Prezzi di terminazione delle chiamate mobili: perché sono tanto alti in Italia?

By
Luca De Biase
on March 1, 2012 5:30 PM
| Permalink | Comments (0) | TrackBacks (0)
Perché i prezzi di terminazione delle chiamate mobili sono tanto alti in Italia? Il fatto che siano elevati lo dimostra un grafico dell'Ocse appena uscito, basato peraltro su dati del 2011. Il paper dell'Ocse osserva che la mancanza di competitività nel mercato tende a mantenere i prezzi troppo diversi a livello internazionale. Le raccomandazioni dell'Ocse indicano la necessità che i governi intervengano a migliorare la competitività dei mercati, innalzare la consapevolezza dei consumatori, alimentare la trasparenza nei livelli dei prezzi.

spacer

Termination rates in USD across the OECD on 5 May 2011 (Source: OECD)

Lucio Dalla

By
Luca De Biase
on March 1, 2012 4:12 PM
| Permalink | Comments (0) | TrackBacks (0)
Da giovani, si piangeva e si sorrideva a sentire Lucio Dalla. Sembrava lontano, perché era troppo bravo e diverso; sembrava vicino, perché era un vero artista. Quelle emozioni da giovani però sono particolari: non invecchiano mai.

Fimi: che cosa non è ACTA - E perché preoccupa

By
Luca De Biase
on March 1, 2012 12:14 PM
| Permalink | Comments (0) | TrackBacks (0)
ACTA è stata portata avanti senza una vera e propria discussione pubblica. Ha creato un nuovo sistema internazionale di contrasto alle violazioni della proprietà intellettuale. Ha suscitato le critiche della Electronic Frontiers Foundation e altri perché rischia di trasformarsi in un regime globale di regolamentazione di internet non multistakeholder.

Fimi invia un documento con alcune risposte. In particolare dice che cosa non è l'ACTA:
"• L'ACTA non sorveglia né controlla le comunicazioni private su internet. Non provocherà la censura di siti web. Non riguarda il modo in cui i singoli cittadini utilizzano internet.
• Non porterà a limitazioni dei diritti fondamentali (come il controllo dei computer portatili dei passeggeri aerei alle frontiere o la sorveglianza del traffico su internet). Il rispetto dei diritti fondamentali, come il rispetto della vita privata, la libertà d'espressione e la protezione dei dati, è espressamente menzionato come uno dei principi base dell'accordo.
• L'ACTA non modificherà la legislazione vigente dell'UE. Non creerà nuovi diritti di proprietà intellettuale, ma verterà su procedure e misure volte a far rispettare i diritti esistenti e ad agire contro le violazioni su grande scala, spesso compiute da organizzazioni criminali."

Acta non è certo uno strumento di sorveglianza: è un trattato tra gli stati che rafforza le leggi esistenti ma che di fatto consentirà agli interessati di avere un interlocutore presso il quale eventualmente spingere per ulteriori misure, di fronte alle probabili innovazioni internettiane che qualcuno potrà considerare minacciose per i diritti di proprietà intellettuale. Se continuerà a essere gestito in modo sostanzialmente segreto non farà che alimentare il sospetto che a volerlo e a indirizzarlo saranno soprattutto le lobby più preoccupate dall'innovazione.

Internet va gestita con una logica multistakeholder. Perché è una rete di tutti. E la sua bellezza innovativa viene dal fatto che è di tutti.

Sembra ovvio ma in Italia è notizia: Corecom Lazio - I consumatori guadagnano da un sistema efficace di conciliazione delle controversie

By
Luca De Biase
on March 1, 2012 12:07 PM
| Permalink | Comments (0) | TrackBacks (0)
In fin dei conti, vale la pena di leggerlo, un comunicato stampa come questo. Se un sistema di componimento delle controversie funziona, in generale, se ne avvantaggiano le parti deboli.

