Potrei iniziare ricordando quanto questa donna abbia rappresentato per molti versi una congiunzione unica e trasversale tra gli anni ’80 e i ’90. Potrei continuare con i ricordi che mi vengono in mente se digito nel campo di ricerca “Whitney” e “Houston” tipo mia cugina che costringe tutto il parentado ad ascoltare la sua indecorosa e straziante versione di I Will Always Love You al karaoke tarocco comprato al mercatino di Via Leonardo da Vinci; o quel brutto film che tutti guardammo quell’anno, con Kevin Costner che aveva il mondo nelle sue mani e invece no; o ancora Fiorello e Paola Barale, svariati anni dopo, a fare ancora quella penosa gag della botta sulla schiena. Piuttosto, io Whitney Houston voglio ricordarla così:
5 Aprile 1986. Antenne 2 trasmette il programma di punta del sabato sera, Champs-Elisées. Il conduttore Michel Drucker (più o meno l’equivalente del nostro Pippo Baudo) fa entrare Whitney Houston e la presenta a Serge Gainsbourg, vachement stravaccato sul divano. Serge Gainsbourg è completamente ubriaco e inizia ad allungare mani e blaterare deliranti frasi senza senso in cui infila parole a casaccio come Reagan e Gorbaciov. Whitney abbozza una risata che equivale più o meno a un garbato Mi Fai Pena. Gainsbourg a quel punto dice quello che molti ubriachi dicono di fronte alle belle donne: I want to fuck her (tra l’altro come se lei non fosse presente). Whithey, la nostra bella, bellissima e sobria Whitney, reagisce con la grazia che solo quella pettinatura cotonata poteva regalarle: WHAAAT? Il conduttore minimizza: No no no no no, ha detto che sei carina. Gainsbourg: ma quando mai, ho proprio detto che voglio scoparmela. Il pubblico sghignazza, il conduttore non sa più che dire. Gainsbourg inizia allora ad accarezzare la testa di Whitney come fosse un cagnolino recalcitrante e lei, la nostra bella, bellissima Whitney non crede ai suoi occhi: Oh my goodness! Finisce a imbarazzo: Scusa Whitney, YOU KNOW, a volte Serge è un pochino ubriaco. Whitney: YES, I KNOW.
Ciao Whitney, ti ricorderemo sempre così, serenamente altera, mentre ti prendi gioco di Serge Gainsbourg e, quindi, di tutti i francesi. Resta in pace.
Tag: Coccodrilli, francia fa media, I will always love you, Michel Drucker, morti, music makes the people, Serge Gainsbourg, Whitney Houston
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“Come mai il «popolo del Web» (esecrabile espressione), che ogni giorno si lamenta perché il copyright, a suo dire, danneggia la circolazione delle idee e della conoscenza (insomma, vorrebbe scaricare tutto gratis: film, libri, canzoni, articoli), s’indigna così clamorosamente appena si accorge che uno «ruba» una battuta dal Web?”
AldoG si pone una domanda legittima, ragionando da un punto di vista, così diciamo, tradizionale, logico, lineare. In teoria, è vero, c’è uno scarto tra questi due atteggiamenti antitetici. In pratica c’è un aspetto che andrebbe posto al centro di ogni riflessione sul popolo del web (esecrabile espressione?). E cioè la Fede Profonda che il popolo del web possiede in se stesso: quella superiorità morale e autocertificata verso qualsiasi cosa il popolo del web faccia, pensi, scriva, decida. Soprattutto in opposizione a chi e a cosa non fa parte del popolo del web. Il popolo del web, tautologicamente parlando, è nel giusto. Il popolo del web sta sul web perché sul web c’è la massima libertà d’espressione. Il popolo del web può dire MUORI a un cantante che non gli piace. Il popolo del web è meglio della televisone che guarda, della musica che ascolta e dei libri che legge. Il popolo del web non riesce a spiegarsi perché certa gente abbia successo, denaro e fama e lui no. Il popolo del web sa che la vita non gli ha dato (ancora) quello che lui meritava e così, in attesa che Mondadori (al limite anche Sperling&Kupfer) lo chiami per supplicarlo di pubblicare il bellissimo libro che lui, il popolo del web, è destinato a scrivere, ecco, il popolo del web passa il proprio tempo a setacciare gli errori di ortografia di Repubblica o le castronerie del Tg1, facendo screenshot e aprendo photoshop e lanciando memi e via spugnettandosi, di retweet in retweet. Il popolo del web è l’unica vera sentinella dell’Equo e del Dovuto: la battuta l’ho pensata io per primo, chi ti credi di essere per andare in televisione e nemmeno citarmi?
