Salutiamoli

1 marzo 2012

Ci ha lasciato Germano Mosconi, il telecronista più esplosivo del web

Filed under: Giornalismo — Tag:70 - 80 anni, blob, fuorionda, Germano Mosconi, giornalista sportivo, Hellas Verona, opinionista — Anna @ 14:04

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Se ne è andato questa notte a Verona, all’età di 79 anni, il giornalista sportivo Germano Mosconi. Divenuto famoso suo malgrado per i coloriti fuori onda durante le telecronache, spesso ripresi su Blob e su YouTube, il giornalista non è riuscito a sconfiggere la malattia che da molto tempo lo aveva colpito.

Mosconi era nato a San Bonifacio l’11 novembre 1932. Ha cominciato nella redazione sportiva dell’Arena, del Gazzettino e della Gazzetta dello Sport ed è poi passato negli anni ’80 a Telenuovo, di cui è stato anche caporedattore. In questa redazione sportiva, Mosconi ha seguito gli anni d’oro dell’Hellas Verona, dalla vittoria dello scudetto alla Coppa dei Campioni, per poi passare al Nuovo Veronese come direttore.

Proprio nelle ultime settimane, Telenuovo ha riproposto il documentario a puntate “La leggenda del Verona”, curato da Mosconi, sulle conquiste della squadra di Osvaldo Bagnoli nel 1985. Finissimo giornalista sportivo, scopritore di talenti e grande appassionato di golf, Mosconi lascia la moglie Elsa e la figlia Margherita.

Lo vogliamo ricordare con il suo stile caratteristico, giacca, cravatta, i grandi occhiali e i capelli ineccepibili, mentre incantava tutti con la sua dialettica di grande giornalista sportivo, un maestro per le nuove generazioni di telecronisti.

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E’ morto Lucio Dalla, il cantautore è stato colpito da infarto

Filed under: Musica — Tag:Banana Republic, Festival di Sanremo, Francesco De Gregori, Gianni Morandi, infarto, Lucio Dalla, Roberto Roversi — salutiamoli @ 13:04

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Se ne è andato un mostro sacro della musica italiana. E’ morto il cantautore bolognese Lucio Dalla, colpito da infarto mentre si trovava in tour a Montreux, in Svizzera. La tournée era cominciata a Lucerna il 27 febbraio ed era proseguita la sera successiva a Zurigo. Dopo la tappa di Montreux, Dalla avrebbe dovuto suonare a Basilea.  Il 4 marzo avrebbe compiuto 69 anni.  Questa data, il 4 marzo 1943, rimarrà impressa per sempre nei cuori dei fan di Dalla, perché è anche il titolo di uno dei suoi più grandi classici, noto anche come Gesù Bambino.

Formatosi nelle orchestrine jazz degli anni ’60, Lucio Dalla è diventato nel decennio successivo uno dei cantautori italiani più importanti ed amati. I testi delle sue canzoni hanno sempre spaziato da una dimensione sociale e politica ad una più intimista. Ha iniziato ad esibirsi in pubblico nella sua Bologna già giovanissimo, prima suonando il suo clarinetto poi trasformandosi nel cantante buffo ed intenso che tutti abbiamo imparato ad amare. Ma all’inizio erano in pochi quelli che riuscivano a cogliere la genialità e l’ironia di questo giovane cantautore emiliano. Al cantagiro del 1965 furono più i pomodori sul palco che gli applausi. Da sempre Dalla è stata etichettato come un provocatore che se ne infischiava del giudizio altrui. Vestito male e trasandato, con quell’aria da uomo di provincia gretto e scontroso, Lucio Dalla impiega diversi anni per trovare la sua vera dimensione e raccogliere il plauso del pubblico. Un pubblico che quando imparerà ad amarlo non si stancherà mai di lui, neanche nei periodi più bui.

