La tramvia? Finiamola presto
Parla il presidente degli industriali fiorentini Giovanni Gentile: "un errore non terminare quello che abbiamo cominciato"
di PIetro Jozzelli
No a liste civiche targate Confindustria. Ok all´accordo con i
sindacati per nuove regole di sicurezza sui posti di lavoro. No
alla tassa di scopo. Realistico sì, dopo il no iniziale, alla
fusione Cassa-Intesa. Anzi, possibilità di nuova concorrenza alle
porte, di "riapertura dei giochi" se altre banche si muoveranno in
direzione dell´impresa e di quei gruppi che oggi non considerano
più la Cassa come "propria banca". Infine, sì alla tramvia perché
"la cosa peggiore sarebbe non terminare ciò che si è cominciato".
Quanto allo sviluppo immobiliare della Camera di commercio "avevo
un´altra idea", ma la Camera "ha deciso in modo democratico e
responsabile e a noi preme che le risorse destinate alle imprese
sul territorio non siano intaccate".
Passati sei mesi dalla sua elezione a presidente degli industriali
fiorentini, Giovanni Gentile parla a 360 gradi. Dice che lui e il
sindaco quasi si intendono, nel pieno rispetto dei diversi ruoli,
non si tira indietro davanti alle voci di tensione tra
immobiliaristi e costruttori (cioè tra Fratini e Fusi) ma riconduce
la nomina alla vicepresidenza di Carlo Volpi, uomo di punta del
gruppo Fratini, al posto di Vincenzo di Nardo (Baldassini, Tognozzi
e Pontello), a un normale avvicendamento. Confida molto che i nuovi
uomini (Ferragamo, Bettini etc) che lo accompagnano al vertice di
Confindustria diano il segno di un salto di qualità nella classe
dirigente della città.
Quanto all´ipotesi di un ruolo nazionale per Ferruccio Ferragamo
(nel 2008 si prevede il titolo in Borsa) dice: "Ne ha tutti i
titoli, dipenderà solo da lui".
Presidente Gentile, si è detto dopo la sua vittoria su
Brotini che la città aveva battuto la campagna (l´industriale
calzaturiero ha lo stabilimento a Cerreto Guidi). Altri, più
maliziosi, hanno ipotizzato invece che il gruppo sconfitto nella
fusione Cassa-Intesa, si sia vendicato conquistando via Valfonda.
«La cosa che a me è interessata è stata di dare un segnale chiaro
di cambiamento, di alternanza. Oggi non si è più classe dirigente
per censo, tradizione o benedizione divina. Si diventa classe
dirigente intervenendo in prima persona, sul campo, non solo
lamentandosi ma tirando fuori la testa, fuori dalle mura della
propria azienda e occupandosi della cosa pubblica. Ferragamo e
Fratini, per dire i nomi più noti, hanno accettato di correre la
stessa avventura. Il primo ha la delega della
internazionalizzazione (chiamiamolo il progetto "Firenze e il
mondo"), Carlo Volpi quella su infrastrutture e mobilità...»
Corrono voci che Vincenzo di Nardo e il gruppo Fusi
guardino con qualche apprensione all´arrivo degli immobiliaristi,
loro che hanno rappresentato il versante dei costruttori della
finanza di progetto.
«Non concosco personalmente Fusi, ma so che tra Di Nardo e Volpi
esistono ottime relazioni. C´è stata un´alternanza. Io non sono
dentro i loro affari e non voglio neanche entrarci. Guardi, siamo
qui per 4 anni. Poi, via tutti, cambiare, a cominciare dal
presidente».
Lei era perplesso sulla fusione tra Cassa e Intesa. Ritiene
possibile o auspicabile che il gruppo che si opponeva (appunto
Fratini e Ferragamo) possa cercare altrove, con un´altra banca, un
punto di riferimento finanziario, magari entrando con proprie quote
nella composizione societaria?
«Anch´io ero perplesso sulla fusione. Non era stata comunicata nel
modo dovuto. Ma capisco che la cosa va nella scia dei tempi. E
comunque ora è fatta. Ho incontrato Passera, Salza, Modiano e
Benedetti. I loro impegni sono: più internazionalizzazione, più
servizi, minore costo del denaro, più risorse per l´Ente Cassa.
Hanno parlato di banca innovativa, che finanzia progetti e idee. Se
tutto questo è vero, saremo noi a proporre le cose da fare.
Recentemente io e tutti i neo presidenti di Confindustria abbiamo
incontrato Montezemolo: tema, cosa deve fare Confindustria per
promuovere lo sviluppo delle aziende. Insomma, noi siamo pronti, se
ci sono i partner».
Supponiamo che i soci sconfitti nella fusione si
rivolgessero a un´altra banca, poniamo a Banca
Toscana...
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