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Tag: le grandi polemiche di tfm, Social Network, Twitter
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E quindi siamo già a ‘Ehi ma tra cinque giorni è Sanremo!’. Sì, lo so, l’hype è un po’ quello dell’edizione condotta da Olimpia Carlisi e Daniele Piombi, ma, come ben sappiamo, Gianni Morandi è in possesso di strani poteri a noi sconosciuti. Se l’anno scorso ha fatto il botto malgrado imbarazzi a getto continuo che manco Edwige Fenech e Andrea Occhipinti, allora tutto è possibile. Certo, bisogna vedere come si alzerà al mattino quell’uomo uomo di 74 anni (Adriano Celentano, lo facevamo più giovane, vero?) e cosa sarà capace di combinare Loredana Bertè (noi auspichiamo un uso contundente di Macy Gray nei confronti del primo che passa, tipo Gigi D’Alessio, ciao Mimì) ma insomma l’importante è partire col piede giusto. Qualcuno sa quando Elisabetta Canalis farà il suo cameo?
Sanremo Social 2012. Una volta si chiamavano Nuove Proposte, poi Nuova Generazione. Noi continuamo a chiamarli GIOVANI. Approfittando del fatto che le canzoni dei GIOVANI non sono inedite (se è per questo anche alcune dei cosiddetti Big, ma se non è un problema per loro, figuriamoci per noi) e rinvigorendo una robusta tradizione tieffemmina (“Non riconosceremo altra vincitrice all’infuori di Nina Zilli” e invece fu Tony Maiello), parliamo un po’ di questi Benedetti GIOVANI di Sanremo.
Dopo la scrematura che tanto ci deluse (Gianni, gli Skills!), sono rimasti otto artisti divisi in Uomini (2), Donne (4) e Gruppi (2), connotati da una forte centromeridionalità che speriamo non farà loro difetto. Novità di quest’anno: è possibile votarli, anche *in questo momento*, per determinare “l’ordine di apparizione nella seconda serata”. Per capire se votarli, come votarli, quando votarli, e al grido di ABBIAMO I VOTI DA 0 a 10 USIAMOLI, ecco a voi le pagelline degli otto giovani che per me, se erano solo quattro, era meglio:
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Tag: Alessandro Casillo, Bidiel, Celeste Gaia, Dana Angi, Elisabetta Canalis, Erica Mou, Gianni Morandi, Gigi D'Alessio, Giulia Anania, I Giovani di Sanremo Social, Io ho sempre voglia, Loredana Bertè, Macy Gray, Marco Guazzone, Sanremo 2012
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Qualche diciamo giorno fa. Sono a Milano, di passaggio, tra un treno e l’altro. Non sapendo che fare, entro nella libreria della stazione. Quando non so che fare io entro sempre in una libreria, anche quelle che non sono nelle stazioni. Comunque, questa libreria della stazione di Milano è molto grande, ben 3 piani, addirittura (o forse sono due, boh).
Bene, premesso che io sono uno di quelli che i libri li tocca e li annusa, giuro, quindi magari se vedete uno che chiude gli occhi e fa quella cosa di frrrrrr scorrere a tutto spiano il pollice sulle pagine e sotto il naso, beh, ecco quello non è un maniaco, sono io.
Insomma arrivo al reparto MEDIA, il quale reparto MEDIA, come avrete capito da come si chiama questo blog, è uno dei miei preferiti. Il reparto MEDIA nelle librerie non è sempre uguale, a volte c’è il sottoreparto SOCIOLOGIA, a volte il sottoreparto COMUNICAZIONE, cose così. Nella libreria della stazione di Milano no, solo MEDIA.
Tra gli autori esposti, il mio amico Derrick De Kerkhove, quel giovanotto tutto pepe di Zygmunt Bauman e poi Maurizio Costanzo. Il libro di Maurizio Costanzo che sta nella sezione MEDIA (uno di quelli rivolti in bella mostra verso i clienti, come a dire ECCOMI ECCOMI) si chiama Preferisco i cani (e un gatto). Prendo il libro in mano, apro una pagina a muzzo e leggo che un giorno, ecco, Maurizio aveva un problemino di salute (una tachicardia, una qualcosa ai reni, adesso non ricordo di preciso) e insomma Maurizio e Maria hanno questo cane (Cassio, può essere?) che proprio nei giorni in cui Maurizio stava male, anche lui, il cane dico, si era preso lo stesso acciacco (forse non era la tachicardia, ora che ci penso: i cani soffrono di tachicardia?). Ecco, un’esperienza empirica ai limiti dell’umano, che dimostra, secondo Maurizio, che i cani sono davvero delle gran belle persone.
