Locandine e Copertine
Il Vernacoliere è “strillato” ogni mese in edicola da locandine (o civette, o
sommari), tutte inventate da Mario Cardinali, divenute un fenomeno
dell’editoria giornalistica italiana, costituendo spesso, col loro originalissimo
modo di far notizia, veri e propri capolavori di satira e umorismo.
Ecco quanto ne ha scritto il prof. Luigi Baldacci sul “Corriere della Sera” del 6 ottobre 1995:
“Le locandine del Vernacoliere – un genere nuovo che richiede tutti i sali della poesia epigrammatica – sono un monumento linguistico, come i sonetti del Belli, alla plebe livornese; e quando non ci fosse più una plebe che parla così, l’operazione sarebbe ancor più apprezzabile. La pornolalia del Vernacoliere non si oppone ma si accorda alla civiltà di Livorno: è il respiro di sollievo che tien dietro al rifiuto delle parole di plastica che sempre più invadono la lingua di comunicazione; è anche un’esorcizzazione allegra, secondo modi fescennini (tanto più leggera quanto più appare triviale) del demone del sesso; e guai a chi ha perduto la dimensione di questo dialetto; costui è un replicante”.
Prima disegnate per molti anni da Max Greggio, poi da David Lubrano, Daniele Caluri e ora da Guido Amato su testi di Mario Cardinali, le copertine del Vernacoliere
si propongono ogni mese nelle edicole come un fenomeno assolutamente originale,
frutto di creatività grafica e d'invenzione satirica legate a una mentalità
tutta labronica, dissacrante e irriguardosa d'ogni tabù, interpretando ogni
volta i principali titoli del mese.