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New media, same shit
La solita riflessioncina delle quattro di notte. Ma come, tu alle alle quattro di notte non hai niente da fare che pensare a ‘ste cose? Ebbene no, tantomeno dormire.
Ché uno dice, si adesso arrivano i new media e ti spaccano tutta la concezione tradizionale, con l’informazione capillare che pervade al rete. Beh si, è vero ma sino a un certo punto. Sul blog di Twitter infatti proprio in questi giorni è comparso un annuncio inquietante: la piattaforma si avvale del diritto di censurare singolarmente tweet o addirittura interi profili su richiesta di parti più o meno politiche. Ora, a parte tutti i pensieri possibili stile V per Vendetta del tipo “governi che hanno paura dei popoli” o cose del genere, voglio soprassedere. Considero il fatto da un punto di vista leggermente più esterno: innanzi tutto è tristemente vero quello che scriveva Nicola qualche anno fa. E soprattutto: è lecito dire che i new media rivoluzioneranno, o stanno già rivoluzionando il mondo, quando in realtà poi ci viene imposto un controllo di tipo cautelare dalle aziende che ci mettono a disposizione il servizio?
Morale della favola: come al solito sono fiero del cammino che ho intrapreso, lasciando a Twitter e Facebook solo i miei aggiornamenti effimeri, e postando su un blog le cose veramente importanti e la mia persona. Un blog che è costantemente esportabile in XML, un blog di cui tengo dei backup periodici per non perdere nulla di me, di quello che ho tracciato. L’altro pensiero che mi è venuto in mente è che magari, con Facebook che applica già un tipo di facoltà di censura simile, e Twitter con il suo nuovo meccanismo di autoprotezione alle porte, forse, e dico forse, Google+ otterrà maggiore attenzione, anche se non ne sono certo.
Di sicuro molti storceranno il naso di fronte a un potenziale di questo genere, e anche se il bacino di utenza verrà scalfito in minima parte, Twitter come compagnia ha da stare attenta a quello che fa.
Il meccanismo di censura “su richiesta” di Twitter ce lo spiega in italiano Mariangela Parenti su TechEconomy.
- Tweet! →
A quanto ho capito Twitter già prima eliminava Tweet su richiesta però su scala globale e senza avvertire mntre adesso:
1-) un tweet può essere rimosso per esempio in francia mentre in italia sarà visibile
2-) quando un tweet viene rimosso c’è un link dove si spiegano i possibili motivi
3-) non ricordo il link, lo trovate sul blog di twitter, ma c’é un sito dove saranno
Mostrate tutte le richieste di rimozione che vengono inviate
Sicuramente non è una cosa positiva sopratutto per paesi poco democratici ma meglio di prima sicuramente
La cosa che si spieghino i motivi mi piace molto, ma la censura che viene applicata da un governo è sempre qualcosa che andrebbe abolito piuttosto che (tipo) incentivato.
Il titolo dell’articolo dice tutto in quattro parole, quindi c’è poco da aggiungere.
D’altro canto, la radio la usava sia il regime nazista per far propaganda che la resistenza per trasmettere i suoi “messaggi speciali”.
Da un certo punto di vista, non cambia mai nulla. Nello specifico dei media internet ho anche io abbattuto quasi a zero l’uso di Twitter e Facebook e guardo con cauta speranza a G+.
Ma la grande lezione è sempre quella: non conta tanto lo strumento, quanto la conoscenza. Studiare e capire chiedono tempo, passione e responsabilità.
Saltare i disclaimer sulla privacy richiede solo un click.
C’è da dire che Google fa già quel che ieri Twitter ha proclamato. Per questo credo che Google+ non sia nessuna speranza
Ricordiamoci che parliamo di aziende, non di servizi pubblici. Sarebbe sbagliato aspettarsi che vadano contro le leggi dei paesi in cui vogliono operare e incassare
Dici che anche Google s’è presa in carico di far sparire i post? Hai letto l’EULA?
E infatti era proprio quello il punto, preservarsi e sapersi conservare.
No, mai letto l’EULA, però stando alla EFF Google attua lo stesso comportamento da parecchio tempo:
anche qui lo trovi:
www.google.com/transparencyreport/governmentrequests/
quindi Google fa sparire i post come li fa sparire Twitter, e da un bel pezzo. Per questo dico che riporre le speranze, anche minimamente, in GooglePlus è un una cosa ingenua.
Oltretutto, non so voi, ma io su tutta questa faccenda la penso così:
[tweet https://twitter.com/anonimoconiglio/status/163286837018894336
Beh il tuo tweet è quello che ho riportato nel post più su ;)
La cosa figa di quelle pagine è che Google pubblica anche i report in maniera molto trasparente, hai visto che in Italia abbiamo solo 36 richieste di rimozione e 80 contenuti compliant?
È un indice basso se guardi al complessivo. Stupidità, incomprensione, o libertà d’espressione?
(Sospetto le prime due)
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