Lidia Ravera
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Il migliore dei padri
ieri sera è morto mio padre. Io non c’ero. Come sempre. Non ci sono mai. Mi ha telefonato Floricica, che da nove anni lo cura e lo ama. Ero a Milano, io. Avevo presentato un mio libro. C’erano anche i miei figli, il maschio, che abita per ora lì. La femmina, che abita in Texas ma passava per Milano. E mimmo, il mio compagno di sempre. Ero con loro. Ero con alcuni amici, che l ‘editore di quel libro, aveva invitato per me. Mio padre stava benissimo. A mezzogiorno mi aveva telefonato per farmi gli auguri. Capitava che fosse il mio compleanno, le disgrazie non vengono mai sole. C’era, era vivo, mio padre. E poi, all’improvviso, non c’era più. L’ho visto sta mattina, tornata in affanno a Roma. L’ho guardato. Con il vestito da sposo e il profilo di cera. Ha il naso come il mio. Cioè: io ho il naso come il suo. Brutto. Il brutto naso delle barzellette sugli ebrei. Eppure era un bel vecchio,magro e rastremato, con grandi occhi gialli, la barba a pizzetto e un pomo d’adamo acuminato, che danzava deglutendo saliva. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo, guardandolo, a trovare nessun cattivo ricordo. Era un uomo di una bontà assoluta, totale. Un’idiota. Un non attrezzato per la vita. Non ricordo un solo momento in cui abbia fatto pesare su di me, bambina o ragazza, qualche sua fatica di adulto, qualche suo malumore. E adesso, che sono quasi vecchia anch’io, so quanto costa, censurarsi con i figli, per non appesantire le loro dissennate allegrie. Per preservare la leggerezza dei principianti dalla fatica della vita vissuta. L’unico ricordo che ritorna ossessivamente è uno dei primi, vivido per averne ascoltato il racconto. Quando avevo quattro anni , un giorno,nessuno riusciva a trovarmi, in tutta la casa. Ero, e lo scoprirono per caso, chiusa nell’armadio a muro della camera da letto matrimoniale, abbracciata alle sue giacche. Le annusavo estatica. In attesa che tornasse dall’ufficio. Io lo so, che a 92 anni, quasi 93, è naturale morire. Ma non so darmene pace.
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Un abbraccio a te, Lidia cara.
S’io fossi padre (”com’ io sono e fui”), augurerei alla mia amata figlia di vivere nel modo migliore il pezzetto di storia che abbiamo percorso assieme. Con pazienza, tenacia, leggerezza ed amore.
Cara Lidia,
come ti capisco… ho appena perso il mio, non troppo vicino. Sao Paulo. Solo 91 quasi 92 anni - Ora sono in Brasile per il lato “burocratico”. Anch’io non c’ero quando è partito, fragile vecchio circondato dal verde immenso di quel grande paese. Anche a me manca e mancano i tanti, troppi, anni che non ho passato con lui. Avrei voluto conoscerlo meglio.
Un abbraccio forte e a presto, spero.
Jacques
mi dispiace, sentite condoglianze
sentitissime condoglianze. coraggio!
Un caro abbraccio e grazie per le tue parole sul papà.
Ti abbraccio forte forte. Lo sai.
Leggo le tue parole e guardo la foto del mio grande papà, morto a quasi 93 anni come il tuo, meno di due anni fa. Anch’io ero come innamorata di lui e l’assenza mi fa male, un male quasi fisico. Mi piacerebbe che tu parlassi ancora di lui con noi, di questa figura così importante per noi figlie. La morte di un genitore non è mai “naturale”. Ti sono vicina con affetto vero. Ciao Lidia!
Coraggio cara Lidia, non c’è mai pace per la perdita dei genitori che li si sia amati o odiati sono lì, sono parte di noi, per sempre…Anche se non ci conosciamo ti abbraccio con affetto “virtuale” ma non meno reale.
un abbraccio. pa
Lidia carissima….. ho lunghe braccia che ti possono abbracciare anche da qui….ti stringo forte.
