LE MALATTIE RARE.INFO
Editoriale di Margherita De Bac
La giornata delle malattie rare, lo scorso 29 febbraio, è stata un incalzare di appuntamenti che hanno riempito tutta la settimana.
Personalmente avevo scelto già in partenza, non potendomi dividere, che avrei limitato il mio impegno a due avvenimenti. Il convegno dell’Istituto Superiore di Sanità, molto interessante e utile dal punto di vista giornalistico. E l’inaugurazione dello sportello per le malattie rare del Policlinico Umberto I dove il rettore Luigi Frati ha richiesto il mio ruolo di coordinatrice.
Non avevo messo in programma la presentazione dell’intergruppo parlamentare a favore delle malattie rare alla quale ho aderito all’ultimo momento su invito di Paola Binetti, una delle deputate che hanno dato vita all’iniziativa.
Di sicuro tutte le altre manifestazioni saranno stati efficaci e avranno contribuito a sostenere la causa delle malattie rare sebbene abbia avuto l’impressione che il calendario contenesse diversi incontri e manifestazioni già visti, già sentiti e dunque ripetitivi e inutili ai fini dell’obiettivi che si vuole raggiungere, la sensibilizzazione di cittadini, politici e medici. I personaggi che si mostrano, che parlano e che pontificano sono sempre gli stessi e questo rischia di trasmettere all’opinione pubblica un concetto sbagliato. Che cioè il mondo delle malattie rare sia una parrocchietta chiusa all’interno della quale si siano creati degli interessi. Dove le associazioni hanno smesso di svolgere il ruolo di associazioni e parlano ormai il linguaggio politichese. Dove certi medici approfittano delle malattie rare per mettersi in vetrina e così centri di ricerca, istituzioni, figure di tecnici.
Credo che dopo tre giornate mondiali sia davvero venuto il momento di rinnovarsi e rinnovare messaggio. E di cambiare musica. Basta con i soliti bla bla. Abbiamo visto, ad esempio, che non si può più affermare che in Italia le famiglie coinvolte sono tre milioni. La stima andrebbe corretta. Ciò non significherebbe sminuire la portata del problema, assolutamente, darebbe però al fenomeno un profilo più definito e scientifico. Bisogna senz’altro sfruttare questo momento per compiere il salto di qualità. Diverse persone sapendo che me ne occupo mi sono venute a chiedere informazioni sulle malattie rare dopo averne letto su giornali o aver visto servizi in tivù. Buon segno. Vuol dire che le due paroline (a proposito ma siamo tanto sicuri che sia bene continuare a usare il termine malattie rare?) sono penetrate nell’orecchio dell’opinione pubblica.
Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha confermato poi la sua volontà di fare davvero qualcosa a cominciare dallo sblocco dei nuovi Lea (l’elenco delle prestazioni dovute al cittadino dal servizio sanitario e tra queste le cure per altre 109 malattie rare). Il nostro portale lo ringrazia ancora una volta per aver partecipato alla video chat, sua prima esperienza del genere. Tante persone ancora mi cercano per comunicarmi la loro emozione di aver potuto conversare con un ministro e avere risposte da lui. Ora giriamo pagina e pensiamo ai progetti che si realizzeranno.
Tengo da parte il materiale sulle iniziative annunciate nel 2012 così il prossimo anno vedremo cosa è stato fatto e cosa no.