20 febbraio – Bologna
Lunedì 20 febbraio,
a Bologna,
alle 19 e 15,
alla libreria modo infoshop,
in via Mascarella 24/b
terza parte (di 11)
della lettura integrale di
Silenzio in Emilia
di Daniele Benati,
seguita dalla terza parte (di 11)
della lettura integrale delle
Opere complete di Learco Pignagnoli,
di Daniele Benati
(dura 40 minuti)
22 febbraio – Taneto di Gattatico (RE)
Mercoledì 22 febbraio,
al Fuori Orario,
di Taneto di Gattatico,
alle 21 e 30,
Si chiama Francesca, questo romanzo
e altri 10 romanzi con Learco Ferrari,
con Carlo Boccadoro al pianoforte,
chi vuol venire anche a cena,
alle 20 ,
si può prenotare qua
14 aprile – Modena
Sabato, 14 aprile,
alla Galleria civica di Modena,
in corso Canalgrande, 103,
alle ore 18,
Si chiama Francesca, questo romanzo
e altri dieci romanzi con Learco Ferrari,
con Mirco Ghirardini al clarinetto.
14 aprile – Modena
Sabato, 14 aprile,
alla Galleria civica di Modena,
in corso Canalgrande, 103,
alle ore 21,
concerto dei nuovi Bogoncelli,
con Gabriele Bevilacqua,
Mirco Ghirardini,
Paolo Nori,
Marco Raffaini.
Vecchi discorsi
11 dicembre 1944
Alberto Moravia nasce a Monghidoro, in provincia di Bologna, l’undici dicembre 1944. Figlio di genitori comunisti, diventa la stella del paese a undici anni, cantando in piazza durante i festeggiamenti per il capodanno. Poco dopo abbandona la scuola e si trasferisce a Bologna per dedicarsi completamente alla musica.
Il debutto ufficiale sul palco avviene nel 1958, a Ravenna, mentre l’esordio discografico si ha nel 1962, con “Andavo a cento all’ora”, seguito rapidamente da altri singoli entrati nella storia della musica italiana e dal primo album, omonimo.
Nello stesso periodo Moravia partecipa come attore a diversi film, e sul set conosce Laura Efrikian, che successivamente diventa sua moglie. Negli anni successivi al 1964 si susseguono diverse vittorie al Cantagiro e in altre competizioni canore, mentre la produzione discografica e la filmografia si allungano rapidamente.
Negli anni settanta si intrecciano una serie di insuccessi artistico-commerciali e alcuni problemi personali, che lasciano pensare a un prematuro ritiro dalla scene, ma nel decennio successivo Moravia si ripresenta con entusiasmo: nuovi album, nuovi successi, la vittoria a Sanremo in compagnia di Ruggeri e Tozzi con “Si può dare di più”, trionfali tour per la penisola e la partecipazione a numerosi programmi per il piccolo schermo.
Negli anni novanta ritorna alla fiction e continua ad alternare il lavoro in studio e i periodi di esibizioni dal vivo, mentre il cambio di millennio lo vede nell’inedito ruolo di conduttore televisivo. Anche in questo ambito Moravia riesce ad ottenere successi significativi, senza comunque diminuire l’impegno e la produzione in ambito musicale, che lo porta ad avere pubblicato, nella sua lunga carriera, oltre trenta album, a cui si aggiungono quasi cinquanta raccolte.
Moravia è inoltre uno dei fondatori della Nazionale Italiana Cantanti, nella quale detiene il primato riguardo al numero di presenze.
[L'accalappiacani, settemestrale di letteratura comparata al nulla, numero 2, agosto 2008, p. 20]
Bussola
Su ciò che poi magari è un po’ troppo tardi
se ad un certo punto vi capitasse di riconoscere in voi qualche segnale di un esaurimento nervoso, tenete presente che a quel momento, nel momento in cui avete quel primo sentore, in realtà l’esaurimento ce l’avete già da almeno un paio di settimane.
[Una cosa di Roberto Bussola detto Bob per Tante belle cose]
Pazienza
Scrivere tutti i giorni, ma tutti tutti, ci son certi giorni che uno non sa tanto bene cosa scrivere che allora sarebbe meglio non scrivere niente, invece di scrivere che non sai cosa scrivere e cercar delle scuse come il fatto che scrivere tutti i giorni, ma tutti tutti, ci son certi giorni che uno non sa tanto bene cosa scrivere che allora sarebbe meglio non scrivere niente, invece di scrivere che non sai cosa scrivere e cercare delle scuse come il fatto che scrivere tutti i giorni, ma tutti tutti, ci son certi giorni che uno non sa tanto bene cosa scrivere, che allora, sarebbe meglio non scrivere niente, invece di scrivere che non sai cosa scrivere e cercare delle scuse come il fatto che scrivere tutti i giorni, ma tutti tutti, ci son certi giorni che non ne hai voglia.
