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Chupacabra |
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Sulla
scia del tormentone della “mutilazione
del bestiame” di qualche tempo fa,
a metà anni Novanta, si diffusero
segnalazioni di una bestia assetata di
sangue — il chupacabras, (lett.
“succhiacapre”) — da
Puerto Rico al Messico fino a raggiungere,
più tardi, la Florida. Secondo
il Cox News Service (aprile 1996), «la
creatura è in parte un alieno venuto
dallo spazio, in parte un vampiro e in
parte un rettile, con lunghi artigli affilati,
occhi sporgenti e l’attitudine alla
Dracula di succhiare il sangue mordendo
il collo». A Puerto Rico, dove è
nata la leggenda, «la creatura ha
scatenato una nevrosi simile all’isteria». |
Si diceva che attaccasse tacchini, capre, conigli,
cani, gatti, mucche e cavalli succhiandogli il
sangue. Ad ogni modo, come ha informato la Reuters,
il Dipartimento per l’agricoltura di Puerto
Rico assegnò a un veterinario il compito
di investigare sul caso. Le autorità annunciarono
più tardi che tutti gli animali esaminati
erano morti in circostanze normali e che neppure
uno di essi era stato prosciugato del proprio
sangue.
Quando la nevrosi si diffuse in Messico, nell’aprile
del 1996, alcuni scienziati esaminarono le fattorie
dove era stato detto che i chupacabras avevano
colpito. Si trattava ogni volta di cani selvatici.
Un ufficiale di polizia affermò: «Non
so niente di quel che accade nel resto del Messico
e nel resto del mondo, ma qui i chupacabras sono
solo cani selvatici», aggiungendo poi, «è
solo questa nevrosi collettiva. E onnipresente,
anche se ovunque andiamo riusciamo a provare che
non si tratta né di extraterrestri, né
di vampiri».
Dal momento in cui lo «Skeptical Inquirer»
cominciò a essere sommerso di domande da
parte dei media, mi feci carico di coordinare
le testimonianze e gli sviluppi della questione
e contattai i nostri colleghi di Città
del Messico, Patricia e Mario Mendez-Acosta. Intervistarono
diversi veterinari che avevano condotto numerose
autopsie sulle presunte vittime dei chupacabras;
in ogni caso, il sangue era ancora nei corpi degli
animali morti.
Alcune agenzie di stampa riportarono la notizia
di un’infermiera di un villaggio vicino
a Città del Messico che era stata attaccata
da un chupacabras. In realtà, era semplicemente
caduta rompendosi un braccio, ma le sue grida
di aiuto furono male interpretate da sua nonna.
I vicini venuti in suo aiuto videro una figura
nera e alata, che in realtà era solo uno
stormo di rondini; ma fu così che la voce
cominciò a spandersi. Riguardo un caso
analogo avvenuto in Messico, un uomo che aveva
dichiarato di essere stato attaccato da un chupacabras
confessò, tempo dopo, che si trattava di
un’ invenzione per nascondere il fatto di
aver preso parte a una rissa («Los Angeles
Times», 19 maggiO, 1996).
L’ allucinazione collettiva si estese in
Florida soprattutto attraverso il canale della
radio latinoameflcana di Miami. Informato dalle
autorità locali, e circondato da giornalisti,
un veterinario dell’Università di
Miami, Alan Herron, sezionò il cadavere
di una capra per dimostrare che era stata solo
morsa, e non prosciugata del suo sangue. Parlando
dei morsi «che sembrano suggerire l’attacco
di un predatore», Herron concluse: «Deve
essere stato un branco di cani selvatici».
«Di sicuro», riportò il Cox
News Service, «questo episodio non è
riuscito a calmare la nevrosi dei chupacabras».
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