TLC: SORO (CORECOM), NEL LAZIO OLTRE 2 MILIONI EURO RESTITUITI AI CITTADINI NEL 2011

Tempi di attesa abbattuti da 300 giorni a 45 giorni. Si conferma l'efficacia dell'attività di conciliazione e risoluzione delle controversie tra consumatori e operatori di comunicazioni elettroniche svolta dal Corecom.

"I numeri parlano da soli: 7.507 istanze di conciliazione, 1.090 istanze per provvedimenti di urgenza e 760 istanze di definizione delle controversie tra consumatori e operatori di comunicazioni elettroniche ricevute. Con una percentuale di accordi andati a buon fine del 68% nelle conciliazioni e di circa l'85% nelle definizioni delle controversie". Lo afferma in una nota l'avvocato Francesco Soro - Presidente del Corecom Lazio - commentando i risultati dell'attività di conciliazione e risoluzione delle controversie tra consumatori e operatori di comunicazioni elettroniche svolta dal Corecom nell'anno 2011.

"Questo equivale a dire che circa 2 milioni di euro sono tornati nelle tasche dei cittadini sotto forma di rimborso, storno somme non dovute e indennizzi nel solo anno 2011". Si consideri a questo proposito che il valore medio delle conciliazioni è di euro 300 e che il valore medio delle richieste nella fase di definizione è stato di circa 9.000 euro per singola controversia.

"L'efficacia dello strumento conciliativo" - prosegue Soro - "è affiancata dal consolidamento del trend positivo raggiunto dal Corecom in materia di velocità della procedure. Il tempo di attesa medio per l'udienza che esaurisce il procedimento di conciliazione è di 45 giorni" (erano 300 nel 2008, 130 nel 2009, 94 nel 2010). Passando alla fase della definizione delle controversie, il tempo medio di attesa per la chiusura del procedimento, con conciliazione o decisione, è stato di 183 giorni.

"Questi numeri" - commenta il Presidente del Corecom - "sono indice dell'efficacia sempre maggiore dello strumento conciliativo, che sta contribuendo a rendere i cittadini consumatori sempre più consapevoli. Dal canto nostro, nel dare merito alla Presidente Polverini di spronarci a continuare sulla strada intrapresa, c'è ancora molto da fare: il prossimo obiettivo è cercare di ridurre al massimo i tempi di attesa per le decisioni, che ancora non sono in linea con i target fissati".

"Target che invece sono stati raggiunti dal punto di vista della qualità del servizio" conclude Soro, evidenziando due dati: "nessuna decisione assunta dal Corecom nel corso del 2011 è stata impugnata e, soprattutto, l'indagine di customer satisfaction svolta negli ultimi mesi ha rivelato che l'88% degli utenti si ritiene soddisfatto o molto soddisfatto del servizio".

Windows 8 - la tensione è mobile

By
Luca De Biase
on February 29, 2012 10:02 AM
| Permalink | Comments (2) | TrackBacks (0)
A quanto pare la tensione innovativa per i grandi produttori viene dall'internet mobile e ha conseguenze sull'internet fissa. I numeri e la crescita sono dalla parte del mobile, ovviamente (Apple ha venduto il doppio più iPhone e iPad negli ultimi due anni di Mac negli ultimi dieci). E anche la leadership culturale, il design più interessante, le nuove funzioni, sono più sincronizzate con il mobile che con il fisso. Per i grandi produttori.

Il mobile è un mondo nel quale le grandi piattaforme possono separarsi di più dai concorrenti, creare forme di lock-in nuove, abituare le persone a pagare e a dare la loro vera identità. E tutto questo, negli anni recenti, ha favorito Apple e Google più di Microsoft. Ora la Microsoft allude alla possibilità che anche nel suo mondo avvenga qualcosa di simile, con Windows 8, una nuova versione piuttosto importante, il cui design sembra dare il segnale che i pc vanno tirati dentro il flusso del mobile. Il problema della Microsoft è l'incredibile quantità di soldi che fa con i pc, per via di Windows e di Office. E quindi non li può certo trattare come strumenti di secondo piano. Per cui propone la nuova interfaccia di Windows 8 in modo che gli utenti vi ritrovino le forme piacevoli cui sono abituati con i loro telefonini Windows-Nokia. E persino agli sviluppatori, Microsoft dice di andare verso il mobile: anche qui c'è un negozio online dal quale scaricare il software per Windows e che chiede una commissione agli sviluppatori (un po' meno di quella richiesta da Apple dopo una certa quantità di download).

