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Rassegna stampa – Testate

La sinistra fa propaganda sul prezzo dei farmaci

20 aprile 2011 10:04

20 aprile 2011 ENZA CUSMAI

È l’ennesimo pasticcio all’italiana che alla fine penalizza i consumatori, ma c’è già chi ha preso la palla al balzo per usarlo come clava contro il governo.

Da qualche giorno i farmaci generici costano di più. Sono aumentati in media del 25% e i cittadini sono già molto arrabbiati. Questo costo aggiuntivo dovranno sopportarlo fino a quando le aziende produttrici non alzeranno bandiera bianca e si adegueranno al nuovo tariffario stabilito dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Ma non si tratta di un «ticket» voluto dal governo come hanno proclamato tempestivamente alcune regioni «rosse» (siamo in campagna elettorale). È piuttosto il risultato di una guerra fredda tra Aifa e aziende farmaceutiche che ricade sulla pelle dei cittadini.

Andiamo con ordine per capire come si è arrivati al paradosso di pagare di più anziché risparmiare quando acquistiamo un generico. Una legge dell’anno scorso ha deciso adeguare ai livelli europei i prezzi di 4.200 farmaci fuori brevetto e ha così fissato un tetto massimo di rimborso più basso di quello precedente. Una decisione sacrosanta, ma snobbata per oltre dodici mesi dalle aziende produttrici che non hanno ancora corretto al ribasso il listino dei prodotti. Così, con l’entrata in vigore delle nuove regole, i consumatori sono costretti a coprire la differenza tra il prezzo a carico del Servizio sanitario nazionale e quello indicato dal produttore. Con tanti saluti al risparmio per l’uso del generico.
Immediata la protesta di Roberto Messina di Federanziani che ha definito «un furto nei confronti di tutti i cittadini» la decisione adottata dalle farmacie italiane. «C’è gente che ha pagato le medicine fino al 40% in più e i malati oncologici hanno sborsato di tasca propria fino a 80-90 euro». Da qui la contromossa. Federanziani chiede alle Regioni e al governo di sospendere temporaneamente questo decreto fino a quando tutto non sarà regolarizzato, e invita i cittadini a conservare gli scontrini delle farmacie, per ottenere il rimborso dalle Regioni. Che però non hanno preso ancora una posizione comune. Solo il presidente della Toscana, Enrico Rossi, ha deciso di accollarsi i costi aggiuntivi dei farmaci. Ma più che un gesto di attenzione verso i cittadini, è diventato un modo per strumentalizzare la situazione e far propaganda. Ovviamente anti governo. «Il ticket a carico dei cittadini sui farmaci generici è un errore – ha dichiarato – e la Regione Toscana porrà rimedio a questa scelta dell’Aifa in applicazione di una legge sbagliata, che ancora una volta scarica sul soggetto più debole la difesa di interessi industriali e l’incapacità del legislatore di governare la situazione».

Il Veneto, invece, non se la prende con il «governo ladro» ma solleva la questione e ha già mosso gli «emissari». «Non esiste sia il cittadino a pagare – sottolinea l’assessore alla sanità Luca Coletto – stiamo studiando come superare questa situazione che è alquanto complessa e che certo non abbiamo creato noi». Ma tra le parti in causa è ancora maretta. L’Aifa è pronta a incontrare le parti per diminuire i disagi dei cittadini e in comunicato fa sapere che da giovedì «le aziende avranno per la maggior parte adeguato i loro prezzi al pubblico a quello di riferimento». Dall’altra parte, l’Assogenerici precisa che il riallineamento parziale è in atto, ma non si può «indicare né l’entità né una data precisa». Le aziende difendono la loro posizione sostenendo che in Italia non viene garantito un decoroso volume di vendita visto che si consumano pochi «generici». La gente preferisce pagare di più e comprarsi il farmaco «griffato» e solo il 10% sceglie quello meno costoso. Negli Usa, invece, la percentuale sale al 50% così come nel resto d’Europa.

