I vip televisivi italiani su Twitter. Le mie classifiche (aggiornate al 11\01\12)

gen 12, 2012 7 Commenti da Cinzia Bancone

Mercoledì 11 gennaio 2012, per fare un punto da cui poi ripartire, ho preparato una ricerca panoramica sullo scenario dell’utilizzo di Twitter da parte dei protagonisti della tv italiana. Per ogni personaggio ho segnalato il numero di followers, la data del primo tweet, il numero totale dei tweet, e i giorni totali della presenza su Twitter. Con un calcolo facilmente intuibile ho voluto rilevare il numero medio di tweet scritti ogni giorno da ognuno dei personaggi. Il risultato è abbastanza sbalorditivo! Già che c’ero ho segnalato anche la modalità di utilizzo in forma percentuale, sul panel di analisi. Faccio notare che tutti questi dati (calcolati manualmente) sono aggiornati a mercoledì 11/01/2012 e che ho voluto inserire tra i conduttori\presentatori anche un illustre agente di personaggi tv, Lucio Presta (mi è sembrato significativo il suo uso del mezzo). Per qualsiasi annotazione, segnalazione di fake, non esitate a segnalarmelo nei commenti. Grazie. A voi le riflessioni!

I VIP TV PIU’ SEGUITI (agg. 11/01/12)

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I VIP TV PIU’ ATTIVI (Media di tweet giornalieri. Agg al 11/01/12)

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I VIP TV IN TWITTER E I MODI DI UTILIZZO (agg. 11/01/12) (Rif. panel sopra)

PROMO: promozione ed auto-promozione di programmi ed iniziative. CONFIDENTIAL: uso amicale del mezzo, comunicazioni “confidenziali” con i follower. INTRATTENIMENTO: cosidetto “cazzeggio”. LINK BLOG: link a contenuti sito \ blog

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VIP TV ASSENTI DA TWITTER (agg. 11/01/12)

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Mi scuso per la qualità dei grafici ma la voglia di condividerli era superiore al tempo a disposizione!

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Lost in Google. Una web series originale

dic 03, 2011 7 Commenti da Cinzia Bancone

Di tutte le web-series italiane che circolano in rete, una in particolare mi ha colpito: Lost in Google. Dalla premessa, non è la solita brutta copia di successi americani con trame intricate thrilling o il tormentone tanto in auge dello stagista inascoltato. E’ una meta-web-series. Una serie interattiva che nasce in rete, parla della rete alla rete, e si sviluppa grazie alla rete. A parte giochi di parole, è un progetto di TheJackall, un gruppo indipendente di giovani video-maker campani che su You Tube lancia virali comici e satirici (dal 2006 ad oggi le views del canale sono oltre i 6 milioni).

Lost in Google è la storia di un ragazzo che, provando a digitare in Google, la parola “google” viene risucchiato dal motore di ricerca. Nell’anticamera del motore di ricerca, ad accoglierlo trova  Claudio Di Biagio (Web-celebrity NONAPRITEQUESTOTUBO e regista di Freaks, The series) che lo aiuta a capire dove si trova, il magico mondo del web. C’è il porno, c’è Belen nuda, ci sono le ricerche a nome Berlusconi e i gattini campioni di views in You Tube.

La storia la costruiscono gli utenti. Il protagonista, Ruzzo Simone, chiede aiuto per riuscire a tornare indietro. Un tutorial associato spiega come e dove scrivere i commenti e i suggerimenti e le puntate si svilupperanno sulla base dei commenti più interessanti.  L’idea è finalmente originale, l’operazione furba. I personaggi sono succubi e manovrati dagli utenti pur restando nella parte, il racconto permette una lettura ed un discorso critico e ironico sul mondo del web, la colonna sonora è molto accattivante, e il fatto di aver associato a titolo e trama la parola “google” mi fa pensare ad una furba operazione di posizionamento sul motore di ricerca stesso.  Per ora è disponibile solo la puntata 0 e il primo episodio (ad oggi 106.000 views). Alfredo Felco di The Jackall mi ha detto che sperano di avere una web celebrity per ogni episodio. Stiamo a vedere…

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Twitter. Sapremo meritarcelo?

nov 20, 2011 14 Commenti da Cinzia Bancone

spacer Noi italiani siamo un popolo straordinaerio, giusto per citare un’ultima volta il dimissionario Premier. Ci esaltiamo e ci affliggiamo sempre allo stesso modo: mandando tutto in vacca! Quando le cose vanno bene scendiamo in piazza, quando dovremmo scendere in piazza ci piazziamo davanti al pc. Ora, forse il vento sta cambiando, non mi sentivo così “italiana” da prima del ’93, anno in cui ho stabilito che l’espatrio era l’unica via (vedi Tangentopoli).

Sento arrivare un venticello di sobrietà: i volti avvizziti dei soliti politici non inquinano più l’aria, in tv si urla di meno e la fine del porno-ventennio ci profila un futuro un po’ più “tecnico” e tenue. Anche sul web (ottimo osservatorio dello Zeitgeist) il venticello cambia e Facebook comincia ad ammuffire anche da noi. Restano i bimbominkia con la smania di condivisione e like, ma si affievoliscono i giovanilismi dei miei coetanei. L’uso di Facebook si ridimensiona alla diligente comodità di lanciare eventi e dialogare con amici lontani e fan, mentre la pancia del paese trasloca su Twitter. In un anno, gli utenti sono passati da meno di un milione a 2 milioni e 400 mila, una primavera italica!

Twitter però non è Facebook. Il cazzeggio non basta. Seppur in 140 caratteri, lì devi cercare di dire qualcosa, devi comunicare e soprattutto piacere alla gente che piace. La gang più cool è composta da Fiorello, Jovanotti, Facchinetti, Nicola Savino, quelli che tirano, quelli che raccolgono e si palleggiano le masse di follower in attesa di risposta.  A breve l’onda arriverà, quei 22 milioni di facebooker italiani impareranno ad usare il microblog e tutto sarà community, flusso di frasi senza confronto, appalti di hashtag da trending topic e regnerà un’oligarchia di fonti che faranno opinione pubblicamente, sfondando in tv e sui giornali, affannati in coda al trenino del webtrott.

Una grande platea alimenterà questo nuovo filo-opinionismo di pochi. Perchè in Twitter non conti senza follower, non esisti se non fai tendenza. Il vecchio amico Facebook che ci faceva sentire importanti nelle nostre bacheche, circondati dalle attenzioni di amici e conoscenti riesumati, è già over. Twitter è il mondo intero, strumento rivoluzionario, occasione eccezionale per abbeverarsi ad un’internazionalità che è luce dal cielo, contro il buio del provincialismo della nostra medietà mediale.

Ogni popolo elegge i suoi eletti. In America, Demi Moore e consorte radunano più follower di Obama. In Medio Oriente, coi tweet ci hanno abbattutto le dittature. E noi che ci faremo? Ognitanto mi fermo a pensarci. 140 caratteri erano pochi per dirlo!

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R.I.P. Steve Jobs

ott 06, 2011 Nessun commento da Cinzia Bancone

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