Non è chiaro quante organizzazioni e aziende abbiano seguito Windows in tutte le sue recenti evoluzioni. Da Vista in poi l'upgrade è stato meno automatico di quanto non accadesse in passato. Vedremo se la consumerization e la conseguente domanda aziendale funziona anche per l'interfaccia del pc.

Ma un fatto è certo. Il ricentramento dei grandi sul mobile lascia ampi spazi innovativi nel fisso per chi lavora su Linux, per chi non intende lasciarsi troppo ingabbiare, per chi ha proposte che funzionano a favore di chi ama uscire dalla filter bubble delle grandi piattaforme. Ma anche costoro qualcosa possono e devono imparare da questa fase di leadership culturale del mobile: la grande innovazione dell'usabilità e del design.

Jeffrey Schnapp e la memoria dei media digitali

By
Luca De Biase
on February 29, 2012 8:30 AM
| Permalink | Comments (0) | TrackBacks (0)
Sostiene Maurizio Ferraris che un oggetto sociale non esiste se non è documentato. E osserva che l'evento più importante di questa epoca è l'esplosione della registrazione. Ciò che davvero distingue i nuovi media è la memoria. Non per nulla le sue parole si sono incrociate benissimo con quelle di Jeffrey Schnapp, del MetaLab di Harvard, ieri alla Bocconi, con le Fondazioni Mondadori, Cariplo e Ibm, per una mattinata introdotta da Paola Dubini, director del centro ASK dell'Università Bocconi.

Schnapp sta cercando di esplorare le conseguenze profonde, colte, dell'avvento dei media digitali. La sua formazione di storico, la sua sensibilità per il design, la sua conoscenza delle possibilità offerte dalla tecnologia testimoniano tra l'altro la fine dei grandi confini disciplinari. E, con soddisfazione di chi ha la stessa formazione, dimostrano che lo studio della storia e l'esplorazione del futuro si possono fondare sullo stesso terreno culturale.

Non a caso, uno dei temi che si è posto Schnapp è la trasformazione dell'archivio. Dice Schnapp che i media nuovi di solito si aggiungono a quelli già sperimentati, casomai ridefinendone la collocazione nell'ecosistema. E questo crea un livello crescente di ridondanza. La rivoluzione digitale ha introdotto alcuni cambiamenti fondamentali. Nel mondo analogico il momento della pubblicazione era il "momento della verità" (in molti sensi, in effetti...): ora, dice Schnapp, la pubblicazione è un processo iterativo, fluido, nel quale il lavoro è fatto e rifatto continuamente, dagli autori e dai lettori, in un flusso incessante di aggiustamenti. In questo contesto, però, i contenuti digitali sono legati all'accensione o spegnimento di computer connessi alla rete e come appaiono istantaneamente possono scomparire in ogni momento. La domanda dei nuovi archivi è "per chi preserviamo?". L'idea di Schapp, storico, è di non lavorare solo per gli storici del futuro. Il suo esperimento sui dati emersi per il disastro di Fukushima, realizzato con la piattaforma Zeega, dimostra che si può pensare un archivio non centrato sui documenti, ma sugli utenti. È un archivio nel quale gli utenti possono costruire il proprio racconto e il proprio punto di vista su quello che è accaduto. È disegnato per una molteplicità di utenti. E, si potrebbe commentare, che in un certo senso li trasforma in storici dell'attualità: o per lo meno dà loro la possibilità di sviluppare una ricostruzione documentata come quella alla quale pensano gli storici.

