Fossili del Museo delle Grigne

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Il territorio della Grigna è da sempre noto per i minerali e i fossili che hanno reso famoso il nome di Esino e hanno richiamato nel secolo scorso scienziati di tutto il mondo. Le scogliere calcareo-dolomitiche delle Grigne e delle loro propaggini hanno rivelato una straordinaria ricchezza di molluschi di ogni dimensione. L'Abate Stoppani descrisse nell'Ottocento oltre 200 diverse forme nella sua classica monografia Les petrifications d'Esino: spongiarini, polipi, crinoidi, brachiopodi, lamellibranchi, gasteropodi e cefalopodi. In seguito altri geologi hanno studiato la fauna fossile dei nostri monti producendo una ricca letteratura in proposito. Oggi si ritiene che le specie siano oltre 250.

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I monti della Valsassina furono celeberrimi nel passato per le miniere di ferro che rappresentarono la maggior fonte di materia prima per l'arte armoraria milanese. Le vene più importanti di ossido di metallo vennero aperte nell'Alta Valvarrone a 2000 metri di altitudine. Anche non lontano da Esino, e precisamente nella “Zocca di Cavedo”, fu cavato del minerale di ferro, peraltro assai povero. La siderurgia fu comunque importante ragione di lavoro per la valle, poiché la legna dei ricchi boschi dei nostri monti, in particolare la legna di faggio, veniva trasformata in carbone per i forni fusori e per le fucine.

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Fu tentato in tempi diversi lo sfruttamento di vene di Galena per produzione di piombo e di pirolusite di manganese. Trattandosi però di sacche irregolari non si rivelò utile lo sfruttamento che risultò invece vantaggioso in Valsassina per la Galena Argentifera del Camisolo. Celeberrima fu invece la valle per i suoi fossili che, se non diedero ragione di ricchezza, resero però famoso il nome di Esino, richiamando, nel secolo scorso, scienziati di tutto il mondo, pionieri di quel turismo che sarebbe divenuto nel tempo uno degli aspetti più caratteristici dell'attività del luogo. I marmi neri di Varenna e i calcari di Perledo, ricchi di resti di pesci e di rettili, tra i quali quelli del "Lariosaurus Balsami", grosso lucertolone marino, rappresentano un punto di riferimento negli studi dell'evoluzione di quella specie. Le scogliere calcareo-dolomitiche delle Grigne e delle loro propaggini hanno rivelato una straordinaria ricchezza di molluschi di ogni dimensione. Antonio Stoppani descrisse oltre 200 diverse forme nella sua classica monografia "Les petrifications d'Esino" (che fu la sua tesi di laurea alla Sorbona di Parigi). Spongiarii, Polipi, Crinoidi, Brachiopodi, Lamellibranchi, Gasteropodi e Cefalopodi sono rintracciabili in vari punti della valle. Particolarmente fossilifere sono la Valle dei Mulini, Prada, la Val di Cino, il Pizzo di Cich, la Caravina, il Pizzo della Conca, la Cresta di Rosée. Caratteristiche le forme Chemnitia, Natica, Ostrea, e particolarmente le Ammoniti. Anche le rocce di Agueglio contengono interessanti fossili della successiva età raiblana. Dopo lo Stoppani, altri geologi studiarono la fauna fossile dei nostri monti, dando motivo ad una ricca letteratura in proposito. Oggi si ritiene che le specie siano oltre 250. Il piano che le racchiude ha acquistato il valore di un vero orizzonte geologico che porta il nome di Esino.

Indice

  • 1 Inventario
    • 1.1 Schede digitalizzate
    • 1.2 Elenco generale
  • 2 Bibliografia
  • 3 Articoli correlati

Inventario

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Schede di tutti i fossili del Museo delle Grigne, Inventario redatto per l'allestimento del 1959.

Schede digitalizzate

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