Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Cinquant’anni fa il Concilio Vaticano II aveva tentato di rovesciare nei fatti il dogma dell’infallibilità papale voluto da Pio IX alla vigilia della breccia di Porta Pia, quando avvertiva la fine imminente del potere temporale della Chiesa. Incoraggiati dalla libertà di dibattito concessa loro da Giovanni XXIII, i padri conciliari osarono proporre una nuova dottrina sul tema controverso del primato papale, già motivo delle divisioni scismatiche insorte fra i cristiani, prima con gli ortodossi e poi con i luterani.
Suscitando lo scandalo della curia tradizionalista, nel documento De Ecclesia si avanzò l’idea di un esercizio collegiale dell’autorità, ridimensionando il papa a primum inter pares. Le conferenze dei vescovi, riuniti per aree geografiche, dovevano avere voce in capitolo sulle decisioni fondamentali della Chiesa alle prese col tempo contemporaneo. Ma non basta. Nel documento Lumen gentium il Concilio Vaticano II riconosceva il sacerdozio universale dei fedeli, chiamando i laici a partecipare della guida della Chiesa e quindi sottraendo potere alla mediazione gerarchica dei preti.
Sappiamo bene che nel mezzo secolo successivo queste deliberazioni conciliari sono rimaste largamente inapplicate. E anzi chi, come il cardinale Carlo Maria Martini, sollecitava l’apertura a una visione orizzontale anziché verticale del magistero, aperta alle domande dei laici pure in materia di sessualità e matrimonio anziché rigidamente dottrinaria, subiva l’ostracismo vaticano.
Per questo, al di là della straordinaria simpatia umana e del programma francescano di adesione alla vita dei poveri, di papa Bergoglio mi ha colpito subito la sapiente innovazione teologica rispetto ai suoi due predecessori. L’avere parlato di sé come vescovo prima che come papa; la richiesta al popolo-sacerdote di benedirlo prima ancora di impartire lui dall’alto la sua benedizione. Lo spogliarsi dai residui segni esteriori di regalità temporale, quali le croci-gioiello (lasciamole alla Madonna intesa come cantante), i paramenti lussuosi, i mezzi di trasporto e il seguito vistosi.
Tutto converge nel delineare un’accelerazione forte e improvvisa dello spirito conciliare dopo gli anni della restaurazione gerarchica, i cui cattivi frutti è stato Benedetto XVI per primo a riconoscere, dapprima con parole di fuoco e poi col gesto inaudito delle dimissioni. Lo so che non bisognerebbe usare questo linguaggio sportivo in materia religiosa, ma non riesco a non vedere nell’elezione così imprevista di Francesco una vittoria postuma del gesuita cardinale Martini. Dalle evidenti scelte di rottura della pompa vaticana già operate da papa Bergoglio, viene più facile spiegarci come mai Martini lo avesse indicato come alternativa a Ratzinger nel precedente conclave del 2005.
Tutto è possibile, a questo punto. Perfino che papa Francesco usi la sua vecchiaia per gettare il cuore oltre l’ostacolo rappresentato dalla crisi della Chiesa, convocando un altro Concilio. O che di fronte al ridimensionamento da lui così fortemente evidenziato del primato papale sugli altri vescovi, dia frutti insperati fino a ieri il dialogo ecumenico con gli ortodossi e i luterani, fino alla riunificazione dei cristiani nella fede comune.
Tendiamo a dimenticarcelo ma nei duemila anni della sua storia la Chiesa ha già vissuto cambiamenti strutturali e dottrinali enormi, così come si è modificato nel tempo il ruolo del papa. Chissà se Francesco…
17 Commenti
Papa Francesco ha suscitato un grande entusiasmo anche in chi, come me, non è praticante.
Vedo però troppe “aperture di credito” condizionate ai “se e quando” farà qualcosa che sia di gradimento a chi lo osserva.
Diamogli tempo ma, soprattutto, non aspettiamoci novità “rivoluzionarie” in fatto di dottrina.
Se farà un po’ di pulizia dove serve e se riavvicinerà il clero alla gente, sarà già tantissimo.
Caro Sergio , ma perché vi sta tanto a cuore il falso problema delle coppie di fatto? Perché non si sposano civilmente? I gay devono aver accesso all’ unione civile ma le coppie di fatto sono irritanti! Si sposino o convivano in allegra libertà e non rompano! A me fanno pena i soli di fatto, i brutti, gli ammalati, i caratteracci che mangiano e dormono soli, gli altri sono dei fortunati che si lamentano a sproposito.
Quando (e se) Papa Francesco esprimerà una posizione favorevole nei confronti del riconoscimento delle coppie di fatto, comprese quelle gay, lo prenderò in considerazione e lo definirò rivoluzionario.
Quando (e se) Papa Francesco deciderà di non esercitare un’indebita ingerenza nei confronti di uno Stato laico, come fatto dai suoi predecessori, lo prenderò in considerazione e lo definirò rivoluzionario.
Quando (e se) Papa Francesco ammetterà la procreazione assistita, il testamento biologico e così via, allora lo prenderò in considerazione e lo definirò rivoluzionario.
