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Montale
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Diossina dall'inceneritore, due condanne

Un anno e sei mesi e 30mila euro di multa per Giorgio Tibo e Maurizio Capocci, all'epoca presidente e responsabile dell'impianto
29/02/2012 - 21:18
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Si è concluso con la condanna dei due imputati, il processo di primo grado sui fatti del 2007, quando all'inceneritore di Montale (Pistoia) si verificò lo sforamento di sostanze tossiche, con fuoriuscita di diossina.
 
Condannati ad un anno e sei mesi (pena sospesa) e 30 mila euro di ammenda l'allora presidente del Cis, gestore dell'impianto, Giorgio Tibo, e Maurizio Capocci, responsabile dell'impianto. I due imputati, in solido con il Cis, sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali, al risarcimento dei residenti costituitisi parte civile (in tutto una quarantina) ai quali andranno 1.000 euro ciascuno, e al risarcimento di Legambiente, 400 euro, che si era anch'essa costituita parte civile.
 
Una sentenza in un certo senso inaspettata, dato che il pm Riccardo Bastianelli al termine della sua requisitoria lo scorso 13 febbraio aveva chiesto l'assoluzione dall'accusa dello sforamento di sostanze tossiche nei confronti di entrambi gli imputati, mentre per il solo Capocci aveva chiesto la condanna a nove mesi di reclusione per non aver spento l'impianto dopo l'avvenuto sforamento.
 
"Una sentenza che crea un precedente importante e un monito per i gestori del Cis", ha aggiunto l'avvocato Federico d'Angelo, che insieme ai colleghi Erica Battaglia ed Elena Di Salvio ha rappresentato i residenti costituitisi parti civili. Nessun commento invece dai legali dei due condannati, l'avvocato Cecilia Turco per Tibo e l'avvocato Andrea Niccolai per Capocci.
 
Le difese avevano sostenuto che, rispetto all'accusa di sforamento, non esisteva nessuna colpa perché l'evento era da attribuire all'inadeguatezza dei carboni. La vicenda suscitò molta apprensione in zona.
 
Successivamente all'evento Asl e Arpat avviarono un'indagine, durata tre anni, i cui risultati sono stati presentati a dicembre del 2011. L'indagine confermò che i terreni dell'area circostante l'inceneritore di Montale sono inquinati, ma che la responsabilità non può essere imputata al solo impianto di via Tobagi, dato che ci sono anche altri fattori responsabili dell'alterazione ambientale come l'autostrada A11, il traffico e altre fonti di contaminazione. 
Fonte: ANSA
 
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