Thierry Grillet, della Bibliothèque Nationale de France, ha sottolineato come lo stesso atto della lettura sia sottoposto a cambiamenti profondi nel contesto dell'innovazione digitale. A partire da Marcel Mauss, la lettura è insieme un atto fisico, tecnico e magico. E il digitale cambia tutti tre gli aspetti. Ovviamente i primi due, ma anche il terzo, quello magico che attraverso le varie forme di immersione nel testo - da quelle rituali a quelle personali - trasporta i lettori in mondi diversi. Per Grillet la novità da questo punto di vista è l'insieme di search, ipertesto e sharing.

Di certo, direbbe Ferraris, tutto questo aumenta e trasforma lo spazio degli oggetti sociali. Quelli che esistono solo se sono documentati.

Tutto questo, riporta la riflessione sulla memoria sul palcoscenico del dibattito intellettuale. E allarga i limiti del possibile.

Tv e web: esperienza filter bubble

By
Luca De Biase
on February 28, 2012 9:53 AM
| Permalink | Comments (2) | TrackBacks (0)
Esperienza filter bubble ieri al convegno sui rapporti tra tv e internet con i rappresentanti dei broadcaster italiani. Linguaggi e interessi diversi. La convergenza sarà forse tecnologica ma non è ancora culturale. Le preoccupazioni della Rai erano relative all'organizzazione interna, anche se Antonio Marano ha parlato a lungo delle iniziative della sua azienda nel mondo della rete. Gina Nieri di Mediaset ha fatto notare che i minuti passati alla tv sono ancora di un ordine di grandezza superiori ai minuti passati sui social network. E che il tema è avere una rete che rispetti il diritto d'autore. Laura Cioli di Sky ha dimostrato di comprendere il ruolo che la sua azienda può giocare per fertilizzare il mercato delle piccole e grandi aziende creative italiane. E Gianni Stella de la7 si è palesemente frenato dicendo che la sua azienda è concentrata sul risanamento del bilancio, quasi ultimato. Ha peraltro sottolineato l'inadeguatezza dell'auditel. 

Sono mancati accenni visionari e ce ne sarebbe stato forse il motivo vista la grande trasformazione attraversata dal sistema dei media. Ma forse è dipeso dall'intervistatore, che probabilmente vive in una diversa filter bubble. Imperdonabile.

Convegno Pd: internet e televisione

By
Luca De Biase
on February 27, 2012 3:34 PM
| Permalink | Comments (0) | TrackBacks (0)
Carlo Rognoni e Paolo Gentiloni introducono un convegno organizzato dal Pd sulla televisione nell'epoca di internet. «Un governo italiano non può non pensare a questo tema» dice Rognoni. «I temi della concentrazione del potere e del ruolo del servizio pubblico non sono archiviati di fronte all'enorme cambiamento generato da internet» dice Gentiloni. «Ma ne sorgono di nuovi. L'allocazione più intelligente dello spettro delle frequenze. Il modello di business dei contenuti. Il copyright. La protezione dei dati».

Augusto Preta conferma che il motore dell'innovazione è internet. E osserva che alla luce dei cambiamenti introdotti da internet nella televisione si sta combattendo una battaglia globale tra i grandi player: quelli che fanno tecnologie e piattaforme digitali per conquistare spazi nella struttura televisiva del futuro e i broadcaster che devono ridefinire la loro posizione di mercato. Il punto è che stiamo parlando di un'offerta non lineare (cioè senza palinsesto lineare). Cioè di una modalità di fruizione della televisione completamente diversa da quella tradizionale. In questo contesto i broadcaster hanno punti di forza e di debolezza: sono deboli per la loro tradizionale mancanza di flessibilità, ma hanno il vantaggio di avere una solida base di abbonati, hanno contenuti pregiati, sono bravi ad aggregare i contenuti in modo che siano graditi agli utenti. Problemi: net neutrality, copyright... I giochi non sono fatti. Si fanno ora. Le somme si tireranno forse tra un paio d'anni. Dalle decisioni che i broadcaster prendono oggi dipende il loro futuro.

