccupato per l'immenso compito della guida per la Santa Sede e per cambiare le cose che lui sa che deve cambiare", ha poi aggiunto la Kirchner.
Sono 132 le delegazioni dei Paesi e delle organizzazioni internazionali che parteciperanno alla messa, ha poi annunciato il direttore della sala stampa vaticana.
Il perché dello stemma - Papa Francesco ha deciso di conservare lo stemma che aveva da vescovo. Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia, uguali a quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi decussate d'oro e d'argento, rilegate da un cordone rosso) . In alto, campeggia l'emblema della Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero. In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l'antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Il Papa in questo modo intende esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe.
Miserando atque eligendo - Il motto è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, il quale, commentando l'episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrisse: "Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me" (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: seguimi). Il motto è un chiaro omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo. Una festa non scelta a caso. Proprio nella festa di San Matteo nel 1953, il giovane Jorge Mario Bergoglio sperimentò, all'età di 17 anni, la presenza amorosa di Dio nella sua vita. Dopo una confessione, avvertì la misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull'esempio di Sant'Ignazio di Loyola. Una volta eletto vescovo, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l'espressione di San Beda "miserando atque eligendo".
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