Dunque, si tratta di incentivare anche nel nostro Paese il consumo dei generici, che costano di meno a parità di principio attivo e di efficacia. Una scommessa accettata dall’Aifa ma che va condivisa, per essere vincente, anche da medici e farmacisti. (IL GIORNALE)

 

 

Tags: farmaci, federanziani, generici, prezzi, ribnorsi

Se il jackpot è super benefici per la ricerca

3 dicembre 2010 10:12

Proposta di legge per destinare parte delle vincite a finalità sociali .Tra gli obiettivi il sostegno e la cura per disabili e non autosufficienti.

DA ROMA PIER LUIGI FORNARI
Quattrocento quarantasei milioni di euro, oltre 800 miliardi di vecchie lire, al no profit al servizio di non autosufficienti e disabili e alla ricerca scientifica sulle gravi patologie. Sarebbe questo l’effetto della proposta di legge del vicepresidente dei deputati del Pdl, Domenico Di Virgilio per la destinazione di una quota del monte premi del superenalotto a iniziative di solidarietà sociale, se fosse già entrata in vigore da un anno e mezzo, andando a beneficio degli oltre quattro milioni di disabili presenti in Italia.
Una proposta inoltre, come osserva un esponente del non profit, che «arriva quando è stato ridotto il cinque per mille e c’è bisogno di aiuto». La norma composta da tre soli articoli e firmata da 60 deputati di vari gruppi, è stata presenta ieri da testimonial di eccezione, Paola Ferrari, Renzo Abore, Tony Renis e Flavio Briatore. Obiettivo: dare un valore
sociale alle vendite spropositate del jackpot del Superenalotto.

La proposta prevede che quando l’importo della vincita superi i 75 milioni di euro, l’ammontare eccedente tale cifra sia per il 50% devoluta a scopi di solidarietà sociale. Più precisamente metà di questa “quota sociale” andrà alle associazioni e agli enti senza scopo di lucro impegnati nel sostegno dei disabili, dei malati cronici non autosufficienti, e per l’altra metà alla ricerca scientifica finalizzata alla cura di gravi patologie.
Sarà una commissione di valutazione denominata «quota del Superenalotto per il sociale
», istituita presso il ministero del Welfare, a fare un elenco delle associazioni e degli enti
senza scopo di lucro e dei progetti della ricerca scientifica finalizzata alla cura di gravi patologie tra i quali verrà diviso il premio solidale.
L’elenco sarà eventualmente modificato ogni due anni.
«Ci vuole una spinta popolare – avverte Di Virgilio – per far calendarizzare subito in commissione Affari e finanze la proposta, affinché questa diventi legge il prima possibile. Ho parlato con i colleghi e la mia iniziativa è stata apprezzata da tutti. Ha avuto un appoggio bipartisan ». Peraltro la norma «non intacca affatto il 62% della quota che va allo Stato ma il 38%, che è la somma destinata ai vincitori».
«Una proposta grande, grande, grande», apprezza Renis. «La fortuna è cieca – osserva la
Ferrari – ma il legislatore può prenderla per mano e guidarla un po’ di più. Per questo approvo l’iniziativa in modo incondizionato. È giusto ridistribuire le risorse tra chi ha troppo
e chi ha troppo poco». Arbore sottolinea il carattere «tutto italiano» dell’articolato. «Noi abbiamo molti difetti – spiega il popolare conduttore –, ma poi scatta in noi una forte solidarietà che ci caratterizza». «Le idee semplici sono sempre le più efficaci. Una proposta così – afferma Briatore – dovrebbe diventare legge domani mattina».
La proposta offre anche la possibilità di riportare  un po’ di equilibrio e eticità in un settore
in preoccupante espansione. «Sconvolgente – dice il presidente di FederAnziani, Roberto
Messina – è il dato della spesa media pro capite per le giocate, pari a 894 euro all’anno
». In Italia esistono 30 milioni di giocatori, con 47 miliardi di euro giocati nel 2008,
con una previsione di 70 per il 2011. Le sezioni di FederAnziani si impegnano a lanciare una
petizione popolare per sensibilizzare il presidente della Repubblica, quelli di Senato e
Camera, quello del Consiglio affinché la proposta sia calendarizzata con urgenza.

Se il jackpot è super benefici per la ricerca

 

Tags: azzardo, federanziani, gioco, jackpot, messina, superenalotto
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