Sul Vernacoliere di
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Senza peli sulla linguaDi corrotto in corruttore
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Quel bidello di Scienze Politiche a Pisa – anni ’50, quando ci studiavo io – non chiedeva niente, per carità. Ma se gli mettevi in mano un po’ di buone lire riuscivi a sapere quando quel professore o quell’altro sarebbero forse venuti a far lezione.
Chissà se era anche quella una forma di corruzione – e vai a sapere chi fosse il corrotto e chi il corruttore – o uno dei tanti modi d’intendere la mancia.
Non era mancia invece ciò che un mio zio rimasto disoccupato – sempre anni ’50 – dovette dare al prete per un aiuto a trovare un nuovo lavoro. Il buon parroco gli disse sì, però prima mi strappi sul muso la tessera del partito comunista. E zio la strappò, con moglie e figli da mantenere.
Ricatto, certo, ma fors’anche corruzione. Dove al denaro succede un altro vantaggio, una tessera politica strappata, ma è pur sempre illecito guadagno.
Per dire come sia antica, nella nostra italica storia anche familiare, la conoscenza delle pratiche comunque corruttive. Dalle forme appunto familiari d’un tempo – ricordate il dottore della mutua che ti veniva a visitare a casa e te per riconoscenza e non si sa mai per un domani gli allungavi una sommetta che lui diceva no grazie non ce n’è bisogno ma intanto alzava il braccio a farsela infilare in tasca? – fino alle forme generali d’oggi, in tempi in cui tutto o quasi tutto, sul lavoro e negli affari, negli uffici e nei partiti, è immerso in un mare pressoché quotidiano di usi corruttivi, dalle semplici raccomandazioni alle mazzette, dalle richieste anche sessuali fino ai ricatti estorsivi d’ogni tipo.
Non a caso la Corte dei Conti – e proprio nel ventennale di quelle “Mani Pulite” che posero fine alla cosiddetta Prima Repubblica dei profittatori di partito – denuncia in 60 miliardi d’euro l’anno l’importo della corruzione nell’Italia d’oggi, in questa Seconda Repubblica dei profittatori non più solo o prevalentemente per il partito ma anche e specialmente per se stessi. E invita, la Corte, a combattere tutto quel malaffare come si tenta di fare con la mafia.
Essendo la corruzione istituzionale – diffusa ovunque e addirittura organica al funzionamento dello Stato – una forma di mafia essa stessa.
Ed è complicità mafiosa quella di uno Stato che continua a sopportare il generale uso corruttivo nella società e nei gangli stessi delle istituzioni, quando addirittura non favorisce così tanta illegalità col lasciar fermi in Parlamento gli sbandierati propositi anticorruttivi. Propositi invece e addirittura ostacolati con altre leggi, com’è stato per esempio con la berlusconiana riforma del falso in bilancio e con gli accorciamenti della prescrizione dei reati.
E se ai 60 miliardi della corruzione calcolata ci aggiungi i 120 dell’evasione fiscale presunta, ed arrotondi la cifra alla realtà, ecco i 200 miliardi l’anno che ci costa oggi questo tipo di società e questo tipo di Stato.
Uno Stato che poi ci viene tutt’al più a raccontare d’una gestione degli affari pubblici sprecona, quando non di sprechi si tratta – come se uno buttasse i quattrini dalla finestra – ma di calcolate truffe a vantaggio di chi “ci mangia” sui tanti appalti e sulle tante spese pubbliche anche sociali.
Basti pensare alle ruberie nella sanità, a partire dalla siringa che in una Regione costa il doppio che in un’altra, fino al boicottaggio dei presìdi pubblici – ospedali specialmente – a favore delle strutture private, laboratori d’analisi e costosissime cliniche per prime. Com’è d’uso imperante specialmente al sud, terra per l’appunto di mafie e di camorre, ben rappresentate anch’esse nei consessi elettivi anche nazionali.
