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  • Luca De Biase 9:25 am on May 20, 2011 Permalink  

    L’innovazione non si insegna. Ma qualcosa la ispira 

    spacer L’innovazione non si insegna. Non c’è una scuola che possa dire all’innovatore come combinare tecnologie esistenti per creare qualcosa di totalmente nuovo. 

    Non esistono le istruzioni per il montaggio di un’innovazione. Ma le componenti esistenti, la storia delle innovazioni precedenti, le lezioni dei fallimenti e dei successi, possono offrire a chi sente di poter contribuire al processo innovativo spunti indispensabili per andare avanti.
    Conoscere la dinamica evolutiva della tecnologia, per esempio approfondendo la teoria proposta da Brian Arthur con il suo fondamentale libro (La natura della tecnologia), garantisce un quadro interpretativo necessario.
    Gli imprenditori non hanno certo bisogno di chi insegni loro a fare gli imprenditori e gli innovatori. Ma hanno bisogno di cibo per la loro mente e di informazioni che li mantengano sull’onda del processo innovativo portato avanti dall’insieme dei molti soggetti che lo realizzano: perché evidentemente il processo non è individuale ma collettivo. Possono trovare ispirazione in informazioni che probabilmente non sono nate per generare innovazioni, ma che solo gli imprenditori sanno riconoscere come soluzione a un problema. E possono trovare notizie su nuove componenti tecnologiche o nuovi filoni di ricerca che rendono possibile quello che prima non lo era.
    Nella complessità evolutiva della tecnologia, però, gli innovatori hanno un compito che nessuno può insegnare. Il loro compito è trovare un senso nel caos e quindi dimostrare che la loro idea è una soluzione per coloro cui viene offerta. Quando riescono, il loro pubblico si stupisce, a sua volta ispirato: è questo, in un certo senso, l’incanto dell’innovazione.
     
  • Umberto Basso 10:53 pm on April 25, 2011 Permalink
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  • Gigi Tagliapietra 10:36 pm on March 5, 2011 Permalink  

    Muss es sein? 

    Sto provando a riassemblare la conferenza sull’innovazione con la musica di Mahler e faccio e disfo senza decidermi per la soluzione più giusta.

    Ho anche messo gli Ultimi Quartetti di Beethoven come buon auspicio: che c’entra? c’entra perchè nel comporre quest’opera, l’ultima della sua vita (spero non sia il caso mio) Beethoven scrisse musica di grande modernità che i suoi contemporanei rifiutano ma lui sa bene cosa sta facendo.

    Sullo spartito dell’ultimo movimento dell’ultimo quartetto che lui intitola "Der schwer gefaßte Entschluß" (La decisione difficile) scrive: "Muss es sein?"  – Deve essere? – e poi con la musica, dopo poche battute dubbiose risponde "Es muss sein!" Si, deve essere così.

    Già, Es muss sein! Vorrei fare una conferenza lasciando che sia la musica a dire le cose che voglio dire, lasciando che la gente rifletta e non fare io affermazioni che poi se non scaturiscono dal profondo non sviluppano l’effetto motivante che vorrei fosse il risultato di questo lavoro.

    E poi cosa togliere e cosa lasciare in 50 minuti delle due ore e mezza dell’originale?

    Ho appena cassato la sesta, il tema di Alma, i campanacci e i colpi del destino, ieri avevo segato tutta la terza con la forza vincente dell’estate e i lied sia il primo che il Lied Von der Erde, meno di così mi sa non funzioni.

    Adesso la domanda è: i brani che ho scelto li lascio interi o li taglio?

    E poi ci metto i commenti "business" o lascio che la metafora faccia il suo effetto, perché come dico talvolta "Se una barzelletta la devi spiegare, vuol dire che non fa ridere".

    Stamattina ho avuto una goccia di ispirazione (i litri di traspirazione vengono poi) guardando l’intervista di Simon Rattle che parla della sua esecuzione della quarta sinfonia di Mahler, anche quella sonoramente fischiata al debutto: la gente si aspettava un’altra opera grandiosa come la terza e lui fa invece una cosa delicatissima che parla della vita in paradiso vista da un bambino. Non fa ciò che si aspettano che faccia, ma fa ciò che lui sente di dover fare.

    La gente alle conferenze si aspetta slides e affermazioni  e io non ne ho voglia di farne. D’altra parte (senza tentare immodesti paragoni) mica Gesù spiegava le parabole, si fidava che la gente capisse e adattasse anzi, il suo messaggio a mille diverse situazioni, come poi continua ad accadere.