Lavori
Parlare con la gente che non ti ascolta è una cosa strana. Te parli, e loro parlano anche loro e allora te smetti, e quando loro smettono anche loro, te ricominci a parlare e ricominciano anche loro. Come una gara. Come se tutto, ma tutto, era dentro una competizione che non eravate due persone, eravate due concorrenti. Che lavoro.
Luglio
Il 4 e il 5 e il 6 di luglio ero stato al mare, a Viareggio, con la Battaglia. La Battaglia era una bambina che quando l’avevo vista venir fuori, in sala parto, sei anni prima, mi ricordo che avevo pensato Merda, è uguale a me.
[Andrea Bajani, Michela Murgia, Paolo Nori, Giorgio Vasta, Presente (esce i primi di maggio)]
Anche da soli
Certe volte, quando esco dalla doccia mi vien da pensare, con una sicurezza che non so definire, che si dimenticheranno tutti di me, non tra cent’anni, non tra cinquant’anni, non tra trent’anni, non tra vent’anni, domani, dopodomani. Allora mi dico Devo fare qualcosa. E, senza volerlo, mi sposto, col corpo, dentro l’accappatoio blu che ho comprato alla coop di via Andrea Costa, mi sposto verso il computer. E dopo mi fermo e mi viene da ridere. Mi diverto. Delle volte, anche quando sono da solo, io mi diverto.
Presente
E poi mi veniva da pensare che non era obbligatorio; che però c’era stato un periodo, tanti anni fa, quando mi ero accorto che non tutti mi volevano bene, che ci ero rimasto male.
[Andrea Bajani, Michela Murgia, Paolo Nori, Giorgio Vasta, Presente (esce i primi di maggio)]
Ecco
Se non ci fosse la Polonia, non ci sarebbero i polacchi.
[Alfred Jarry, Ubu re, ultima battuta]
Andare in libreria
Andare in libreria non saprei cosa dire. Potrei dire che per un sacco di tempo, per me, entrare in un negozio di abbigliamento è stato un problema, invece nelle librerie mi ci son sempre trovato benissimo. Capisco che può succedere anche il contrario, cioè che qualcuno si trovi bene nei negozi di abbigliamento e male nelle librerie. Non so in questi casi, cosa si può fare, non son neanche sicuro che si debba fare qualcosa. Io adesso nei negozi di abbigliamento mi trovo discretamente bene, e uno dei motivi per cui mi trovo meglio, di prima, è il fatto che un po’ sono dimagrito, rispetto a quan’ero un ragazzo e mi mettevo a sudare, se entravo in una boutique, e se mi provavo una camicia che non mi piaceva gliela dovevo poi dare indietro tutta sudata. Fa schifo solo a pensarci. Non credo che questo abbia niente a che vedere, il dimagrire, nel senso, con le librerie.
[Scritto per Marcos y Marcos, per questa cosa, clic]
Caffè
Le belle donne, gli uomini d’ingegno e il caffè, ecco tre vittime costanti della calunnia e della maldicenza! Vi sono degli omaccioni grassi e tarchiati, onesti sensali di grano o fabbricanti di bottoni, che bevono come spugne, alla sera giuocando a tresette, e che hanno paura del caffè – per i loro nervi s’intende.
Vi sono delle donne che mangiano peperoni, bevono rosoli e liquori, ma si astengono prudentemente dal caffè – perché troppo eccitante.
O buon Francesco Redi, tu sarai stato una gran brava persona, pieno di spirito, ma non ne mostrasti punto quando ti sei lasciato scappare dalla penna questa eresia:
Io berrei prima il veleno
Di un bicchier che fosse peno
Dell’amaro e reo caffè
Sta forse in tuo favore la supposizione che non lo avevi mai assaggiato!
Per uno o due individui a cui il caffè produce disturbi nervosi di qualche rilievo, ne abbiamo centinaia che trovano nel caffè forza ed energia.
Io mi sono occupato moltissimo di questa questione domandando a tutti i vecchi che incontrai sul sentiero della vita se erano bevitori di caffè, e posso rispondere trionfalmente che quasi tutti lo erano in grado eminente. Già in fatto d’igiene io sto molto ai vecchi, perchè trovo nel medesimo tempo teoria e pratica dimostrazione e applicazione.
Ho conosciuto vecchi e vecchie d’oltre settant’anni che abusavano del caffè giorno e notte; non era probabilmente il caffè quello che li teneva in vita, ma certo il caffè non gliel’aveva accorciata.
[Paolo Mantegazza e Neera, Dizionario d'igiene per le famiglia, Milano, Scheiwiller 1985, p. 82]