E i partiti quasi sempre a coprire e gestire, così qualificando anche politicamente la forma istituzionale della corruzione, ognuno garantendosi la fetta nella spartizione delle competenze. Che vengono arricchite pure coi famosi “rimborsi elettorali”, in teoria aiuti pubblici giustificati come garanzia d’indipendenza ma in realtà milioni e milioni di euro elargiti spesso a comitati d’interessi che con la politica nulla hanno a che vedere, se per politica non s’intenda quella dei partiti divenuti colossali centri d’affari, i propri e quelli degli amici e degli amici degli amici. Delle caste, insomma, e delle corporazioni e delle cricche e delle consorterie più varie, civili e religiose e financo militari.
E come lo Stato biscazziere pubblicizza i suoi giochi d’azzardo raccomandando “gioca il giusto”, chissà che lo Stato delle mafie non arrivi infine a raccomandare “non ti lasciar corrompere troppo”.
Mario Cardinali hhh |
I titoli dei ferocissimi articoli satirico-vernacolaridi Mario Cardinali
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Con “L'Italia non è la Grecia”, Maria esprime tutto il suo dissenso dalle parole di Napolitano sulla situazione ellenica.
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Una rapida serie di battute satiriche su vari recenti eventi.
Max Greggio: oltre a una vignetta della celebre serie di Arvaro 'l laido, questo mese Greggio inaugura la nuova striscia “Giast e moment, Sir” con le irresistibili avventure di Ilio, maggiordomo livornese nella Hight Society britannica. E in un'altra tavola Max ci propone il grande ritorno del “Budiùlo der mese”, storica serie di prese di culo dei più vari personaggi di vita quotidiana, stavolta dedicata a “L'omo polìtio”.
Max Greggio e Tommy Eppesteingher: scritta da Max e disegnata da Tommy, inizia questo mese con “La storia siamo noi, ma noi di Livorno, dé!” una straordinaria rivisitazione a fumetti di quanto avrebbero combinato famosi personaggi storici se fossero stati livornesi. Da morì dalle risate, inauguralmente dedicate a Giuseppe Garibaldi.
Guidamato: disegni di copertina su testi di Mario Cardinali, ad opera di una delle storiche grandi firme del Vernacoliere, che negli anni '80 formò anche un'eccezionale coppia con Max Greggio.
Andrea Camerini: tavola satirico-politica “Cacciucco”, stavolta dedicata a “Speciale Finanza”, e due tavole con “Neve”, nuova avventura del celebre personaggio il Troio, le cui più recenti storie di giovane nullafacente ma appassionato di topa sono raccolte nell'Albo “IL TROIO 5. L'idea fissa” che presenta anche materiale inedito.
Sempre del Troio sono disponibili anche i tre precedenti Albi "IL TROIO 2. Hotel La California", "IL TROIO 3. Essere cretini oggi" e " IL TROIO 4. Basta che respirino", il tutto della serie "I Grandi Autori del Vernacoliere".
Per ricevere gli Albi con Corriere Espresso (in tutta Italia) telefonate per informazioni allo 0586-880226, oppure scrivete a info@vernacoliere.com o visitate la voce Raccolte in questo sito. Potete acquistare gli Albi anche direttamente on-line,
attraverso l'e-dicola
del Vernacoliere.
Federico Sardelli: due esilaranti tavole, una con la prima pagina del quotidiano “La Finzione”, umoristica parodia de “La Nazione”, e una con la satira di “Frustoni moderni”, “la rivista che combatte ogni discriminazione verso i finocchiacci manfruiti rottinculo che bruceranno all'inferno”, alle cui foto si sono spiritosamente prestati amici e collaboratori del Vernacoliere.
Di Sardelli ricordiamo ai suoi tanti estimatori “IL LIBRO CUORE (forse)”,
nuova edizione rivista e ampliata del primo celebre “Libro Cuore”
del 1998, capolavoro umoristico-satirico della serie “I grandi autori del Vernacoliere”. E' anche disponibile l'esilarante raccolta dei pezzi umoristici di Sardelli apparsi negli anni sul Vernacoliere, riuniti nel volume grottescamente intitolato"SAGGI DI METAFISICA NEORAZIONALISTA"
(252 pagine, euro 14), che affianca nella collana "I Grandi Autori
del Vernacoliere" altre storiche raccolte umoristiche sardelliane,
delle quali sono ancora disponibili "I MIRACOLI DI PADREPIO",
"PROESIE, "PROESIE II" e
l'Albo a fumetti "PAPERI IN FIAMME".