Leonardo Chiariglione passa a Nicola D'Angelo in attesa di avere un aiuto per installare sul computer la sua presentazione.

D'Angelo: «Non sono così convinto che oggi siamo capaci di prevedere gli scenari che si realizzeranno in futuro. Non abbiamo ancora colto l'effetto della congiuntura economica. Se la crisi per esempio blocca la nuova larga banda cambia anche la possibilità di immaginare il futuro. Lo sviluppo tecnologico non è necessariamente indipendente dalle regole: le regole invece danno la forma al sistema delle piattaforme internettiane. La rete non si è sviluppata fuori dalle regole: aveva le sue regole. E poiché il tema delle regole è centrale siamo indietro - si veda la mancanza della tv via cavo dovuta ai monopolisti telefonici che l'hanno impedita: con una conseguente arretratezza del mercato dei contenuti. Se non sappiamo quali saranno le regole non sappiamo quale sarà lo scenario. E poi, internet produce un nuovo problema per il servizio pubblico: internet offre ogni opportunità di accesso ai contenuti di orientamento pubblico ma crea nuovi bisogni di servizio pubblico; per esempio si può migliorare la qualità e l'affidabilità dell'informazione sulla base del lavoro giornalistico del servizio pubblico? E anche il livello minimo di servizio va pensato: il servizio pubblico se ne dovrebbe occupare? Quindi il servizio pubblico deve occuparsi di accesso? E se i contenuti di mercato vanno nella direzione del pagamento per l'accesso, il servizio pubblico deve continuare a garantire contenuti di qualità e che restano gratuiti? E poi non dovrebbe, il servizio pubblico, favorire la produzione digitale nazionale? E non è detto che il servizio pubblico vada svolto solo da un soggetto: il servizio pubblico può essere messo a gara? Ma teniamo presente che le grandi piattaforme hanno forza molto più grande di quella dei broadcaster e della Rai. Teniamo dunque presente che le regole antitrust più serie. Le regole insomma sono fondamentali per comprendere come sarà il futuro. E le regole devono essere pensate per l'insieme dell'ecosistema digitale». (già...).

Nicola D'Angelo non dimentica una nota fondamentale. «La neutralità della rete, una regola che garantisce che la rete non può discriminare i contenuti che passano, è necessaria. E dunque dobbiamo garantire una quota di banda a best effort e neutrale che mantenga in funzione un'area della rete che non si può gestire in modo distriminatorio».

E termina con un suggerimento al governo: «Quando si pensa all'agenda digitale non si può non pensare a come far crescere le piccole e grandi aziende nazionali che operano nella rete digitale».

Leonardo Chiariglione parla di storia del copyright. Dice che molti autori da duemila anni a questa parte hanno combattuto i plagiari e richiesto protezione per i loro diritti sulle loro opere. Ma lo stato ha concesso loro un privilegio sempre e limitato nel tempo. Da qualche tempo, però, gli stati occidentali non fanno che aumentare la lunghezza del copyright e moltiplicare le nuove leggi a protezione del copyright. Con risultati molto dubbi. «Adesso basta», suggerisce Chiariglione. Ma le cose sono sempre più complicate. «Finora erano gli editori a chiedere protezione per il copyright. Ora anche le aziende informatiche stanno diventando media company e cominciano a collaborare anch'esse alla tensione attorno agli interessi del copyright. E gli italiani? Dovrebbero sviluppare soluzioni che siano favorevoli alla loro economia: in passato avevamo presentato Digital Media in Italia. Le cui idee sono ancora valide». (vedi il sito Chiariglione e Dmin.it). Insomma: Chiariglione propone una piattaforma italiana intelligente che favorisca la capacità creativa economica italiana e le piccole imprese che si possono sviluppare con i media digitali, i micropagamenti, le forme di protezione ragionevoli del copyright.