I primi successi arrivano negli anni ’70. Gianni Morandi incide Occhi di ragazza scritto da Dalla, che scalerà le classifiche italiane. Con la partecipazione al Festival di Sanremo del 1971 con il brano 4/3/1943, Lucio Dalla arriva alla ribalta del grande pubblico. Anche la polemica nata sul titolo del brano – poi cambiato con la sua data di nascita – considerato irrispettoso, contribuisce a creare interesse e curiosità intorno a questo cantautore bruttino (che preferiva orribili parrucchini al trapianto di capelli), anche se estremamente intenso. In quell’anno uscì anche l’album Storie di casa mia che conteneva canzoni come “La casa in riva al mare”, “Per due innamorati” e “Il gigante e la bambina” (scritta per Ron e da lui portata al successo) e  “Itaca”.
Dopo questo album inizia la collaborazione controcorrente con il poeta bolognese Roberto Roversi, intellettuale marxista e fondatore, insieme a Pasolini e Fortini, della rivista letteraria “Officina” che porterà alla produzione di tre album definiti fondamentali per la canzone d’autore italiana dalla critica: Il giorno aveva cinque teste (1973), Anidride solforosa (1975) e Automobili (1976) che finisce nella rete della censura perché troppo politicizzato. Questo ultimo album viene premiato ugualmente dalle vendite grazie anche al brano Nuvolari in esso contenuto. A questo disco collaborarono anche quattro musicisti che anni dopo diedero vita agli Stadio: Giovanni Pezzoli, Marco Nanni, Ricky Portera e Gaetano Curreri.

Nel 1975 inizia la collaborazione anche con Francesco De Gregori. Scrissero insieme la musica per Pablo, che De Gregori inserì in Rimmel, e per Giovane esploratore Tobia, inclusa l’anno dopo in “Bufalo Bill”.

L’esordio di Dalla come paroliere ed unico autore e compositore dei suoi brani è del 1977 con Come è profondo il mare. In questo album Dalla si rivela un autore fantasioso, mescolando i sentimenti all’idealismo politico. Questo album è seguito da un disco ancora più famoso nel 1979, “Lucio Dalla” (con Stella di mare , Anna e Marco, L’ultima luna, L’anno che verrà), che raggiunge il milione di copie vendute, bissato nel 1980 da Dalla (Futura, Cara, Balla balla ballerino). Al culmine della popolarità, Dalla parte insieme a Francesco De Gregori per il tour-evento di Banana Republic (1979), dal quale saranno tratti l’omonimo doppio live e un film. Il tour verrà riproposto nel 2010 raccogliendo ancora un incredibile consenso e segnando il tutto esaurito prima al Vox Club di Nonantola poi a Milano e a Roma.

Gli anni ’80 segnano il lento ma inesorabile declino di Dalla. Prima, però, c’è spazio per l’interessante lavoro  Q-Disc  del 1981. A seguire 1983 (1983), Viaggi organizzati (1984), Bugie (1985), DallAmeriCaruso (1986) con l’indimenticabile Caruso, Dalla/Morandi (1988) con inediti scritti da Mogol, Mario Lavezzi, Battiato, Stadio e Ron e lunghissimo tour anche all’estero, In Europa (1988), Cambio (1990), Amen (1992), Henna (1993), Canzoni (1996) trainato da un singolo di grossa presa popolare come Canzone, Ciao (1999), Luna Matana (2001), Il contrario di me (2007) e Angoli nel cielo (2009).

L’ultimo suo passaggio televisivo è stato all’ultimo festival di Sanremo, dove ha assunto la direzione dell’orchestra durante il brano di Davide Carone, Nanì, di cui era anche l’autore.

