Storie di fughe e incroci a Nordest
Luca Barbieri sulle tracce dei migranti: chi va, chi viene, chi ritorna
di (e.m.)
Curioso: i fenomeni sociali si manifestano, eppure esistono solo quando si mette insieme il puzzle. Sorprendente: un giovane cronista multimediale che non si arresta sulla soglia della notiziabilità quotidiana. Incredibile: una sequenza di storie di gente normale, un'inchiesta global sui veneti (e viceversa), un giornalismo d'altri tempi connesso al Web. Luca Barbieri (classe 1977, redattore dell'edizione locale del Corriere) riversa in un libro l'esperienza tutt'altro che virtuale della "rete" dei migranti al tempo della crisi, non solo economica. A Nord Est di che... (Edizioni La Torre pagine 109, euro 9.90) mette in fila 35 racconti di vite spese lontano, altrove, in un mondo diverso. Padovani e veneti che hanno scelto di andarsene liberi dal mitologico Nord Est. Oppure "extracomunitari" diventati cittadini protagonisti in questo nostro angolo d'Italia. Claudia Cucchiarato è scappata via già 12 anni fa, quando a Casale sul Sile hanno chiuso il panificio per far posto ad un'agenzia immobiliare: «Non solo di mattone si nutre un popolo» scrive nella prefazione. E Fabrizio Tonello, docente universitario che si divide fra Padova e gli Usa, osserva: «In realtà, i personaggi che Barbieri descrive non sono tutti in fuga dall'Italia. Molti ripetono, in un certo senso, il percorso di nonni e bisnonni che andavano a cercar fortuna in Germania, Belgio, Svizzera». Nelle pagine del libro si incontrano "missionari" della solidarietà del calibro di don Dante Carraro, direttore di Cuamm Medici con l'Africa, o dei bancari veronesi Michele e Marinella capaci di costruire un ponte di solidarietà con il Kosovo. E insieme si scoprono le radici di Bassima Awad, Gustavo Claros e Evelyn Bauer Pegoraro che s'intrecciano con un altro Veneto troppo spesso rimosso. Un universo che davvero non ha confini. E giovani di talento che preferiscono traslocare. Come Luigi Cojazzi: dopo l'impegno in Palestina e Colombia, fa base ormai da tre anni a Barcellona. «Se dovessi pensare a una città, la penserei comunque con il baricentro ancorato al Mediterraneo. Questione di atmosfere, sapori, odori. Dal Libano alla Francia va bene tutto». Ecco, a Nord Est rimane il vecchio stereotipo della bea vita che ipocritamente spaccia futuri avariati: «Non mi sorprende che i giovani che ne hanno la possibilità sperimentino cose diverse» chiosa il traduttore-scrittore-viaggiatore che è partito dalla redazione della casa editrice Meridianozero. Silvia Todeschini, 27 anni di Noventa, testimonia invece cosa significa vivere a Gaza ostinandosi a voler restare umani nella striscia di "piombo fuso" di cui quasi nessuno vuol più sentir parlare. Michele Gortan, friulano, è capitano degli alpini in missione in Kosovo: ha costruito molto più dei nuovi bagni della scuola. Laura, giovane mestrina con nonna slovena, trascorre le vacanze in Bosnia con la Fondazione Alex Langer. Ma ci sono anche Barbara Fragogna che al Tacheles di Berlino ha trovato casa per la sua arte, Matteo De Mattia che da Conegliano è finito in Inghilterra e la "squadra" dei sette studenti spaziali del Bo. Un libro curioso e sorprendente, insomma. E Barbieri, alla fine, ricorda Slim Bolousa, marocchino di 26 anni, morto annegato il 6 aprile 2008 sotto il ponte di Voltabarozzo. Non è un'altra storia. Anzi.
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