Quando (e se) Papa Francesco rinuncerà all’otto per mille, allora lo prenderò in considerazione e lo definirò rivoluzionario.
Quando (e se) Papa Francesco prenderà drastiche decisioni nei confronti degli uomini di Chiesa che si sono macchiati del crimine di pedofilia, allora lo prenderò in considerazione e lo definirò rivoluzionario.
Fino ad allora non mi farò prendere per i fondelli dal suo atteggiamento fintamente bonario e studiato a tavolino e non mi farò abbagliare da comportamenti relativi solo alla forma e non alla sostanza e di certo continuerò a PENSARE CON IL MIO CERVELLO, con buona pace degli sprovveduti che lo acclamano e che al cervello e all’indipendenza di giudizio hanno rinunciato ormai da tempo.
Caro Sergio, alcuni pochi e semplici gesti di Francesco come queste poche parole sono ancora in grado di stupirmi e com-muovermi. “Poca osservazione e molto ragionemento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verita’”. (Alexis Carrel) Ma forse il pregiudizio mette meno in discussione…
Di una cosa si puo’ essere certi : un gesuita non si fa dettare l’agenda dai radical chic.
Si’, infatti dev’essere per quello che anche i gesuiti hanno “coperto” i pedofili.
2000 anni di fallimento nel tentativo anche da parte della Chiesa di trasformare il cristianesimo in una religione dimostrano appunto che il cristianesimo non e’ e non puo’ essere una religione. Nessun rito nei Vangeli e’ creato come nuovo, anche battesimo e cena sono ben precedenti a Gesu’. L’essenza di questa fede e’ forse “la lettera uccide, lo spirito vivifica” per essere pienamente uomini.
E’ interessante un’opinione (di nicchia?) che mi sembra davvero centrata: quella di Curzio Maltese da Enrico Bertolino su “Glob” (si riesce a vedere per 1 settimana, Rai replay)
dal minuto 10,40.
www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?refresh_ce#day=2013-03-19&ch=3&v=192572&vd=2013-03-19&vc=3
Purtroppo non sono ottimista come te caro Lerner. Il concilio vaticano II aveva impresso una svolta essenziale, ma è stato praticamente ignorato. Un uomo solo non può fare tutto.
Lo vedremo alla prova. Intanto potrebbe iniziare con la beatificazione di Don Beppe Diana e di don Puglisi, che sono i veri martiri del nostro tempo, potrebbe avvicinarsi ai tanti preti di strada, che esitono anche in Italia ed incoraggiare e sostenere il loro lavoro……
Ne riparleremo quando, oltre a cambiare la forma (cosa pure importante) farà dei passi più coraggiosi
Beati, Santi, Preghiere, Riti
Un altro Esempio di Forma
chre non intacca la Sostannza
Se la Chiesa è l’unica istituzione che dura nei secoli – 2000 anni sono un miracolo anche dal punto di vista di un non credente- può esser visto come un segno della Divina Provvidenza o come la incomparabile capacità di un’Istituzione di adeguarsi alle contingenze storiche.
Da cattolica mi piace credere alla prima ipotesi, da razionale osservatrice delle umane vicende della Chiesa temo di più la seconda.
Cambierà la Chiesa Gad, senza forse, quel tanto che basta per non essere travolta dalla Storia.
O magari no, magari cambierà veramente e riuscirà a testimoniare quel messaggio di Gesù troppe volte crocifisso in questi 2000 anni.
Ed io prego per questo.
brava Simona
Mutare la Forma
Mantenere e Incrementare la Sostanza
I Fedeli e Non Applaudono Rapiti
???????
Forse che Uno può diventare Una?
Il Gattopardo tutto Sbiancato
oppure
il Rivoluzionario dei Segni?
Un Lettore di laRepubblica scrive:
da
i Segni del Potere
a
il Potere dei Segni
e termina con un AMEN
Sarà veramente così?
Papa Francesco 1° potrebbe dimostrare la sua volontà di vero cambiamento, di rendere la Chiesa Povera, iniziando a rinuinciare all’8 per mille.
Si accettano Scommesse.
la Chiesa ragiona in tremini di secoli , è l’unica istituzione umana con duemila anni di storia
l’ecumenismo è un lavoro seguito da molti Papi durato un secolo
ora ne arrivano i frutti , ma le idee e la volontà erano chiare da sempre
è tutto interessante e foriero di speranza e di futuro
bisognerebbe solo evitare la retorica della sobrietà ostentata che è pari all’opulenza ostentata
un fatto mondano , una moda
il cristianesimo è scandalo contro le mode
nel vangelo bei passi sui lussi che le donne tramite unguenti e profumi elargivano al Signore
sulle nozze tramutate in abbondanza
sul vitello grasso
il pauperismo come l’avidità e l’opulenza sono tutte deviazioni
rispetto ad una vita piena che sà godere dei beni del mondo senza risultarne schiava
Francesco augura buon pranzo ai fedeli della piazza , non buon digiuno e pentimento
Il messaggio d’ Amore verso il prossimo di papa Francesco è molto più interessante di qualsiasi dogma rivalutato e cambiato. Quel ‘forse’ del titolo non mi piace.
Belle e del tutto condivisibili le tue speranze, caro Gad!