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20 febbraio 2012

E’ morto il Nobel Renato Dulbecco, padre delle ricerche genetiche sul cancro

Filed under: Medici,Scienza e tecnologia — Tag:90 - 100 anni, cancro, Festival di Sanremo, Genoma Umano, premio Nobel, Renato Dulbecco, scienziato — salutiamoli @ 16:42

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Si è spento a 98 anni il grande biologo e genetista Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina nel 1975. Deceduto nella notte a La Jolla (California) dove lavorava presso l’istituto Salk due giorni prima del suo compleanno. Dulbecco è considerato il pioniere delle ricerche sulla genetica del cancro. Il suo sorriso affabile e gentile ed i suoi modi garbati lo hanno reso negli anni un personaggio conosciuto ed amato da tutti gli italiani e non soltanto uno stimato scienziato. Nel 1999 partecipò con entusiasmo alla conduzione del Festival di Sanremo insieme a Fabio Fazio, devolvendo tutto il suo compenso a favore del rientro in Italia dei cervelli fuggiti all’estero. Lui stesso è da considerasi un cervello scappato dall’Italia. Dopo una laurea in medicina ottenuta nel 1936, e studi di fisica, chimica e matematica, nel 1947, infatti, lasciò il nostro paese per trasferirsi negli Stati Uniti presso l’Università di Bloomigton, nell’Indiana. Durante la traversata fu allietato dalla compagnia inattesa di Rita Levi Montalcini, sua compagna di corso, come raccontò divertito tanti anni dopo.

Cittadino americano dal 1953, Renato Dulbecco non ha mai reciso il legame profondo che lo legava all’Italia continuando a fare la spola tra il bel paese e gli Stati Uniti. La dimostrazione di questo sta anche nelle importanti ricerche che ha continuato ad effettuare presso l’Istituto di Tecnologie Biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) sulla mappa del Dna a partire dal 1987. Questo progetto internazionale era stato denominato Genoma Umano ma purtroppo fu bruscamente interrotto nel 1995 a causa della mancanza di fondi.

Nel 1960 presso la California Institute of Technology (CalTech), dove aveva una cattedra, fece la scoperta che gli valse il Nobel, insieme a David Baltimore e Howard Temin, nel 1975: osservò che i tumori sono indotti da una famiglia di virus chiamati “oncogeni”. Da sempre Renato Dulbecco si è schierato a favore della ricerca sulle cellule staminali e per reintrodurre l’Evoluzionismo nei libri scolastici.

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12 febbraio 2012

Whitney Houston trovata morta in hotel a Beverly Hills

Filed under: Musica — Tag:40 - 50 anni, abuso di alcol, abuso di droghe, Beverly Hills, Bobby Brown, Body Guard, canzoni famose, depressione, Grammy, I will always love you, musica popolare, Whitney Houston — Anna @ 16:03

Un grande talento maledetto, quello di Whitney Houston. Dagli indimenticabili successi pop soul degli anni ’80-’90, fino alla spirale di violenza, droghe e alcool durante e dopo il matrimonio con Bobby Brown. Whitney Houston è stata trovata morta ieri sera in un albergo di Beverly Hills, alla vigilia dei Grammy Awards, premio che nel 1986, a soli 23 anni, l’aveva consacrata reginetta del pop soul mondiale.

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Una morte annunciata, avvenuta a 48 anni, ancora avvolta dal mistero. La causa più probabile è un mix letale di alcool, droga e farmaci. Il suo declino, come per molti altri talenti della musica e del cinema, è avvenuto sotto gli occhi pruriginosi dei media. Il gossip ha attentamente seguito la sua bellezza sfiorire, la voce bruciarsi col crack, il suo burrascoso matrimonio, le dipendenze, i tentativi di recupero falliti. I suoi racconti sono divenuti addirittura un reality, le sue interviste-confessione a Oprah Winfrey hanno fatto storia.

Non tutti sanno che Whitney apparteneva a una famiglia di grandi artiste della musica nera. Sua madre Cissy è stata una grande cantante di gospel, Dionne Warwick è sua cugina e Aretha Franklin è stata la sua madrina. Forse per questo la sua voce e la sua bellezza sono state una pesante croce, più che un dono.

