IL RECUPERO DELLORSO DI PETINA (SA) |
Il Gruppo Speleologico CAI Napoli ha eseguito nei mesi di ottobre e novembre 2005 le operazioni di recupero di reperti ossei appartenenti ad un orso e rinvenuti nella grotta Milano, un inghiottitoio attivo che si apre a 640 m s.l.m. e che presenta uno sviluppo di circa 350 metri per un dislivello di 40 metri. ubicata sui Monti Alburni, nel territorio comunale di Petina (SA). I reperti sono stati ritrovati in un ramo fossile in prossimit di un tratto in risalita su un piccolo terrazzo morfologico. Il ritrovamento stato eseguito durante un campo di ricerca ed esplorazioni organizzato da speleologi pugliesi nellagosto del 1998 a cui parteciparono alcuni soci del Gruppo Speleologico CAI Napoli. Da allora i reperti sono stati studiati sul posto e periodicamente controllati. Il pericolo di una loro perdita, insieme ad esigenze scientifiche e di ricerche ha infine motivato il Gruppo Speleologico al definitivo recupero. Per le operazioni di recupero il Gruppo Speleologico ha coinvolto il dott. Carlo Meloro del Dipartimento di Scienze della Terra, Universit Federico II di Napoli. Tale progetto stato autorizzato dalla sovrintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Avellino, Benevento e Salerno, che successivamente al recupero ha preso in custodia i reperti.
Le operazioni di recupero sono iniziate ad ottobre
2005 e sono state organizzate in due fasi, la prima preliminare rivolta
allesecuzione di rilievi plano-altimetrici dettagliati del deposito, il
secondo rivolto prettamente al recupero. Le operazioni sono state rese
difficoltose dal verificarsi di occasionali piene della grotta che hanno
pi volte determinato lo slittamento delle operazioni. Durante i lavori di scavo sono state raccolte pi di 130 reperti ossei che sono stati successivamente riconosciuti, classificati e studiati. Lo studio preliminare eseguito e lanalisi specifica dei diversi reperti ha permesso di identificare le seguenti specie di mammiferi:
Le specie ritrovate consentono di stabilire che le stesse vivessero in un periodo molto freddo, probabilmente associabile allultimo grande glaciale che ha interessato lItalia, tra 75000 e 13000 anni fa. Interessanti sono, quindi, gli studi di approfondimento relativi alla ricostruzione paleogeografica ed alla ricostruzione di come le ossa siano giunte nel sito di ritrovamento. Si ricorda, infatti, che le ossa sono state ritrovate abbastanza lontane dallingresso principale, che rappresenta un inghiottitoio attivo, e si presume che esse siano state trasportate dallacqua, successivamente alla morte degli individui, attraverso un passaggio secondario che comunicava con lesterno e posto, molto probabilmente, immediatamente sopra il sito di ritrovamento.
Hanno partecipato al recupero per il Gruppo Speleologico CAI Napoli: Antonello Lala, Umberto Del Vecchio, Tommaso Mitrano, Marco Ruocco, Maria Grazia Soldovieri, Rossella Tedesco, Norma Damiano, Luca Cozzolino, Enrico Fondacaro, Claudia Cozzolino, Giuliano Bonardi, Angela Cannizzaro, Michele Severino, Fabio Iovino, Marina Del Vecchio, Liliana Di Nuzzo, Michele Pagano di Melito, Walter Giordano, per il Gruppo Speleologico Natura Esplora Carlo Meloro. |
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