    E poi mi dico che però il mio scopo non è spettacolare e anzi di lasciar perdere i colpi a effetto e di stare con i piedi per terra e motivare chi ascolterà a riflettere su temi precisi e possibilmente incoraggiarli a scoprire la musica di Mahler.

    Mah.

    Muss es sein?

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  • Francesco Sacco 5:10 pm on February 1, 2011 Permalink  

    Una banca dell’innovazione: una grande proposta… 

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    Il premio Nobel per l’economia Edmund PhelpsPremio Nobel per l’Economia 2006 terrà domani a Roma una lectio magistralis nella quale parlerà della Banca Nazionale dell’Innovazione

    Si tratta di un “Fondo dei fondi”, già sperimentato in Israele, che unisce pubblico e privato in un sistema virtuoso di finanziamenti a startup e imprese ad alto potenziale di sviluppo per il territorio.
    In Italia, infatti, sono disponibili milioni e milioni di euro destinati all’innovazione e provenienti da fondi pubblici, ma l’attuale modello di finanziamento pubblico alle imprese innovatrici sembra superato. Ne serve uno nuovo, più intelligente, veloce ed efficace. 

    La cosa meravigliosa è che questa lezione si terrà all' interno dell’evento “Per rifare l’Italia, la grande sfida dell’innovazione“, organizzato da Working Capital alla Camera dei Deputati.
    Evento realizzato in collaborazione con la Camera dei Deputati, l’Ambasciata Americana in Italia e Wired Italia, Palazzo Montecitorio ospiterà anche le parlamentari che hanno già avanzato una proposta di legge bi-partisan sull’iniziativa, ora al vaglio delParlamento: Alessia Mosca (Pd) eBeatrice Lorenzin (Pdl). Con loro gli amici Gianluca Dettori  e Peter Kruger, parleranno delle possibilità e delle modalità concrete di realizzazione di una Banca Nazionale dell’Innovazione qui in Italia. 
    Sarà Gianfranco Fini, presidente della Camera, a introdurre i lavori, ai quali non poteva mancare Riccardo Luna, direttore di Wired Italia, che modererà una discussione intorno agli spunti del discorso di Edmund Phelps, insieme a Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei deputati, Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino, Irene Tinagli, docente all’Università Carlos III di Madrid, Enrico Letta, vicesegretario del Pd,Corrado Passera, AD di Banca Intesa, e Franco Bernabè, AD di Telecom Italia.

    Sarà possibile seguire l’evento in diretta web streaming, oltre che sul live twitting, con l' hashtag #rifarelitalia, in cui sarà possibile porre delle domande ai partecipanti.
    Per le richieste di adesione, basta scrivere all’indirizzocerimoniale.adesioni@camera.it, indicando il proprio nome con data e ora dell’evento. I posti sono limitati.

    La conferenza inizierà alle 10.30 nella Sala della Regina, ma l’ingresso sarà consentito fino alle 10.15 con documento d’identità alla mano.

    Qui qualche dettaglio in più sulla proposta.

     
  • Francesco Sacco 5:10 pm on February 1, 2011 Permalink  

    Una banca dell’innovazione: una grande proposta… 

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    Il premio Nobel per l’economia Edmund PhelpsPremio Nobel per l’Economia 2006 terrà domani a Roma una lectio magistralis nella quale parlerà della Banca Nazionale dell’Innovazione

    Si tratta di un “Fondo dei fondi”, già sperimentato in Israele, che unisce pubblico e privato in un sistema virtuoso di finanziamenti a startup e imprese ad alto potenziale di sviluppo per il territorio.
    In Italia, infatti, sono disponibili milioni e milioni di euro destinati all’innovazione e provenienti da fondi pubblici, ma l’attuale modello di finanziamento pubblico alle imprese innovatrici sembra superato. Ne serve uno nuovo, più intelligente, veloce ed efficace. 