Le tue parole hanno rinnovato la mia ferita…la ferita di una bimba che ha vissuto tutto ciò a 12 anni.
Lunedì mia figlia era con te in quella libreria di Milano…. un triangolo femminile …. energia positiva che spero ti sia arrivata e che continui ad aleggiare per darti conforto.
un abbraccio, Lidia cara. Un giorno, se fosse possibile, ti parlerò del mio che non mi è mai stato padre e che non sono riuscito a piangere quando morì.
Sentite condoglianze! Ti siamo tutti vicini!
Non so se abbracci sconosciuti servavo.Ti invio il mio, sentito.E sconosciuto.
Un abbraccio anche da me, cara Lidia.
Molti di noi, purtroppo, sanno cosa significa perdere un genitore e forse entrambi. Senza di loro ci si sente sradicati, a qualunque età.
Mio padre, un uomo bello e allegro, è morto prossimo ai settandue anni. Purtroppo Ho conosciuto il prima, il durante e il dopo, questo dopo che negli anni rimane ancora e sempre un dopo. E ti sono vicina, con affetto.
queste sono le circostanze nelle quali ognuno prova il suo dolore, quello che non è condivisibile, quello che ci stringe in una profonda solutidine; non ci sono parole che consolano, porteremo dentro noi sprazzi di ricordi da rivivere negli anni futuri, orfani di quell’amore che ci ha “lasciato”. un abbraccio affettuoso cara Lidia, patri
Mi hai commosso e in questa commozione sento tutto il tuo dolore.
Le persone che amiamo non se ne vanno,passano solo nella stanza accanto.E a volte basta poco per sentirle di nuovo vicine.
Ti abbraccio forte
Marta
Ti darai pace Lidia, di sicuro, e saprai trasformare in tenerezza e dolcezza questo grande dolore.
Hai avuto la fortuna di avere un padre del quale non riesci a ricordare difetti e che quindi ti ha lasciato bei ricordi.
Io non ho avuto questa fortuna: mio padre non era assolutamente “cattivo”, semplicemente non c’era, mai.
E, ormai sono vent’anni, io non penso mai a lui o quasi mai e ogni tanto penso che non lo penso mai e allora sto un “pochino” male.
Quindi forza e coraggio Ravera!
cara, a me e’ morta mia figlia, neonata, lei non ha avuto la possibilita’ di vivere, neppure un anno.
DATTI pace, tuo padre ha avuto una vita ed una figlia di cui era sicuramente orgoglioso
auguri
ricordalo sempre cosi:
“Era un uomo di una bonta’ assoluta, totale. Un’idiota. Un non attrezzato per la vita.”
siamo rimasti in pochi, la gente e’ sempre piu’ meschina.
Cara Lidia,
il dolore di un genitore che ti lascia, ti accompagna per tutta la vita, ma ti assicuro, anche quello di un genitore che non c’era anche se presente.
Però chissà per quale strano motivo, oggi che non c’è più riesco a sognarlo buono e gentile come non è mai stato e come lo avrei invece voluto.
Almeno,forse a te tutto questo non è mancato:abbraccia questi bei ricordi e cammina ancora stretta a lui.
Con affetto sincero
Mi permetto di postare alcune parti di una poesia di Borges. Leggendola ho pensato che poteva esserle di conforto.
La vecchiaia (è questo il nome che gli altri le danno)
può essere il tempo della nostra felicità.
L’animale è morto o è quasi morto.
Rimangono l’uomo e la sua anima.
Vivo tra forme luminose e vaghe
che non sono ancora le tenebre.
Questa penombra è lenta e non fa male;
scorre per un mite pendio
e assomiglia all’eternità.
Tutto questo dovrebbe intimorirmi,
ma è una dolcezza, un ritomo…….
…tante cose.
Adesso posso dimenticarle.
Arrivo al mio centro,
alla mia algebra, alla mia chiave,
al mio specchio.
Presto saprò chi sono.