Libri in assaggio - NET SMART - Howard Rheingold

By
Luca De Biase
on February 27, 2012 8:42 AM
| Permalink | Comments (1) | TrackBacks (0)
spacer
Howard Rheingold è uno dei saggi maestri della rete e da tempo lavora intorno all'alfabetizzazione digitale. Lo abbiamo incontrato su questo blog più volte per la sua ricerca del crap detector online: un'idea sorridente che arricchisce l'argomentazione che si sviluppa intorno al fact checking e che in sostanza è un primo modo per passare all'azione per diffondere la consapevolezza di un'ecologia dell'informazione. E combatterne l'inquinamento.

Il suo nuovo libro, Net Smart, è un contributo alla consapevolezza. Esempi, consigli e approfondimenti per non lasciarsi ingannare nei media sociali e per prendere coscienza dell'enorme importanza di una più diffusa alfabetizzazione digitale. (Questa era una prima segnalazione. Torneremo su questo libro al più presto).


Intanto si può vedere Rheingold che parla tra amici del suo libro via webcam.

Paper - YOUTH AND DIGITAL MEDIA. FROM CREDIBILITY TO INFORMATION QUALITY - Urs Gasser, Sandra Cortesi, Momin Malik, Ashley Lee

By
Luca De Biase
on February 26, 2012 10:54 AM
| Permalink | Comments (1) | TrackBacks (0)
spacer Dal Berkman Center di Harvard, una ricerca sul rapporto tra giovani e media digitali per quanto riguarda la qualità dell'informazione (si tratta di giovani fino a 18 anni). Che cos'è l'informazione di qualità? Come viene valutata? Che cosa influenza la consapevolezza in questa materia? In che modo e con quali limitazioni le indicazioni normative degli adulti non sempre sono accolte e "vissute" dai giovani che usano i media digitali? Il paper realizzato da Urs Gasser, Sandra Cortesi, Momin Malik e Ashley Lee raccoglie in 150 pagine gran parte della ricerca che è stata svolta in materia e offre spunti di riflessione che aprono strade nuove al pensiero e alla pratica educativa e informativa. La sua impostazione concettuale fa riferimento alla ricchissima nozione di "ecosistema dell'informazione".

C'è un nuovo territorio di ricerca e politica nell'alfabetizzazione ai media digitali e nella consapevolezza di ciò che distingue informazione da messaggistica più o meno manipolatoria. L'ecologia dell'informazione parte dalla conoscenza delle dinamiche fondamentali con le quali le persone reagiscono, si comportano e acquistano consapevolezza nella mediasfera. Le forme mutevoli e instabili della mediasfera digitale sono tutte da comprendere. E per gli adulti, con le loro istituzioni normative fondate in un contesto storico tecnologicamente diverso, ci sono nuove difficoltà per quanto riguarda il riconoscimento dell'autorità, dell'autorevolezza e della qualità intesta in modo tradizionale. Ecco alcune osservazioni, scelte tra le molte contenute nel paper:

1. Il cambiamento

«The increased and more diverse set of "speakers" online, the lack of traditional gatekeepers, the entrance of new intermediaries, the disappearance or replacement of mechanisms and standards aimed at ensuring certain quality levels, media convergence, and context shifts make quality judgments about information in the digital media ecosystem arguably more challenging and corresponding skills even more important».

2. L'approccio

«First, we suggest expanding the currently dominant theoretical model with its focus on credibility towards a more holistic notion and framework of information quality. Second, we suggest a stronger process-orientation when exploring information quality issues by looking at the entire process of youth interaction with information, which today includes not only the evaluation of a piece of information, but also the search, creation, and dissemi
gipoco.com is neither affiliated with the authors of this page nor responsible for its contents. This is a safe-cache copy of the original web site.