    La cosa meravigliosa è che questa lezione si terrà all' interno dell’evento “Per rifare l’Italia, la grande sfida dell’innovazione“, organizzato da Working Capital alla Camera dei Deputati.
    Evento realizzato in collaborazione con la Camera dei Deputati, l’Ambasciata Americana in Italia e Wired Italia, Palazzo Montecitorio ospiterà anche le parlamentari che hanno già avanzato una proposta di legge bi-partisan sull’iniziativa, ora al vaglio delParlamento: Alessia Mosca (Pd) eBeatrice Lorenzin (Pdl). Con loro gli amici Gianluca Dettori  e Peter Kruger, parleranno delle possibilità e delle modalità concrete di realizzazione di una Banca Nazionale dell’Innovazione qui in Italia. 
    Sarà Gianfranco Fini, presidente della Camera, a introdurre i lavori, ai quali non poteva mancare Riccardo Luna, direttore di Wired Italia, che modererà una discussione intorno agli spunti del discorso di Edmund Phelps, insieme a Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei deputati, Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino, Irene Tinagli, docente all’Università Carlos III di Madrid, Enrico Letta, vicesegretario del Pd,Corrado Passera, AD di Banca Intesa, e Franco Bernabè, AD di Telecom Italia.

    Sarà possibile seguire l’evento in diretta web streaming, oltre che sul live twitting, con l' hashtag #rifarelitalia, in cui sarà possibile porre delle domande ai partecipanti.
    Per le richieste di adesione, basta scrivere all’indirizzocerimoniale.adesioni@camera.it, indicando il proprio nome con data e ora dell’evento. I posti sono limitati.

    La conferenza inizierà alle 10.30 nella Sala della Regina, ma l’ingresso sarà consentito fino alle 10.15 con documento d’identità alla mano.

    Qui qualche dettaglio in più sulla proposta.

     
  • Marco 11:22 am on February 1, 2011 Permalink  

    Banca dell’ Innovazione 

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    Il premio Nobel per l’economia Edmund Phelps, Premio Nobel per l’Economia 2006 terrà domani a Roma una lectio magistralis nella quale parlerà della Banca Nazionale dell’Innovazione.
    Si tratta di un “Fondo dei fondi”, già sperimentato in Israele, che unisce pubblico e privato in un sistema virtuoso di finanziamenti a startup e imprese ad alto potenziale di sviluppo per il territorio.
    In Italia, infatti, sono disponibili milioni e milioni di euro destinati all’innovazione e provenienti da fondi pubblici, ma l’attuale modello di finanziamento pubblico alle imprese innovatrici sembra superato. Ne serve uno nuovo, più intelligente, veloce ed efficace.
    La cosa meravigliosa è che questa lezione si terrà all’ interno dell’evento “Per rifare l’Italia, la grande sfida dell’innovazione“, organizzato da Working Capital alla Camera dei Deputati.
    Evento realizzato in collaborazione con la Camera dei Deputati, l’Ambasciata Americana in Italia e Wired Italia, Palazzo Montecitorio ospiterà anche le parlamentari che hanno già avanzato una proposta di legge bi-partisan sull’iniziativa, ora al vaglio delParlamento: Alessia Mosca (Pd) e Beatrice Lorenzin (Pdl). Con loro gli amici Gianluca Dettori  e Peter Kruger, parleranno delle possibilità e delle modalità concrete di realizzazione di una Banca Nazionale dell’Innovazione qui in Italia.
    Sarà Gianfranco Fini, presidente della Camera, a introdurre i lavori, ai quali non poteva mancare Riccardo Luna, direttore di Wired Italia, che modererà una discussione intorno agli spunti del discorso di Edmund Phelps, insieme a Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei deputati, Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino, Irene Tinagli, docente all’Università Carlos III di Madrid, Enrico Letta, vicesegretario del Pd, Corrado Passera, AD di Banca Intesa, e Franco Bernabè, AD di Telecom Italia.
    Sarà possibile seguire l’evento in diretta web streaming, oltre che sul live twitting, con l’ hashtag #rifarelitalia, in cui sarà possibile porre delle domande ai partecipanti.
    Per le richieste di adesione, basta scrivere all’indirizzo cerimoniale.adesioni@camera.it, indicando il proprio nome con data e ora dell’evento. I posti sono limitati.
    La conferenza inizierà alle 10.30 nella Sala della Regina, ma l’ingresso sarà consentito fino alle 10.15 con documento d’identità alla mano.

     
  • eugenio prosperetti 4:00 pm on September 23, 2010 Permalink  

    Il Tribunale di Madrid: Youtube non puo’ controllare i contenuti prima della pubblicazione. 

    Google oggi annuncia che e’ uscita una sentenza del Tribunale di Madrid

    che da ragione a Youtube nella causa promossa da Telecinco per contestare il fatto che i video su Youtube debbano essere filtrati in quanto materiale soggetto a diritti d’autore e opere dell’ingegno.

