Dentro c’è anche la panna. E visto che il mondo ha smesso di segnarla nella lista della spesa (oddio, orrore, no dico… la panna?!), diciamolo subito così, eventualmente, cambiate blog: all’occorrenza, capita di farne buon uso. Crema di latte, panna fresca, quella che trovate nel banco frigo del supermercato… e comunque di panna ce n’è una e tutte le versioni light, pastorizzate, da cucina, di soia, proprio non ci riguardano. Questione dibattutissima ai miei corsi di cucina, ma se serve precisare che con la panna fresca possono farci la pallina montata per la cioccolata calda, ma pure i rivoli densi da gratinare sulle lasagne della domenica… ca va sans dire, le precisazioni ridondanti sono nettamente nel mio stile. Salmone e patate. Un must della cucina del nord Europa e, come spesso succede quando ci sono di mezzo io, i piatti iniziano a girarmi intorno in maniera quasi opprimente, come per spingermi a dire la mia sull’argomento. La pizza all’irlandese del posticino del cuore sotto casa, il crostone di pane di segale con patata al cartoccio grossolanamente schiacciata e salmone sottilissimo rigorosamente marinato in casa (io che, per lavoro, invento bruschette senza salumi), l’insalata nordica dell’ora di pranzo (il nome fa molto InsalataRicca, ma così ci capiamo al volo), mancava il piatto caldo nel senso del pasto casalingo, di quando fuori tutto tace e anche se sono passate le 22 da un pezzo, ti convinci d’esser rientrata presto e ti metti ai fornelli. Per cenare insieme. E credo sia tutta colpa di mia madre, questa cosa di far esistere l’ora della cena a tutti i costi, ormai non potrei riuscirci quotidianamente, ma appena posso mi dò da fare e mi ci rifugio. Invece il salmone, più che una certezza, fa parte della famosa categoria “o lo ami o lo odi”. Come tutto ciò che brilla di una verve tutta sua… forse un po’ difficile da capire. Però potrebbe anche succedere che un giorno lo tolleri e un altro no. Un giorno ti sconvolge il palato e il giorno dopo storci il naso solo a sentirne l’odore… io sono del secondo filone, non lo amo, non lo odio, ma posso andarci anche molto d’accordo perché so cosa può darmi. Energia, un gusto difficile da etichettare per cui da scoprire… ed una serie infinita di giochi di consistenze e cotture. Senza dimenticare le salsine d’accompagnamento che, già da sole, certe volte varrebbero il giro. In questo caso, è un salmone quasi suddito. Nesuna pungenza e nemmeno eccessi di sapidità. Panna e patate fanno il loro dovere, la vellutata risulta delicata e avvolgente… e c’è voluto il fresco carattere del Verdicchio dei Castelli di Jesi, Conti di Buscareto (2010) per enfatizzare, spingere e riconciliare. Per chi odia il salmone a giorni alterni e il sacro Verdicchio tutta la vita.
Vellutata di salmone e patate
per due:
1 filetto di salmone da circa 350 grammi
2 patate medie
100 ml di panna fresca
1 spicchio d’aglio
olio extravergine d’oliva
sale
pepe rosa
un ciuffetto di aneto fresco
Lavare le patate, pelarle e tagliarle a cubetti. Spellare il salmone e tagliarlo a pezzetti eliminando eventuali lische. In una casseruola, scaldare 4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva e rosolarvi l’aglio. Eliminarlo a doratura avvenuta e aggiungervi le patate. Mescolare un istante per insaporirle nell’olio e coprirle con dell’acqua calda, circa mezzo litro. Cuocerle finché risulteranno morbide, unite quindi il salmone e la panna già intiepidita. Amalgamate con cura, lasciate insaporire e frullate tutto con il minipimer. Correggere di sale e pepe, profumate con l’aneto e decorate con rivoli di panna. Servire caldo.
3 Commenti
Kartoffelpuffer |
Caesar Salad al Salmone (con blue cheese dressing:-) |
Patate croccanti fuori, morbide dentro… |
Gravlax svedese via Hande, la turco-tedesca che insegna a bere italiano. |