Dopo lunghi anni nei cori gospel del New Jersey, dove è nata, Whitney è stata scoperta da Clive Davis, uno dei nomi più influenti della storia della discografia. Nel 1985 lancia singoli come Greatest Love of AllHow Will I Know e conquista il pubblico internazionale. Nel 1990 il suo terzo album, I’m Your Baby Tonight, viene presentato dal suo produttore nel castello reale di Monaco di Baviera. Dopo il singolo I Wanna Dance With Somebody, arriva al cinema con The Body Guard, affiancata da Kevin Kostner. L’interpretazione le vale un Razzy Award (premio per le peggiori performance), ma la pellicola sbanca i botteghini e consacra I Will Always Love You, come classico d’amore intramontabile.

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Da qui il lento declino. Dotata di una tecnica e di un’estensione vocale eccezionali, fonte d’ispirazione per generazioni di cantanti, inserita nel libro dei Guinnes come una delle artiste più premiate nella storia della musica, ad agosto sarebbe uscito Sparkle, un film che l’avrebbe vista protagonista.

Non è riuscita a tenere più testa ai suoi demoni. “Withney, riposa in pace, non ci sarà mai più un’altra come te” ha commentato su Facebook Lenny Kravitz. E ancora: “Ho il cuore spezzato e sono in lacrime per la morte scioccante della mia amica, l’incomparabile Whitney Houston”, ha scritto Mariah Carey su Twitter.

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31 dicembre 2011

San Raffaele: è morto don Luigi Verzè

Filed under: Religiosi — Tag:90 - 100 anni, attacco cardiaco, bancarotta fraudolenta, condanna, Curia, don Luigi Verzè, L'imprenditore di Dio, malore, Mario Cal, Milano, ricercatori, San Raffaele, silvio berlusconi, suicidio, Università Vita e Salute — Anna @ 19:21

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Era nato a Illasi, in provincia di Verona, 91 anni fa. Don Luigi Verzè, da molto tempo sofferente di cuore, è morto la mattina dell’ultimo giorno dell’anno stroncato da una crisi cardiaca. Era ricoverato nell’Ospedale San Raffaele, centro ospedaliero da lui fondato nel 1958. Era laureato in Lettere classiche e filosofia presso l’Università Cattolica di Milano nel 1947 ed era stato ordinato sacerdote l’anno successivo.

Da sempre molto attivo nel milanese come organizzatore di scuole di avviamento professionale, fondatore di del centro di cura e ricerca e dell’ateneo privato Università Vita e Salute, subì dalle autorità ecclesiastiche due condanne, poi revocate: nel 1964 arrivò la proibizione di esercitare il Sacro ministero e nel 1973 la sospensione a divinis.

La figura di don Verzè è da sempre più vicina a quella di un abile imprenditore più che a quella di un sacerdote. Grisaglia da manager, camicia bianca e cravatta, don Verzè non ha retto allo stress provocato dall’inchiesta per bancarotta fraudolenta della Fondazione San Raffaele – Monte Tabor, che già contava il suicidio del suo braccio destro Mario Cal, del 20 luglio 2011.

Il San Raffaele è un polo che ha riunito ricercatori di fama mondiale. Un gioiello della sanità in Europa che celava però un buco di 1,5 miliardi di euro, creato probabilmente attraverso sovrafatturazioni e spese folli (tutti ricorderete l’aereo privato da 20 milioni di euro del sacerdote e le vacanze nei paesi esotici). Ma questo scandalo non è il primo che ha investito don Verzè: in passato aveva subito diverse condanne per corruzione, istigazione alla corruzione, abuso edilizio e ricettazione, tutte finite in prescrizione.

Oltre ai suoi eccessi, il sacerdote era noto per le sue amicizie con politici e personaggi dello spettacolo. Una tra tutte, l’amicizia con Silvio Berlusconi e la sua famiglia. Nel 1994, alla discesa in campo del Cavaliere con Forza Italia, don Verzè asserì come Berlusconi fosse “una benedizione per il Paese, un dono di Dio all’Italia”.

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