Per ricevere i volumi con Corriere Espresso (in tutta Italia) telefonate
per informazioni allo 0586-880226, oppure scrivete a info@vernacoliere.com
o visitate la voce Raccolte
in questo sito. Potete acquistare gli Albi anche direttamente on-line,
attraverso l'e-dicola
del Vernacoliere.
Tinto Grass: “Il sicario di Cristo”, tavola di vignette satiriche dedicate al complotto per uccidere Papa Ratzinger.
Gonzo Marx: “Il Gabelliere”, terza copertina di un nuovo mensile di satira finanziaria, opera di un famoso economista sotto pseudonimo. Il titolo principale riguarda stavolta le minacce di morte al Papa: “Arrestati i due Cardinali assassini, volevano fa' morì 'r Santopadre raccontandoni la Topa!””.
Francesco Natali: una tavola
di "Vacche magre", carrellata di vignette
satiriche sull'attualità politica e di costume.
Fabio Nocchi: vignette satiriche, di cui una della serie “Che bellissimo essere Papi”.
Zurum (Antonio Ursini): per la serie “Non chiamatela Cappuccetto Rosso”, una nuova tavola di strip con le avventure di Verna, modernissima ragazzina “terribile” in un mondo ancor più terribile.
Marco Citi: ritorna uno storico fumettista del Vernacoliere con le avventure del suo famoso “Porchettaro notturno”, stavolta alle prese con le “Fiamme gialle”.
PV (Pietro Vanessi): una tavola di “Vita da Picio”, serie di strip umoristiche con un originale personaggio: un pene (o uccello o pipi o fava che dir si voglia) alle prese con le vicende sessuali degli umani.
Tommy Eppesteingher e Claudio Marmugi: una tavola con “L'incubo”, nuovo episodio della serie comico-satirica di Topo Baugigi, stavolta alle prese con le vicende del Quirinale.
Fabrizio Amore Bianco: “Nel centro del mirino”, tavola satirico-umoristica dedicata al complotto contro la vita di Benedetto XVI.
Dimpo (Mario D'Imporzano): vignette
satiriche e una striscia satirico-umoristica delle serie "Gualtiero
il puttaniero".
Altre vignette e strisce satirico-politiche od umoristiche di Ettore Ferrini, Simon (Simone Frosini), Luca Ricciarelli, Malù (Mauro Raiola e Luca Filipponi), Strele (Emanuele Martorelli), Darix (Dario Di Simone), Cek (Luca Ceccherini), OQ (Enrico Occupati), Roberta Piredda, Paride Puglia, Panif (Fabrizio Pani), Giancarlo Landi, Alessandra Lazzaro, Duccio Panzani, Umberto Romaniello, Massimo Ottavi (8 Max), Giuliano Lemmi, Francesco Celi (Pilec).
Il Barzellettiere:
una pagina di barzellette a cura di Mario e Valter
Cardinali.
Il ritorno di Corinna & C.:
tradizionale riproposizione delle migliori scenette umoristico-vernacolari scritte a centinaia da Mario Cardinali a partire dagli anni '60 fino ai primi anni '80, con protagoniste le popolane Corinna, Amelia, Argene e la loro parentela, fra cui il piccolo e tremendo Buzzino, stavolta alle prese con “La strage dell'infruenza”.
Le lettere dei lettori
e le risposte di Mario Cardinali.
I Messaggi, i Saluti e
i Cordiali Vaffanculo ad uso dei lettori.
Il Vernacoliere nel mondo:
le foto dei lettori a giro per il mondo col Vernacoliere in mano.
Le fotodercazz: rubrica di foto curiose,
strane e incredibili inviate dai lettori.
...e tutto questo, più altre notiziole e cazzatelle varie, al ridicolo prezzo di 2,50 euro, se trovate il Vernacoliere in edicola (più di tremila edicole in dieci regioni d'Italia, scusateci se è poco!)AltrimentiABBONATEVIe lo riceverete a casa o dove altro preferite,
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