I documenti più antichi che citano la coltivazione del Moscato in Piemonte
sono dei primi anni del 1300. Il termine "Moscato" compare proprio
nel Medio Evo con il significato di "profumato".
Questo nome, che ricorre anche nell'accezione "Moscado", viene dal
Tardo Latino "muscus". All'origine la parola si riferisce ad un'essenza
utilizzata nella più pregiata profumeria.
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Tributo ad un vino testimone del suo territorio
Moscato d'Asti più di ogni alto testimonia la straordinaria naturalità del processo di trasformazione dell'uva in vino: gli aromi nobili che accompagnano i grappoli vendemmiati fino alla cantina restano patrimonio del vino, grazie alla maestria degli esperti vinificatori. Così la stappatura di una bottiglia di Moscato d'Asti non dà il botto come lo spumante, ma ancora più evoca la festa e induce al sorriso, ai pensieri augurali, alla festosità di un incontro conviviale.
Lo suggeriamo fresco come se la bottiglia arrivasse in tavola direttamente dalla cantina sotterranea oppure - come era nell'uso della tradizione contadina - con il piacere di estrarla da un secchio di acqua sollevato dal pozzo di fonte. Lo sufferiamo a conclusione di un pasto, in cui altri vini ci hanno dato piacere, per coronare il gusto dell'ultimo piatto dolce, ma lo proponiamo coraggiosamente anche in sintonia con il primo piatto salato di apertura del pasto.
Per gentile concessione di: Editore Sagittario Srl