    Il Tribunale motiva che Google/YT non puo’ effettuare controlli ex ante, cioe’ prima della pubblicazione.

    La sentenza e’ interessante in quanto ripropone il problema affrontato in Italia da RTI/Youtube (con esiti diversi).

    A mio avviso da questo infinito dibattito si esce entrando nell’ordine di idee che uno streaming di materiale che puo’ essere visualizzato in mille modi e su mille piattaforme diverse non risponde ai requisiti che la legge stessa (ANCHE LA NOSTRA) prevede per far scattare la protezione del diritto d’autore.

    Qualcuno carica un pregiato film d’autore su YT a bassa risoluzione.

    E’ tutelata l’opera del direttore della fotografia? Come si fa a dire che sono rese le luci nella maniera giusta? Chi controlla la resa cromatica?

    E’ tutelata l’opera del compositore della colonna sonora? Chi controlla la resa dell’audio?

    E’ tutelata l’opera del regista? Forse e’ stato addirittura alterato il fattore di forma dell’inquadratura!

    O, se non lo e’ stato, magari chi lo vede lo carica su un cellulare che lo altera…

    L’opera dell’ingegno e’ qualcosa che ha una forma definita, un supporto, scelte dell’autore fisse e che l’utilizzatore e’ in grado di conoscere e rispettare.

    YT propone un magma di contenuti in molti versatili formati.

    Occorre trovare un modo per fissare i formati e far capire quali contenuti hanno formale tutela (magari pagata dall’advertising) e quali contenuti sono materiale fruibile per creare nuove opere.

    ._

     
  • eugenio prosperetti 8:04 am on September 16, 2010 Permalink  

    Ho dedicato una mezz’ora ai miei dati personali 

    Ieri avevo, insolitamente, mezz’ora di tempo.

    Ho pensato di dedicarla a proteggere i miei dati. E’ una attivita’ a costo zero che raccomando di fare a chi vuole tenere la diffusione dei propri dati sotto controllo.

    Prima di tutto ho aperto il browser (ne uso due diversi: l’operazione va fatta per ciascuno).

    Ho cercato su Google "Google Opt-Out" e ho scelto Google Adwords Opt Out Plugin. E’ il Plugin che disattiva la rilevazione da parte di Google dei dati da comunicare agli inserzionisti pubblicitari per il sistema AdWords.

    Se avete Firefox o Internet Explorer potete scaricare il Plugin che si installera’ dopo il riavvio del browser.

    Non occorre fare altro. (non premete "disattiva" altrimenti vanificherete l’installazione).

    Safari ha una funzione simile incorporata (a meno di non abilitare i cookies).

    Sono poi entrato nel mio Google Account e ho cercato, dopo aver fatto il Login, "Google Dashboard".

    Il Google Dashboard e’ un utilissimo cruscotto da cui si ha una visione dei dati di base che sono all’interno del Google Account. Ad esempio della cronologia delle nostre ricerche fatte dopo aver fatto il login su Google. Consiglio di dare un’occhiata. Dopo aver dominato la sorpresa, con un tasto nella parte superiore dello schermo, se volete, sara’ possibile eliminare quei dati da Google. Naturalmente, chi ritenga utile mantenere quei dati presso Google, per ricevere offerte e servizi personalizzati e altro, potra’ non farlo.

    L’eliminazione sospende anche l’archiviazione della cronologia.

    Dunque: il plug-in dovrebbe avere effetti sulla raccolta dei dati anonimi (quelli raccolti senza fare il login sul Google Account) e la impostazione del dashboard dovrebbe aver effetto sulla raccolta dei dati consensuali. Alla fine di queste operazioni i nostri dati dovrebbero essere piu’ sotto il nostro controllo rispetto alla raccolta palese di Google. Rimagono da chiarire alcuni aspetti circa i trattamenti di quanto gia’ raccolto ed il dibattito e’ in corso.

    Rilevo anche che la situazione con altri soggetti (Facebook, Yahoo, ecc.),  a fronte di temi e problemi simili, sembra essere meno trasparente nel senso che non sono ancora stati approntati strumenti di gestione dei dati a disposizione dell’utente sofisticati come quelli utilizzati da Google.

    Sarebbe benvenuto al riguardo un codice etico comune. ._

     
  • simone righini

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