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Tag: Barbara D'Urso, I Cani, I Libri e le Librerie, Il Sole, le grandi polemiche di tfm, Maurizio Costanzo, Mondadori
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Domanda: qual è il ringrazio per non essersi persi una puntata di questo carrozzone di gente che bene non sta, otto anni di cupe cupezze, ammazzatine, stragi e stragine, ubriacature e Meredith Grey? Risposta: 8×13, If/Then, vero e proprio p’tit cadeau che Shondona ha voluto fare ai piccoli e grandi fans, solo per loro. Eh già, perché tutto era pieno di ganci e strizzatine d’occhio che solo chi ha urlato almeno tre volte in vita sua l’espressione MEREDITH OH C’MON MA CHE CAZZO FAI poteva cogliere. Gli ascolti non sono cresciuti, anzi, ma è stato tipo (ho detto tipo!) una di quelle puntate della sesta stagione di Lost (quella che la mia amica Esseppina dice non essere mai esistita, ce la sognammo, sì, fu sogno, e anche bello). Insomma un flashsideway in piena regola, io mi aspettavo di vedere sbucare da un momento all’altro Juliet la dottoressa o Desmond e la sua lacca e invece niente. Però nell’universo parallelo c’è gente ancora viva, ah beh.
Osservazioni sparse di Grey’s Anatomy 8×13:
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Tag: Cristina e la sua piastra in tv, Fringe me fa una pippa a due mani, Grey's Anatomy, Karev rovina sempre tutto, Lost dove sei, Meredith ora è tonta, Universi Paralleli a se stessi
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Cosa c’è di meglio di un bel po’ di sano blogging duemilacinqueduemilasei per iniziare la settimana?
Ehi amici, c’è una canzone scema che ti trase nella testa e non se ne esce più. La tristitude, Oldelaf.
La tristitude è quando un tuo amico ti chiama per aiutarlo nel trasloco, quando ti scelgono per fare il portiere a pallamano, quando ti chiamano ‘signore’ per la prima volta nella tua vita. Ma soprattutto quando devi “conjuguer «bouillir» au subjonctif pluriel”.
Se come me hai riso vedendo questo video, o meglio ancora canticchierai questa canzone tutto il giorno, allora il post avrà avuto un senso. Se invece alzerai a uncinetto le sopracciglia dicendo Che cretinata, buon per te, sei ancora immune dall’umorismo francese che ci fa tanta tenerezza.
Note:
Oldelaf è fissato col congiuntivo, bravo Oldelaf
Tag: francia fa media, La Tristitude, Oldelaf
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Diciamo la verità, del Super Bowl non ce n’è mai fregato niente. L’interesse (relativo) degli ultimi anni, frutto di tutta questa contemporaneità che ancora qualcuno si ostina a negare, è legato in sostanza a tre cose: quante stecche prenderà la gente chiamata a intrattenere (non c’è solo Mdna, anche Kelly Clarkson che canta l’inno), quanti capezzoli guizzeranno improvvidi e gli spot.
Proprio dando un’occhiata ad alcuni degli spot costati millebillioni di dollari ho avuto un lampo. Pepsi Cola. Presente quando vi dicono che quel personaggio che voi credevate morto in realtà è ancora vivo? Ecco, Pepsi Cola, o Pèssicòla. Credo di non aver mai bevuto un goccio di Pepsi in vita mia, se l’ho fatto è successo in epoche in cui facevo molte cose buffe e non ero autosufficiente. Pepsi Cola. Se penso a Pepsi Cola mi vengono in mente Michael Jackson, Michael Jackson che prende fuoco (l’inizio della fine), e tutta la sfiga associabile alle parole Britney e Spears. Quindi non solo Pepsi è ancora viva ma fa ancora gli spot in cui ribadisce quella cosa Noi Pepsi Voi Coca Cola. Madonna:
Comunque,tra quelli visti il più azzeccato mi pare questo:
Tag: Kelly Clarkson, Madonna anzi Mdna, Pepsi Cola, Super Bowl
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